Elysium

Non ho ancora visto questo film ma intendo rimediare appena possibile. Come quasi tutti i film americani di fantascienza immagino che la trama dia molto spazio alle scene spettacolari a scapito di qualche estrapolazione tecnologica e sociale, e ho già letto varie recensioni abbastanza contrastate (ad es. quella dell’amico Marco Passarello). Anche il nostro Flavio esalta qui pregi e difetti dell’opera…

Elysium si presta a notevoli spunti sociologici, ed è intelligentemente suddiviso in due tronconi. La prima parte è più lenta e introduttiva dei personaggi e del contesto in cui si svolge la storia, praticamente priva di azione al punto da far lamentare l’energumeno seduto in sala dietro di voi, che si aspettava di andare a vedere la versione fantascientifica de I mercenari. Nella seconda parte la pellicola si fa più movimentata, ma in modo graduale, fino ad esplodere letteralmente nella parte finale, con spari, scazzottate, detonazioni e qualche appagante scena splatter. Il tutto ben condito da una colonna sonora incalzante che però è figlia delle colonne sonore degli ultimi film come World War Z e Pacific Rim, molto simili l’una con l’altra. Colonna sonora che è sì efficace, ma non originalissima e neanche indimenticabile.

Il film riesce a coinvolgere emotivamente per via della trama a sfondo politico-sociale. Tema della storia è infatti la disuguaglianza sociale. Siamo nel 2154: la stragrande maggioranza dell’umanità consiste in una massa che comprende miliardi di poveracci residenti in un pianeta Terra inquinato e poverissimo perché tutte le risorse energetiche ed economiche sono veicolate nella stazione spaziale Elysium, dove risiedono pochi aristocratici privilegiati, in quello che è un vero e proprio paradiso terrestre, dove anche una malattia come la leucemia può essere curata in trenta secondi e in maniera del tutto automatizzata. Inevitabilmente si verrà a simpatizzare con gli sventurati abitanti di quell’immensa favela che è diventata la Terra. Ad aggiungere un tocco ideologico vi è lo sfruttamento nei luoghi di lavoro degli operai, fatti lavorare in condizioni prive di sicurezza senza dare la benché minima importanza alla loro vita. Sarà proprio un infortunio nel luogo di lavoro di Max, il protagonista interpretato da Matt Damon, che lo esporrà a una dose letale di radiazioni e lo costringerà a prendere quella decisione che darà uno strappo energetico alla trama.

Per terminare questa prima parte di elogi e semi-elogi, va detto che le prove attoriali sono più che buone, e fanno anzi da solido pilastro per lo sviluppo della trama. Da quelli principali ai secondari, ogni attore fa egregiamente la sua parte, facilitato da personaggi registicamente ben distinti l’uno dall’altro, con caratteristiche peculiari definite e originali. Tra tutti spicca l’immensa Jodie Foster, spietata dirigente di Elysium, che riesce a rendersi tanto odiosa quanto affascinante.

Veniamo ora a quelli che sono i punti deboli del film.

Cominciamo con un mezzo punto debole. L’esoscheletro affibbiato al giovane Max (Matt Damon) tutto sembra fuorché un esoscheletro. Diciamo che non è credibile cinematograficamente, o magari solo teatralmente, nel senso simbolico del termine. Perché, se si analizzasse nel dettaglio quell’insieme di tubi che forma l’esoscheletro non sembrerebbe altro che un ammasso di tubi artistico. Lo spettatore dovrà fare uno sforzo di autoconvincimento per credere che quella ferraglia sia in realtà una potentissima opera ingegneristica del XXII secolo. Anche il modo in cui tale apparecchiatura viene installata nel corpo del protagonista ha i suoi lati paradossali. Infatti il povero Max viene letteralmente trapanato in testa, con pochissima fuoriuscita di sangue, come se stessimo assistendo al montaggio di una Ford. In tal caso, più che criticare il regista, verrebbe quasi da elogiarlo per la sua spregiudicatezza. Infatti qui rischiamo di dover aprire un discorso sulla filosofia dell’arte di raccontare una storia. Neill Blomkamp, regista avveduto che ha nel suo curriculum l’ottimo District 9, non si è abbandonato a queste semplificazioni perché non era capace di fare di meglio: basti pensare agli effetti speciali osservabili ogni volta che ci viene mostrata la mastodontica Elysium. Diciamo che il regista probabilmente non si è affidato a un budget consistente, per cui è dovuto scendere a compromessi artistici. Stando a queste intuibili considerazioni, il fatto che l’esoscheletro sia più teatrale che cinematografico non dovrebbe scandalizzare. Così come nel teatro, non è importante la credibilità materiale di un oggetto, quanto l’importanza che noi gli attribuiamo, premesso che si incastri adeguatamente nei fili della trama. Lo abbiamo fatto per decenni guardando i film di fantascienza in bianco e nero, perché non farlo anche adesso?

L’altro punto debole è il rapporto di amicizia tra il protagonista maschile e quello femminile. I due personaggi sono amici sin dall’infanzia e da bambini si sono promessi di stare insieme per sempre. Lo sviluppo di questa amicizia non è adeguato, non scatta la giusta empatia, forse perché viene dedicato troppo poco tempo  al suddetto rapporto, oppure perché il tempo dedicatogli non è stato messo bene a frutto. Fatto sta che questa amicizia dovrebbe essere uno dei cardini emotivi dell’opera e invece, nonostante si cerchi velleitariamente di metterla in primo piano, risulta di fatto come un elemento di second’ordine. Ed è un vero peccato. A differenza dell’esoscheletro, in questo caso lo spettatore non può compensare la mancanza del regista.

Quello che si vuole ribadire, concludendo, è di non farsi ingannare dal trailer, intelligentemente impostato per attirare nel cinema anche i feticisti dell’azione. Azione che c’è, sì, inutile negarlo, ed è anche ben fatta, ma allo stesso tempo è limitata all’ultima parte del film ed è tenuta a freno quel tanto che basta per non cadere nel banale, affiancata poi da contenuti più che meritevoli di considerazione. Ne risulta un film stilisticamente equilibrato che ha il grande merito di riuscire, nei momenti opportuni, ad infiammare l’anima degli spettatori.