A volte si muore, di Claudio Vergnani

In una città dove intere aree erano preda di criminali e maniaci, di bande mascherate, di stupratori seriali e pazzi sbandati, e sotto il controllo di gangster in doppiopetto, si muoveva un assassino misterioso e invisibile chiamato il Bisbiglio. La leggenda voleva che solo i morti che si lasciava dietro – straziati e oltraggiati – potessero vederlo. Infliggeva una fredda violenza e una studiata crudeltà, muovendosi con astuzia nel buio e nel silenzio. Colpiva quando le sue vittime erano ignare, indifese o deboli. Oppure, al contrario, quando erano certe di essere al sicuro. E, quel che era peggio, non comprendevamo nemmeno perché lo facesse. Non eravamo un passo indietro, eravamo proprio anni luce distanti. Eppure, in qualche modo, sentivamo che il cerchio ci si stava stringendo intorno, che alla fine, in un modo o nell’altro, lo avremmo visto anche noi…

Ogni nuovo libro di Claudio Vergnani è un nuovo esplorare, spazia dal genere vampiro con la trilogia Il 18° vampiro, Il 36° giusto e L’ora più buia al genere distopico con La sentinella e La torre delle ombre, fino al genere horror con Lovecraft Innsmouth, fornendoci il panorama di un autore prolifico alla ricerca sempre di nuovi stili. A VOLTE SI MUORE è un giallo con una leggera venatura di thriller, e con quest’ultima opera Vergnani aggiunge un altro tassello alla sua produzione letteraria; il romanzo presenta inserti distopici (ma oggigiorno la distopia sembra mischiarsi con la realtà, con tutto quello che sta accadendo) e l’autore riesce, come sempre, nel suo intento, nel suo cammino di evoluzione: suo desiderio è quello di migliorare continuamente, cambiando sempre il genere narrativo, lo sfondo, evitando il ripetersi di quegli stereotipi che sono ormai diffusi nella maggior parte della produzione letteraria. È dunque un giallo anche se non nel senso classico del termine, in quanto non appaiono commissari, ispettori: sono i due protagonisti, Claudio e Vergy (già presenti in altri romanzi) che si metteranno ad investigare (con i loro metodi non sempre ortodossi) alla ricerca di un killer chiamato il Bisbiglio, capace di commettere efferati omicidi senza mai essere visto. Si narra in città che di lui si possa udire solo un bisbiglio, e chi lo dovesse udire avrà i minuti contati.

La bellezza del romanzo è nelle molte letture che si trovano: un primo livello è la storia in sé, un mix di giallo-thriller –azione che ci lascia col fiato sospeso nella ricerca del killer il Bisbiglio, una storia avvincente, ricca di tensione, dove ai momenti leggeri (gli scambi di battute tra Claudio e Vergy) si alternano momenti di cupezza, di crudeltà, da stati di malinconia, da un insieme di sfumature di grigio. Un secondo livello si apre davanti al lettore con la straordinaria descrizione dei personaggi, sia quelli principali che quelli destinati al ruolo di “figuranti”. Ognuno diverso dall’altro, tutti estremamente realistici, nella loro bellezza e nel loro orrore, con un loro passato, con emozioni, dolori, rabbia, con l’essere vivi. Un terzo livello lo si trova nell’abilità con la quale vengono descritti i luoghi, la città, la sua periferia, il mondo stesso, dove la povertà, la miseria (umana), la disperazione, la barbarie, la differenza tra ricchi e poveri è molto evidente, e chi legge sente di farne parte. Ma è solo frutto di fantasia, oppure la sua “realtà” altri non è che quella che leggiamo sulle prime pagine dei giornali, che vediamo al telegiornale?

È su questo livello, poi, che subentra uno dei temi (altri ce ne sono) molto forte. La solitudine, la disperazione, l’annichilimento della persona come tale, spingendo a chiedersi se non sia meglio –rispetto alla realtà che si vive- farla finita. Manca il coraggio di farlo, oppure è con il coraggio che si affronta la vita, comunque questa sia? Ogni sua storia ha all’interno un suo pensiero, un suo filo conduttore, un messaggio che vuole comunicare ai lettori, e uno dei piaceri nel leggerla è trovare questo filo e seguirlo.

“Tolsi di tasca il telefono e lo appoggiai sul tavolo. Entrai nella rubrica e rimasi in contemplazione del numero di Rita. Avvertivo un bisogno fisico di udire la sua voce. Avvicinai l’indice all’icona della chiamata. Poi pensai a ciò che mi aveva detto. All’idea che si era fatta di me. A come aveva compreso –più di me, meglio di me- che ero solo un uomo semplice che negli ultimi anni si era trovato a misurarsi nella lotta unicamente perché costretto. Aveva capito quanto mi fosse facile abbandonarmi a quella corrente impetuosa che pure detestavo. Se l’avessi chiamata avrei rovinato l’idea che sei era fatta di me, preferivo serbasse il ricordo che aveva.”

Chi scrive non racconterà come termina il romanzo, lasciando il piacere di scoprire se Claudio e Vergy riusciranno a catturare il Bisbiglio (ed eventualmente a quale prezzo…). Quel che si vuole sottolineare è che il piacere di leggere A VOLTE SI MUORE è molteplice, come i suoi livelli di lettura.

Sono davvero pochi quei libri che, leggendoli, ti possano divertire, appassionare e far riflettere. Questo è uno di quelli.

Si consiglia a tutti la lettura.

Claudio Vergnani è nato a Modena nel 1961. Conseguita la maturità classica, s’iscrive a giurisprudenza che lascia dopo qualche anno. Passa quindi da un mestiere all’altro – carriera militare, palestre di body building, ditte di trasporti, agenzie di pubblicità, società di consulenza – sempre perennemente fuori parte e costantemente in fuga. È autore de Il 18° vampiro (Gargoyle, 2009), Il 36° giusto (Gargoyle, 2010), L’ora più buia (Gargoyle, 2011), Per ironia della morte (Nero Press, 2013), I vivi, i morti e gli altri (Gargoyle, 2013), Lovecraf’t Innsmouth (Cthulhu apocalypse Vol. 1 2015, Dunwich Edizioni, versione ebook), La sentinella (Gargoyle, 2015), Lovercraf’t Innsmouth il romanzo (Dunwich Edizioni, 2015), La torre delle ombre (Nero Press, 2016).

Claudio VERGNANI, A VOLTE SI MUORE, 475 pagine, editore Dunwich Edizioni, 2016, prezzo 14,90 € (cartaceo) e 3,99 € (ebook).