Echea, di Kathryn Kristine Rusch

Assaggio narrativo – La videro per la prima volta in una stanza spoglia, priva di tutto eccetto le pareti grigie intorno. Sembrava una bimba, eppure era quasi adolescente. Occhi scuri, grandi, aperti verso il futuro ma sommersi nella luce del passato. Esile, piccola e pallida. Una bambola color bianco cenere, dalla pelle liscia e immacolata ai capelli sottili come fili di cotone. Una piccola marionetta, immobile al centro di quella stanza spoglia. Tutto in lei ricordava la Luna, dal colore della sua polvere alla consistenza dei suoi silenzi. Anche lo sguardo della piccola Echea sapeva di Luna. Echeggiava dai quegli occhi bui la luce abbacinante dei bombardamenti, il ricordo indelebile delle privazioni, l’indicibile violenza degli orrori che aveva dovuto vedere. Tutto in Echea parlava della martoriata Luna in guerra, perfino nella sua immobilità. Per questo, entrando nella stanza per la prima volta, Sarah avvertì una stretta immediata al cuore…

Un futuro del ’99 – Novelette pubblicata per la prima volta nel 1999 su “Asimov’s Science Fiction Magazine”, è una delle opere più riuscite di questa notevole autrice americana. Già finalista in tutti i maggiori premi del settore, Hugo, Nebula, Sturgeon e Locus, questo racconto mostra appieno i due principali punti di forza dell’autore: la grinta e la sensibilità. Si potrà obbiettare che, a prima vista, si direbbero due aspetti antitetici di una personalità. Tuttavia in Kris Rusch sono esattamente facce della stessa medaglia, qualità estremamente intrecciate e interconnesse nella sua poliedrica attività narrativa. A volte prevale la prima, come in certi gialli di cui lei è maestra, a volte affiora di più il lato sensibile, come nei suoi romance. In quest’opera, invece, non ci sono prevalenze. Echea rappresenta una magnifica sintesi delle due facce di Kris. Con uno stile apparentemente piano, quasi fin troppo scorrevole agli occhi di chi legge, l’autrice tocca le corde segrete di ognuno di noi in modo diretto. Quasi disarma il lettore con un filo narrativo privo di sotterfugi, aperto e quotidiano. Uomo o donna, chi legge è portato a identificarsi gradualmente, quasi senza volerlo, con la protagonista. Ne risulta un intreccio inestricabile di sentimento e azione che prende per mano e coinvolge in prima persona nella trama. Già, la trama…

Non è un caso che il racconto sia uscito proprio nel ’99. Solitamente siamo portati a pensare al 1999 associandolo alla nota serie FS televisiva, vero e proprio culto per gli appassionati. Tendiamo, però, a dimenticare che il ’99 fu anche l’anno dell’ennesima guerra dei Balcani, quella che coinvolse il Kossovo e provocò molte vittime presso i civili. Qualcuno si ricorderà, fu l‘anno in cui la NATO (cioè gli USA) bombardarono pesantemente obbiettivi militari (e non) in Serbia, l’anno in cui venimmo a conoscenza del termine “pulizia etnica”. Certo, non cominciò tutto nel ’99. Quello fu l’anno in cui andarono a sfociare una serie di istanze nazionalistiche liberate dal disfacimento della Jugoslavia post Tito. Dopo la separazione di Croazia, Slovenia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina, la situazione fra kossovari albanesi e serbi si fece molto difficile, fino a trasformarsi in una vera e propria repressione dell’etnia albanese voluta dal governo di Belgrado. Da qui l’origine della guerra civile che scoppiò nel 1996 e si aggravò proprio nel ’99 con l’intervento della NATO. In sostanza, assomiglia molto da vicino alla situazione della Luna descritta in Echea. Abbiamo, infatti, una Luna divisa in staterelli in lotta perenne fra loro con gravi conseguenze per la popolazione del satellite. Indigenza, mancato sviluppo, distruzione del benessere sociale e quotidiani orrori per gli occhi degli innocenti. Non manca altro. Il quadro dipinto da Rusch quasi coincide con ciò che vedevamo in televisione ai tempi del Kossovo. Esempio di futuro come sublimazione del presente? Non sarebbe certo il primo. Spesso nella fantascienza, più che anticipazione del futuro, vediamo ciò che si potrebbe definire “futurizzazione” del presente. Dalle meraviglie del possibile, alla trasfigurazione del reale.

 

ps due righe  sull’autrice: Nata il 4 giugno del 1960 a Oneonta (New York, USA), Kristine Kathryn Rusch ha raggiunto il successo come editor di Magazine of Fantasy & Science Fiction, che ha guidato per sei anni, dal 1991 al 1997, vincendo anche un premio Hugo come miglior editor professionale. In seguito ha abbandonato l’editing per concentrarsi sulla produzione narrativa, diventando in breve una delle scrittrici di punta del mercato americano. Dotata di grandi doti narrative, la Rusch si è dimostrata autrice competente e prolifica in numerosi campi, passando con disinvoltura dalla fantascienza hard al romance, fino ai romanzi gialli. Nel campo prettamente fantascientifico si è fatta notare per i suoi magnifici racconti e romanzi brevi, come Millennium Babies (premio Hugo 2001 come miglior novelette), Recovering Apollo 8 (Il recupero dell’Apollo 8, Odissea Delos Books), The Retrieval Artist (2002, vincitore del premio Endeavour; questo romanzo breve sarà presto pubblicato in questa collana), e Echea, del 1999, finalista a tutti i maggiori premi del settore, dallo Hugo al Nebula, allo Sturgeon e al Locus. È altresì assai celebre il suo ciclo delle Immersioni e della Tecnologia dell’Occultamento (Stealth).