Diario fantascientifico, ovvero le segnalazioni di un appassionato nostalgico (II puntata)

IL CLIENTE ABITUALE di Ken Liu.

Che ne dite di un bel thriller fantascientifico che vi tiene attaccati alla pagina, anzi al kobo/kindle, fino alla fine? Parliamo di un romanzo breve abbastanza recente, uscito dalla fertile penna di uno scrittore americano di origini cinesi. Avete già capito di chi parlo? Forse sì. Bè, se non lo conoscete ancora, sto parlando di Ken Liu e del suo The Regular, un ottimo giallo su un serial killer futuro in cui la tecnologia è essenziale per la risoluzione del crimine. Ruth, l’investigatrice privata è cinese/orientale, ma si muove negli Stati Uniti del vicino futuro, e deve indagare sull’omicidio di una prostituta. Nulla di particolarmente nuovo, ma Ken Liu lo rifà con molta destrezza (tipicamente americana) e con un pizzico di originalità, dovuta alle sue lontane origini. A dire il vero dovrei parlare di tutta l’antologia del gran Ken in cui compare l’opera (The Paper Managerie and other stories) ma per ora mi limito a questa segnalazione, dato anche che è apparso sulla collana Robotica con il titolo “Il cliente abituale”. Un piccolo gioiello.

 

 

LA RAGAZZA NELL’ATOMO D’ORO di Ray Cummings.

Due righe sul prossimo Urania Collezione (UC 181: La ragazza nell’atomo d’oro – Ray CUMMINGS), ammesso che abbia capito bene le uscite. Si tratta di un vero classico della sf, nel senso più corretto del termine, un’opera degli anni venti (1919-20) che all’epoca fece scalpore e lanciò il suo autore, Ray Cummings, ai vertici della popolarità. Il tema del romanzo è quello degli universi microscopici, in cui il protagonista, un giovane scienziato, scopre con il suo ultramicroscopio che nel mondo dell’infinitesimale esiste un universo di vita simile alla nostra, con tanto di bella principessa da salvare. L’opera, che in realtà si ispira a una storia dell’ottocento di Fitz-James O’Brien, apparve su All Story Magazine, una delle riviste da edicola che pubblicavano storie avventurose di facile consumo (all’epoca ancora non esistevano riviste dedicate esclusivamente alla fantascienza). Si tratta di una storia abbastanza ingenua, di facile lettura ma certo piuttosto datata. E’ una riscoperta interessante e la consiglio per il suo valore storico, ma non per il suo valore letterario. Ogni vero appassionato dovrebbe averla nella sua libreria, ma se volete solo una lettura moderna e non vi importa molto di collezionare i libri della vostra passione allora potrebbe non fare al caso vostro.

 

LE TORRI DELL’ESILIO di George Turner.

Un altro bel romanzo. Ho finito da pochi giorni la lettura di New York 2140 di Kim Stanley Robinson (bellissimo, ma ne abbiamo già parlato abbastanza. o no? bè, ne riparleremo), e la visione della NY sommersa dalle acque e dei disastri causati dal cambiamento climatico e dall’uomo è ancora impressa nella mia mente. KSR colpisce con la sua descrizione dei palazzi semisommersi, dei ponti sospesi e dei camminamenti aerei, dei fuoribordo che scattano sulle acque putride della metropoli. Troppo viva questa visione. Mi ha richiamato alla mente altri due libri letti nel lontanissimo passato, due capolavori assoluti (per me almeno) che mi hanno lasciato un segno indelebile. Ma se uno, Deserto d’acqua del mitico James Graham Ballard, è noto e riconosciuto da tutti come una delle massime espressioni della letteratura britannica fantascientifica (e forse anche non fantascientifica), dell’altro quasi nessuno ha mai parlato qui. Eppure è un libro importante, è stato candidato al nebula e ha vinto il premio Arthur C. Clarke come miglior romanzo uscito quell’anno in lingua inglese (si era nel lontano 1987). Parlo di The Sea and the Summer (noto anche come The Drowning Towers, e uscito in italia come Le torri dell’esilio) di George Turner, autore australiano purtroppo poco noto (di lui riparleremo presto), che racconta con grande empatia e commozione tematiche come sovrappopolazione e cambiamenti climatici, adesso così comuni e così presenti nelle nostre vite, attraverso gli occhi del giovane protagonista nel corso della sua odissea nella lontana Australia. Cercatelo, non ve ne pentirete.

