Fuoco sacro: i romanzi di Bruce Sterling

E dopo un post dedicato a un grande autore classico eccone un paio su uno dei massimi scrittori di fantascienza viventi…

In ogni epoca e in ogni genere letterario esistono sempre diverse categorie di autori. Ci sono autori mediocri, che non sono particolarmente dotati né di stile né di idee, autori di media caratura, che rielaborano in maniera pedissequa ma non pedestre canoni e soluzioni letterarie inventate da altri, ci sono autori di buona levatura dotati di certe qualità stilistiche e letterarie ma non particolarmente fantasiosi, e infine ci sono i maestri, i Grandi con la ‘G’ maiuscola, gli autori che sanno rinnovare i canoni del genere e inventare qualcosa di nuovo, apportare contributi significativi e innovativi, rinvigorire vecchi stilemi.

Nato nel 1954 a Brownsville, in Texas, Bruce Sterling è un intellettuale costantemente impegnato in battaglie civili e politiche e appartiene sicuramente a quest’ultima categoria, quella dei Grandi, per la sua grande ingegnosità, per le sue conoscenze scientifiche, per il carisma e soprattutto per le sue eccelse doti estrapolative. Per questo è giustamente considerato uno dei massimi rappresentanti della fantascienza moderna e uno dei due padri fondatori del genere cyberpunk (l’altro è ovviamente il suo amico William Gibson).

Sterling, che oggi vive a Torino e frequenta spesso le convention italiane (come ospite d’onore, ovviamente), in gioventù ha trascorso alcuni anni in India e, al suo ritorno negli Stati Uniti, ha iniziato l’attività di giornalista. Molto attivo anche al di fuori del campo letterario in senso stretto, è popolare ovunque per il suo impegno politico, sociale ed ecologista: i suoi articoli sono apparsi su molte riviste e pubblicazioni importanti come Omni, Whole Earth Review, Newsday, Details e Wired.

Involution Ocean (1977), interessante ma acerbo, è il romanzo d’esordio di Sterling e come tale va considerato. E’ ambientato su un pianeta desolato con un unico cratere abitabile riempito di un mare di polvere semifluida. Questo posto cupo e mortale è lo sfondo della storia, basata su un protagonista succube di una droga, il ‘flare’, distillato dall’olio di creature simili a balene che nuotano nella polvere. Si imbarca così su una baleniera delle sabbie la cui ciurma include tra l’altro un capitano ossessionato dall’idea di scoprire cosa si trovi al di sotto del mare di polvere e una donna aliena la cui mente è minata dalla follia. Il romanzo, dalla struttura narrativa piuttosto semplice, mantiene un certo interesse per la sua originale ambientazione, per l’atmosfera cupa che lo pervade e per l’ottima caratterizzazione dei personaggi.

Nel 1980 esce The Artificial Kid, un’opera picaresca dai toni satirici. Il romanzo si svolge sul pianeta Reverie, un mondo fondato da Moses Moses come esperimento di uguaglianza sociale e corporativa, sfuggito poi al controllo del suo creatore degenerando in una società decadente e classista. Molte miglia al di sopra della superficie del pianeta, gli ultraricchi vivono in case orbitanti e osservano la vita degli abitanti della superficie attraverso gli home-video di sesso e violenza da loro prodotti. Il protagonista, il ragazzo artificiale del titolo, è Arti, il più popolare degli artisti che si dedicano al Combattimento. Questi replicanti futuri dei lottatori professionisti di oggi (o dei gladiatori americani di tanti spettacoli televisivi) si affrontano in battaglie regolate da complessi rituali di onore e condotta. Arti ha raggiunto l’apice della fama ed è molto amato dai suoi seguaci e altrettanto disprezzato dai suoi avversari. Tuttavia Arti non è ciò che sembra, e quando il misterioso fondatore del pianeta appare improvvisamente sulla scena, il Ragazzo Artificiale si trova suo malgrado coinvolto in un’incredibile battaglia per la conquista del potere. Immerso in un’atmosfera classica da romanzo d’avventura, con una narrazione intensa e piena di sorprese, ricco di ambientazioni di rara originalità, The Artificial Kid è un tour de force che colpisce anche per l’acuta analisi sociale, e di certo rappresenta un punto cruciale nell’evoluzione letteraria dell’autore.

Schismatrix (La matrice spezzata, 1985) è il primo importante capolavoro di Sterling ed è anche il libro che lo ha reso celebre presso il pubblico. Il romanzo si svolge in un universo futuro in cui due fazioni ispirate a diverse filosofie di vita si combattono per il dominio del sistema solare.

A questo background futuro appartengono anche numerose storie originali e fantasiose come «Swarm» e «Spider Rose». In queste opere Sterling effettua un tentativo, in parte riuscito, di sovvertire molti dei confortevoli canoni della fantascienza tradizionale. La sua storia futura non è una blanda utopia di stampo tecnologico ma neppure un cupo futuro post-apocalittico. Schismatrix ritrae un futuro in costante evoluzione, alimentato da continui mutamenti tecnologici e sociali, dalle dure difficoltà della vita negli habitat spaziali e dalla stessa irrequietezza della razza umana. Mentre gli Shapers si sono appunto ‘riformati’ o ‘trasformati’ per affrontare meglio l’ostilità del cosmo attraverso l’ingegneria genetica, adottando ‘miglioramenti’ come un’intelligenza superiore, una maggiore longevità o una traspirazione senza odori, i Mechanists preferiscono rimpiazzare gradualmente la loro carne mortale con membra prostetiche e organi artificiali. E’ interessante notare che Alastair Reynolds, oggi popolare quanto Sterling, ha ammesso un debito di ispirazione nei suoi confronti, soprattutto nella creazione delle due fazioni che si contendono il suo universo futuro, i Conjoners e i Demrachists. Nel caleidoscopico tour del sistema solare che Sterling offre al lettore egli rivela tutta la sua genialità nell’inventare ambienti assolutamente bizzarri e al contempo assolutamente credibili, che vanno da sudicie astronavi infestate da scarafaggi mutanti a paesaggi alieni di assoluta bizzarria. Ma è l’umanità stessa, in tutte le sue meravigliose, originalissime forme e sottoculture, il fulcro attorno a cui ruota questo romanzo così ricco e affascinante (vogliamo dire che anche tutta la corrente del post-umanesimo nasce qui?).

