Ciclo degli Yilanè, di Harry Harrison

Il post di oggi è dedicato a un  “classico” degli anni novanta, il ciclo degli Yilanè del grande scrittore britannico Harry Harrison (1925-2012). Michele Augello ci parla di questo trittico di romanzi, in cui l’autore di celebri capolavori come Un eroe galattico e soprattutto Largo Largo!, descrive un divertente e originalissimo mondo alternativo dove i dinosauri non si sono mai estinti, e anzi hanno sviluppato una loro cultura e società ben delineata, con caratteristiche molto diverse da quella degli uomini.

 

Il ciclo è composto di 3 romanzi:

L’era degli Yilané (West of eden, 1984),

Il nemico degli Yilané(Winter in eden, 1986)

Scontro finale (Return to eden, 1988).

i tre romanzi furono pubblicati separatamente dall’Editrice Nord nella collana Cosmo Oro

e nella collana Grandi Classici in un unico corposo volume comprendente tutti e tre i romanzi.

 

Quello che rende singolare questo ciclo è, innanzitutto, il fatto di essere un raro esempio di ucronia preistorica, (dove per ucronia si intende il genere letterario della fantascienza dove la storia si differenzia dalla storia comunemente conosciuta, con la sostituzione di eventi immaginari a quelli reali).

Che cosa sarebbe accaduto se i dinosauri, scomparsi 65 milioni di anni fa, fossero invece sopravvisuti fino all’avvento dell’uomo? E’ questo l’interrogativo che si è posto Harry Harrison, creando un affresco preistorico di notevole spessore narrativo. Le vicende si svolgono sulla Terra, ma una Terra diversa dalla nostra, sulla quale l’asteroide che ha ucciso i dinosauri non è mai precipitato (o è precipitato con esiti diversi;  in effetti ciò non viene chiarito dall’autore).

Parallelamente alla razza umana si è sviluppata una razza di sauri eretti, molto più civilizzata dell’uomo. Una specie che sa combattere e che si pone subito come nemica indiscussa degli uomini: i rettili infatti hanno continuato a evolversi, finché una razza di creature parzialmente acquatiche, le Yilané, ha raggiunto una intelligenza paragonabile a quella umana. Dico “le” Yilanè perché la loro è una società matriarcale: i maschi, benché non siano meno intelligenti delle femmine, vengono tenuti in speciali harem e usati solo per l’accoppiamento, dopodiché molto spesso muoiono.

Le Yilanè sono una razza molto particolare: come abbiamo detto sono creature parzialmente acquatiche, depongono le uova, e dopo che esse si sono schiuse passano la loro infanzia nell’oceano, e quando hanno raggiunto l’adolescenza, lasciano il mare e si uniscono alle loro simili sulla terraferma, dove vengono instradate e istruite secondo le loro abilità individuali.

Le Yilanè vivono in città-stato rette da un matriarcato, e le loro città sono situate in prossimità del mare (questo a causa del loro ciclo riproduttivo); hanno una tecnologia molto sviluppata e per certi versi molto più avanti della nostra, mentre per altri versi sono ancora fermi alla preistoria.

Hanno sviluppato in maniera fantastica la loro ingegneria genetica: infatti trasformano animali e piante secondo le loro necessità. I loro edifici vengono costruiti piantando un seme, e da quel seme cresce una casa con stanze che si sviluppano dal tronco stesso dell’albero piantato. Non usano metalli, nè hanno scoperto la ruota, e nemmeno elettricità; si tratta quindi di una vera e propria società ecologica ad impatto zero.

Grazie alla loro avanzata scienza e civiltà, il dominio delle Yilanè sembrerebbe totale, ma in un altro continente al di là dell’oceano si è sviluppato l’Uomo, ancora fermo all’età della pietra, e nemmeno paragonabile per intelligenza e sviluppo sociale alle Yilanè; in teoria gli uomini dovrebbero essere innocui.

Ma una nuova glaciazione incombe, per cui le Yilanè, sentendo che le loro città sono minacciate dall’imminente freddo, pensano di attraversare l’oceano e colonizzare le nuove terre, e qui, nel nuovo continente avviene lo scontro .

Harrison ha usato un punto di vista semplice per narrare l’incontro tra le due razze. Infatti il protagonista è un  uomo allevato dalle Yilane per scopi scientifici nella prima città da esse costruita una volta sbarcate sul nuovo mondo.Tutto il ciclo quindi si dipana intorno alle esperienze di quest’uomo: gli umani, che nel romanzo si chiamano “tanu”,  dovranno combattere con belve feroci e dinosauri, e conosceranno altre razze umane, dal corpo interamente coperto di peli o dagli occhi a mandorla. Razze che si affiancheranno ai tanu per combattere gli yilanè in scontri violenti e senza esclusione di colpi. In preda al dubbio se ritenersi umano o Yilanè, il protagonista darà alla fine sfogo alla sua ricerca di evasione e di libertà. Ciò lo porterà a scappare e ad unirsi agli altri uomini e a combattere  per la loro stessa esistenza: nel corso di questa lotta egli crescerà e maturerà, e cercerà di mettere fine ad una guerra , ad uno scontro tra due civiltà diverse che non porta vantaggi a nessuna delle due.

Questa narrazione in tre volumi potrà sembrare per certi aspetti ostica nella lettura: l’autore si dilunga infatti nella descrizione degli aspetti sociali delle due civiltà,  con le Yilanè che a volte sembrano  stupide e crudeli (ma l’uomo verso i suoi “diversi” non lo è mai stato?), e altre  volte mostrano invece aspetti molto intelligenti, fino a riuscire addirittura simpatiche al lettore.  In compenso, gli uomini vengono rappresentati come ignoranti, combattivi e fanatici (dejà Vu).

In definitiva si tratta di un ciclo che unisce in maniera abbastanza omogenea e riuscita momenti descrittivi a momenti di azione, e che quindi consiglio assolutamente di leggere!

Michele Augello