Fantasy & Science Fiction: edizione italiana anno 1 numero 4

Nell’attesa di vedere il quinto numero e quale racconto del grande Robert Reed contenga, mi sono buttato a capofitto nella lettura di questo bellissimo quarto “issue” dell’edizione italiana di Magazine of Fantasy & Science Fiction.
Sono davvero colpito dalle scelte di Armando Corridore: stavolta ha fatto completamente centro. La rivista contiene otto racconti, uno più bello dell’altro.
Il fascicolo inizia con una toccante fiaba orientale cinese di Dean Whitlock (che ha ispirato la magnifica  illustrazione della copertina di Marc Simonetti), L’uomo che amava gli aquiloni, la storia di un giovane monaco incapace di fare discorsi e di un piccolo paese circondato da un’armata di invasori.
Dopo una suggestiva e poetica riflessione di Ray Bradbury, Il mondo è finito…, sul passare del tempo e sulle cose che non abbiamo saputo apprezzare nella vita ormai trascorsa, il numero prosegue con una magnifica novelette del 1954 di Daniel F. Galouye, autore assai sottovalutato. 
 Santuario ripropone, con i toni e le atmosfere della fantascienza degli anni cinquanta, la vicenda appassionante di una giovane telepate in un mondo ostile, braccata da nemici di ogni tipo, dalla velenosa cattiveria della gente comune e dall’ottusità della comunità scientifica.  Davvero uno splendido esempio della migliore fantascienza degli anni cinquanta, nello stile degli Anderson e dei Silverberg dell’epoca.
Dopo la novelette di Galouye, pezzo forte della rivista, abbiamo una simpatica riflessione di Di Filippo sugli attriti tra scienza e fantascienza, seguita da un breve e originale racconto del grande Harlan Ellison, Susan, la storia di un amore incredibile tra due persone costrette a vivere al limitare di una foresta nebbiosa, e a dormire separate alle due estremità del bosco.
Isaac Asimov ci racconta poi come sono nate le tre famosissime leggi della robotica, e subito dopo troviamo Nimitseahpath di Nancy Etchemendy, una storia ambientata in tempi lontani nel selvaggio cuore dell’America, in un paesino dominato da una miniera abbandonata e da una strana e misteriosa statua posta a guardia della miniera. Premiata nel 2004 con il prestigioso Bram Stoker Award, questa cupa vicenda si snoda con assoluta maestria letteraria, riportando alla memoria l’atmosfera tipica dei grandi racconti di Ambrose Bierce.
Amor Fugit, di Alexandra Duncan, riprende invece, in toni più neoclassici e romantici, la vicenda dell’amore tra il sole e la luna, o tra Proserpina e Plutone, se volete. Toccante, ben scritto, stilisticamente perfetto.
E giungiamo infine alla ristampa consueta (ormai Corridore ci ha fatto capire che ogni numero ne conterrà una): stavolta tocca a un vero classico misconosciuto, un racconto di una bellezza struggente e di una melanconia unica, forse il migliore composto da un altro autore troppo negletto, Robert F.Young. In Trenta giorni aveva settembre  Robert Young affronta un tema attualissimo: qual è il prezzo che l’umanità devee pagare di fronte all’inarrestabile avanzata del progresso, nella storia di un giovane impiegato che tutto ha sacrificato sull’altare del matrimonio e del benessere, posto davanti alla possibilità di riconquistare la spensieratezza e l’entusiasmo della sua adolescenza..
Che dire? Difficile fare di meglio. Per chi ama la buona letteratura  fantastica questo è un numero da non perdere.