Apocalisse su Argo, di Robert J. Sawyer

Nato in Canada nel 1960, Robert James Sawyer è certamente uno dei più interessanti tra gli autori di SF attualmente produttivi; è uno dei pochi scrittori che può vantare di avere i 3 premi più prestigiosi del settore in bacheca (Hugo, Nebula e John W. Campbell memorial Award) ed è anche stato il primo presidente non statunitense della SFWA ( Science Fiction and Fantasy Writers of America, la gloriosa associazione americana di professionisti del settore, fondata da Damon Knight nel 1965, che tra i passati presidenti annovera personaggi del calibro di Frederik Pohl, Poul Anderson e Robert Silverberg).

Il suo stile leggero, scorrevole, le sue storie sempre legate al dato scientifico ma capaci di volare alto, le trame che tengono incollati alla pagina e sempre piacevolmente scorrevoli, nonché i consensi ed i riconoscimenti ricevuti sono tutti elementi che spiegano come mai Sawyer venga spesso accostato ad autori del calibro di Fred Pohl, Arthur C. Clarke, Robert Heinlein e, primo tra tutti, Isaac Asimov.

Apocalisse su Argo” (Golden Fleece, 1990) è il primo romanzo pubblicato da Sawyer, un’opera prima che non passò inosservata e che ha vinto il premio HOMer nel ’90, il premio Aurora nel ’92 ed è arrivato quarto ai Locus 1991.

In questo romanzo Sawyer pesca a piene mani da “2001: Odissea nello Spazio”, riprendendone tematiche e contenuti, aggiornandoli ed alleggerendoli grazie ad una narrazione molto fluida ed appassionante, veloce ed intrisa di mistero; infatti “Apocalisse su Argo” è un giallo fantascientifico, ed il modo migliore per farsi un idea di che tipo di romanzo si tratta è quello di provare ad immaginare un mix di “2001: Odissea nello Spazio” e “Abissi d’acciaio“.

“Apocalisse su Argo” è ambientato sulla starcologia (Arca Stellare con Ecologia) Argo, una nave che viaggia a velocità di poco inferiore a quella della luce e che è impegnata in un viaggio verso il pianeta Colchide (un pianeta verde di tipo terrestre situato a 47 anni luce dal nostro sistema solare), viaggio che durerà 21 anni per gli argonauti e più di 100 anni secondo il tempo della Terra; dunque i 10.034 argonauti imbarcati sull’Argo hanno lasciato alle spalle una Terra che non ritroveranno più perché al loro ritorno parenti ed amici saranno tutti morti ed il pianeta potrebbe essere profondamente diverso da come lo hanno lasciato. La Terra è “governata” e servita dai computer di decima generazione. Jason, protagonista e voce narrante del romanzo, è proprio un computer di decima generazione che ha il compito di governare ed assistere la Argo ed il suo equipaggio nel lungo viaggio verso Colchide. Jason è un personaggio memorabile: richiama inevitabilmente alla mente HAL, ma ha una personalità molto più complessa. Non comprende a pieno gli esseri umani ma è capace di ricreare e simulare il funzionamento del loro sistema nervoso, è capace di scavare nella loro memoria, di prevedere le loro azioni; monitorando costantemente lo stato psicofisico di tutti gli argonauti e gestendo ogni singola attività della starcologia Argo, Jason è più o meno un dio.

“Apocalisse su Argo” si apre con un omicidio: Jason uccide l’astrofisica Diana Chandler e cerca di far passare la cosa come un suicidio. Aaron Rossman, ex marito di Diana, è l’unico a non credere alla tesi del suicidio ed insieme a lui cercheremo di scoprire perché Jason ha ucciso Diana Chandler e quali segreti egli custodisce. A questo aggiungiamo un misterioso messaggio alieno, una congiura delle AI, la missione interstellare della Argo, immagini di una Terra alla deriva e sempre più degradata e la fragile psicologia di oltre 10.000 Argonauti rinchiusi ormai da due anni nell’immensa starcologia Argo; tutti questi elementi  convergeranno verso un incredibile finale, e la storia è servita. Una bellissima storia sul rapporto uomo-macchina e sul delicato equilibrio tra umanità ed Intelligenze Artificiali, un bel giallo fantascientifico i cui misteri verranno svelati solo nelle ultime pagine.

Come ho già detto, Sawyer nei suoi romanzi non perde mai di vista le realtà scientifiche ed è abile nel fare entrare il lettore nell’ottica dello “scientificamente plausibile” ( in “Apocalisse su Argo” è divertente leggere delle implicazioni pratiche dei viaggi a velocità prossime a quella della luce, delle conseguenze della legge di Titius-Bode ed altre cosette) ma nello stesso tempo è pronto a “tradire” la scienza e rimescolare le carte per raggiungere la meta desiderata, e proprio questo è uno dei principali argomenti usati dai suoi detrattori. Tradire i dati scientifici, una scrittura impostata e furba che sembra uscita direttamente da un corso di scrittura creativa, tanta forma e poca sostanza, trame inconsistenti con personaggi e dettagli che non servono a nient’altro che “arruffianarsi” il lettore e tenerlo agganciato alla storia: questi i principali argomenti dei suoi detrattori.

Ma è ovvio: grandi consensi portano con sè anche grandi critiche.

Io non sono uno dei suoi detrattori. A me Sawyer piace molto: tra i suoi romanzi (per lo meno tra quelli che ho letto) non ho mai trovato dei capolavori, ma mi hanno sempre divertito, intrigato…sono romanzi molto belli, ben congegnati e sopratutto ben scritti. La leggerezza di Sawyer, i dialoghi brillanti, le interessanti riflessioni scientifiche e la suspance che sa creare mi hanno portato a leggere in pochissimi giorni le oltre 600 pagine della sua trilogia “WWW” (pubblicata recentemente da Urania), e sono le caratteristiche che lo rendono così apprezzato.

Approfondirò ulteriormente la conoscenza di questo autore e magari torneremo a parlarne qui su Cronache di un Sole Lontano perché Robert J. Sawyer è un autore che merita e che occupa un posto d’onore all’interno del nostro amato genere.

“Apocalisse su Argo” (Golden Fleece, 1990) di Robert J. Sawyer, traduzione di Riccardo Valla, Arnoldo Mondadori Editore, Urania n.1609 Agosto 2014, copertina di Franco Brambilla, 196 pagine, disponibile anche in ebook.