Creatura del fuoco, di Ian Watson

Ian Watson è uno degli autori più originali e interessanti prodotti dalla fantascienza britannica. Ciò premesso, va anche detto che è un autore estremamente prolifico e non sempre le sue storie (soprattutto i romanzi) sono all’altezza delle idee di base. Ribadisco ancora che personalmente lo preferisco nei racconti e nei romanzi brevi, anche se ci sono alcune sue opere lunghe decisamente importanti, come The Embedding (il suo primo romanzo), The Jonah Kit (inedito) e L’altra faccia degli UFO. L’amico Arne Saknussemm ci parla qui di Creatura del fuoco, appena apparso su Urania.

SP

 

Dalla quarta di copertina:

“Che un rettile fiammeggiante esista davvero a Tynemouth, e che spii dalle caverne inviando segnali paranormali sotto la crosta sottile d’Inghilterra, sembra la trama di un romanzo. Invece lo psichiatra John Cunningham deve ricredersi e ascoltare molto attentamente i discorsi di Tommy, un paziente schizofrenico che comincia a raccontargli un’esistenza precedente. Il medico-scrittore si trova di fronte a un’ipotesi sconcertante: che una leggenda locale, la Creatura di Lambton, non sia affatto il frutto di una fantasia malata ma degli esperimenti parabiologici compiuti da Raimondo Lullo. Con conseguenze molto pericolose per il mondo di superficie…”

“Ian Watson è il più interessante scrittore di idee della SF britannica o, più precisamente, è l’unico scrittore di idee della SF britannica.”, questo diceva James G.Ballard sul finire degli anni ’70.

Io ho cominciato ad apprezzare la sua opera un anno fa’ circa, rapito dalla lettura del suo “The Martian Inca”, uscito nel 1977 (edito da Urania col titolo “Gli Dei invisibili di Marte”) e la mia ammirazione per l’autore britannico è aumentata con la lettura di “Miracle Visitors”, del 1978 (uscito in Italia col titolo “La doppia faccia degli UFO” per Urania e “L’enigma dei visitatori” per le Edizioni Nord).

I 2 romanzi in questione sono effettivamente pregni di idee interessanti e non si limitano a raccontare una storiella di alieni ed astronavi ma vanno ben oltre, offrendo punti di vista originali ed inediti nonchè interessanti interpretazioni e variazioni degli stilemi della SF. La sua è una SF piena di simbolismi, onirica e metafisica, che affonda le radici in aree del sapere umano quali filosofia, psicologia e parapsicologia e alchimia e che investe scienze come le religioni ed i riti magici e tribali.

Un modo di fare SF molto particolare e per questo Ian Watson è uno di quegli autori che si amano o si odiano.

Avendo amato i due romanzi suddetti mi sono accostato con molto entusiasmo alla lettura di questo “Creatura del fuoco”, romanzo uscito nel 1988 col titolo “The Fire Worm” e finora inedito in Italia.

Il protagonista di “Creatura del fuoco” è uno psicologo ed autore di romanzi horror, ha una doppia personalità ed utilizza una tecnica chiamata TVP (Terapia delle Vite Precedenti) per guarire i suoi pazienti, ed è così che si imbatte in un ragazzo la cui vita è in qualche modo legata a una misteriosa creatura immonda. Attraverso l’ipnosi comincia un’indagine che lo porta, seguendo le precedenti vite del ragazzo, indietro nei secoli fino ad arrivare al 1300.

La storia, fin dalle prime pagina, si intreccia col sesso e con qualcosa che terrorizzava il mondo alla fine degli anni ’80: l’AIDS.

Diciamo subito che questo romanzo non ha nulla che fare con la SF, nemmeno lontanamente.

E’ più che altro catalogabile come “Horror”.

E per essere un horror, a mio parere, scarseggiano le parti realmente suggestive ed in più si intuisce fin dall’inizio dove andrà a parare l’autore.

La narrazione è poco fluida, appesantita da tanti personaggetti secondari che scompaiono dopo poche pagine ma che vengono descritti con dovizia di particolari e dalla descrizione di fatti che poco o niente hanno a che fare con la storia.

Tutto sommato anche la storia è inconsistente, sconclusionata, banalmente prevedibile.

Peccato perchè l’idea di fondo non è niente male ed in certi passaggi davvero belli emerge il Watson che amo… ma per quanto belli questi sprazzi narrativi sono troppo pochi e troppo brevi per salvare un romanzo di oltre 200 pagine.

Noioso, non potrei consigliarne la lettura.