Caliban – La guerra, di James S. A. Corey

Holden inquadrò l’incrociatore marziano sul visore finché non passò davanti alla lunga chiazza dell’ellittica della Via Lattea. Per un istante, l’intera nave non fu altro che una sagoma nera sullo sfondo bianco antico di qualche miliardo di stelle.

(trad. di Stefano A. Cresti)

Seconda di copertina:

Su Ganimede, il pianeta granaio dell’intero sistema gioviano e fonte di approvvigionamento per i pianeti più esterni, un marine dell’esercito di Marte assiste inerme allo sterminio del suo plotone, massacrato da un mostruoso supersoldato. Nel frattempo, Venere è stata invasa da una protomolecola aliena altamente infettiva che, dopo aver apportato misteriosi e catastrofici cambiamenti all’equilibrio del pianeta, minaccia di espandersi nell’intero sistema solare. Sulla Terra, un politico di alto rango lotta per evitare che si riaccenda la guerra interplanetaria.

È in questo scenario che James Holden e l’equipaggio della Rocinante provano a mantenere la pace all’interno dell’Alleanza dei Pianeti Esterni. Quando accettano di aiutare uno scienziato a ritrovare un bambino scomparso in una Ganimede devastata dalla guerra, comprenderanno che in gioco c’è molto più della sorte di un singolo. L’avvenire dell’umanità è nelle loro mani, ma riuscirà una sola navicella a impedire un’invasione aliena che forse è già cominciata?

 

Con CALIBAN – LA GUERRA (Caliban’s War, 2012), secondo capitolo della serie nota come The Expanse, continuano le avventure nel sistema solare del capitano James Holden e dell’equipaggio della Rocinante.

Come nel volume precedente, “Leviathan – Il risveglio” (Leviathan Wakes, 2011), il divertimento per il lettore è assicurato: Daniel Abraham e Ty Franck, gli autori statunitensi che si celano dietro lo pseudonimo James S.A. Corey, ricorrono abilmente ad ogni espediente per ottenere una Space Opera godibile, scorrevole e soprattutto adrenalinica. Se da un lato non c’è da aspettarsi grande originalità o eccessiva introspezione psicologica dei personaggi, dall’altro i colpi di scena cadenzano piacevolmente, e con una certa frequenza, il ritmo della lettura.

Le particolarità dei protagonisti, per alcuni dei quali è impossibile non provare simpatia, gli intrighi politici, gli scontri a fuoco, le battaglie spaziali, le fughe lungo i corridoi di città sotterranee, astronavi e basi spaziali non consentono cali di tensione o, peggio, noia.

Forse chi ha letto “Leviathan – Il risveglio”, indispensabile a mio avviso per comprendere appieno la storia di CALIBAN – LA GUERRA, sentirà la mancanza di una figura come quella di Miller, cinica e scanzonata allo stesso tempo, piena di luci e ombre.  La spregiudicata Chrisjen Avarasala, anziana ma micidiale statista dall’eloquio sciolto e colorito, pur interessante e a tratti spassosa, non riesce a colmare il vuoto lasciato dal detective disilluso dalla vita. E se nel primo capitolo il filo della narrazione si rimpallava tra Holden e Miller, ora i personaggi principali sono saliti a quattro.

Il prodotto comunque continua a funzionare. Ricordiamo che da questo ciclo è stata tratta anche una serie televisiva, appena approdata alla seconda stagione.

Gli appassionati possono stare tranquilli: negli Stati Uniti si è arrivati al quinto libro, e in Italia la pubblicazione del terzo, Abaddon’s Gate (2013), è già stata prevista dalla Fanucci.

 

James S.A. COREY, CALIBAN – LA GUERRA (Caliban’s War, 2012), trad. di Stefano A. Cresti, Fanucci, pp. 574, 2015, prezzo 16,90 €.