Apocalisse peluche: la guerra degli smart toy

Smart come smartphone. Come smart tv. O come smartwatch. Ma anche, perché no, come “smart toy”, giocattoli intelligenti, tra peluche, soldatini e altri generi. Smart come il “ficcatelo nel…” di un dolcissimo panda peluche per famiglie modello, o di un branco di Orsetti del Cuore ringhianti. Smart come il “ma che caz…” detto continuamente da una ragazza coinvolta da anni in una guerra globale vinta dai giocattoli, inizialmente creati per servire l’uomo e poi ribellatisi ai propri creatori con potenza devastatrice.

Dopo aver vinto la guerra contro gli umani – che viene interamente saltata nella trama – gli smart toy si sono divisi in fazioni. Da allora combattono gli uni contro gli altri per il territorio. La giovane Julie, i cui genitori sono detenuti in un campo di concentramento, si fa modificare da un non meglio precisato dottore per somigliare a un grosso panda peluche e infiltrarsi tra i giocattoli maledetti.

Quel che avviene dopo fa spalancare gli occhi. Assistiamo a una serie di scene splatter e bizzarre, con dialoghi surreali, per una storia fulminante in cui non si ha il tempo di fermarsi a riflettere che ne succedono una dopo l’altra.

Carlton Mellik III è un pazzerellone. Il suo Apocalisse peluche (Cuddly Holocaust, 2013) è un tipico esempio di bizzarro fiction, di cui lo scrittore nato nel 1977 a Phoenix, in Arizona, è tra gli autori principali. Se siete abbastanza pazzerelloni anche voi, con questa sua opera vi divertirete. Da essa trapela infatti un tanto macabro e cruento quanto geniale senso dell’umorismo.