 

BRAIN CHILD di George Turner.

Un autore sottovalutato, questo George Turner de Le torri dell’esilio. D’altronde, essendo australiano, non ha avuto nessuna risonanza nemmeno negli Stati Uniti. Peccato, perché era uno che sapeva scrivere (è scomparso nel 1997), e soprattutto approfondire gli argomenti con riflessioni etiche e sociali assai interessanti. Ciò non toglie che, come nel caso del romanzo che vi consiglio oggi, Brain Child, riesca a mantenere viva l’attenzione del lettore come in un normale thriller. Allevato in un orfanotrofio, David è un giovane giornalista che si muove nell’Australia rurale e viene a scoprire di essere figlio di un celebre scienziato. Come altri undici bambini è il frutto di un esperimento scientifico voluto dal governo, un esperimento poi abbandonato in seguito al suicidio di quattro dei giovani geni allevati. Starà a David scoprire il motivo della disgrazia e quali eredità i geni scomparsi hanno lasciato all’umanità. Se vi piacciono i cloni e gli scienziati pazzi non potete perderlo…

 

HAWKSBILL STATION di Robert Silverberg.

Visto che il 15 gennaio era il compleanno di Bob Silverberg (auguri Bob, se mi senti dall’altro capo del pianeta), non posso esimermi dal fare un post dedicato a uno dei suoi tanti ottimi romanzi. Ne scelgo dei meno noti ma cui sono particolarmente affezionato, Hawksbill Station, che proposi tanti e tanti anni fa nella collana Narrativa d’Anticipazione Nord. Base Hawksbill è una delle prime opere impegnate del Nostro, e gli fruttò molte lodi e consensi e la candidatura allo Hugo e al Nebula.
Si tratta dì una storia sui viaggi nel tempo, uno dei temi a lui più cari. Silverberg se ne serve per descriverci due mondi, due terre separate da una barriera invalicabile di un miliardo d’anni, e due società umane, quella del ventunesimo secolo con la sua dittatura sindacalista, e quella dei deportati politici nel passato, degli esuli condannati ad un’esistenza vuota, vana, senza speranza in un mondo desolato di nude rocce del lontanissimo Paleozoico. “Il 1984 è arrivato e passato ma esistono ancora dei rivoluzionari che tramano la ribellione contro il Governo Sindacalista, la dittatura che si è instaurata negli Stati Uniti. Come tutti i governi totalitari, anche questo del 2006 ha bisogno di una prigione sicura in cui spedire i più pericolosi prigionieri politici. E non la scoprirà in una remota zona del mondo, né in qualche distante galassia, ma nel lontanissimo passato, nel periodo Cambriano, un’era separata da un miliardo d’anni dal presente. L’invenzione di una macchina del tempo che consente un viaggio senza ritorno nel passato permette al governo di liberarsi dei suoi oppositori spedendoli in un viaggio di sola andata in un luogo e in un tempo dove non avranno possibilità di nuocere. E gli esuli, imprigionati in un mondo senza vita, un mondo di rocce nude e levigate dove esistono soltanto pesci primordiali, e separati da tutti i loro cari e da tutti i contatti con la vita passata da una muraglia temporale più invalicabile di qualsiasi parete materiale, conducono un’esistenza senza speranza e vanno perdendo poco per volta la sanità mentale ” (dalla mia intro dell’epoca).