Islands in the Net (1988, pubblicato da Fanucci come Isole nella rete), è un’ulteriore conferma della maturità stilistica e letteraria raggiunta da Sterling. Thriller ambientato nel vicino futuro, Isole nella rete è una classica opera cyberpunk. Qui lo scrittore raffigura un mondo caotico e pericoloso dominato dall’alta tecnologia: il collante che unisce questo mondo di pirati informatici e ladri di dati, di mercenari, nanotecnologia e armi terrificanti, di sciamani dell’high tech e riti voodoo post-millennio, altri non è che la rete mondiale di cui oggi vediamo le enormi possibilità (in tutti i campi, leciti e illeciti). La trama, complessa e avvincente, è arricchita come di consueto da una serie di splendidi personaggi.

The Difference Engine (1990), un romanzo scritto in collaborazione con William Gibson, non è, cosa abbastanza curiosa, un romanzo in pieno stile cyberpunk. L’opera rientra piuttosto nei canoni del cosiddetto ‘steampunk’, quel genere, portato in auge da Tim Powers e James Blaylock, ambientato, spesso con toni burleschi o addirittura demenziali, nella Londra vittoriana del tardo Ottocento. La storia narra appunto di un mondo alternato in cui la Rivoluzione Industriale è al suo apice e Charles Babbage sta perfezionando il suo Motore Analitico (o Differenziale che dir si voglia) permettendo così l’arrivo dell’Era Cibernetica e del computer un secolo prima della sua attuale comparsa. La parte più interessante del romanzo è senza dubbio la perfetta, dettagliata ricostruzione di questa Inghilterra vittoriana alternativa, anche se a volte l’esattezza delle descrizioni tende a distogliere l’attenzione del lettore dalla sequenza degli avvenimenti.

Heavy Weather, del 1994, ritrae una Terra futura in cui l’effetto serra e gli altri orrori ambientali creati dall’umanità hanno portato a effetti climatici devastanti. Nel 2030 milioni di persone sono morte come conseguenza di questi sconvolgimenti e i tornado battono selvaggiamente e incessantemente le pianure del Texas. Jane Unger e i suoi Storm Troupers, un gruppo di nomadi esperti di meteorologia e di computer inseguono i tornado con i loro alianti e raccolgono dati nel tentativo di predire l’F6, il mitico supertornado equivalente al terribile Big One, il terremoto che dovrebbe, secondo alcuni scienziati, sconvolgere tutta la California se non addirittura il mondo intero. Come sempre curato e dettagliato nelle ambientazioni e ben caratterizzato nelle figure dei due protagonisti, Heavy Weather non aggiunge nulla alla fama di Sterling, ma rimane un’opera di buona fattura.

Holy Fire (1996, Fuoco sacro) è invece una delle punte più alte della produzione di Sterling e forse il suo massimo capolavoro (assieme al successivo Distraction). Ambientato sulla Terra esattamente cento anni nel futuro, Holy Fire dipinge un mondo ricostruito quasi per intero dopo aver sfiorato la distruzione totale a causa di una serie di morbi letali. Il XXI secolo volge ormai al termine, e una multinazionale farmaceutica domina il mondo economico grazie al controllo delle ricerche sull’immortalità. È un mondo di droghe sintetiche, di anarchici metropolitani, di governi paternalistici. Il potere è nelle mani di una gerontocrazia che controlla le più sofisticate tecnologie, mentre il resto della società si trascina tra piccoli espedienti e ogni individuo al di sotto dei novanta anni è escluso da qualsiasi potere o ricchezza. Il valore primario di questa società è la cautela contro ogni minaccia alla vita. Il risultato è un pianeta dominato da una classe dirigente di vecchi, una vera e propria gerontocrazia. La protagonista, Mia Ziemann, è una donna di novantaquattro anni, una persona di successo ma profondamente insoddisfatta della vita che conduce e delle prospettive sociali che la attendono. Mia decide di sottoporsi ai più estremi trattamenti per ringiovanire e vivere per sempre. Alla ricerca della gratificazione dello spirito, di rivelazioni erotiche, Mia fugge dalla bambagia in cui viene cullata per andare alla ricerca di ciò che ha più senso nella vita: il fuoco sacro della creatività artistica. Holy Fire è un vero capolavoro, che riflette sulle possibili aberrazioni di un uso deviato della genetica, un romanzo pieno di idee geniali (tra cui una città ricostruita da un fungo user-friendly, un cane ‘migliorato’ geneticamente in grado di parlare, e splendidi palazzi di memorie virtuali), e arricchito da eccezionali estrapolazioni sociali e da profonde riflessioni filosofiche sulla condizione umana.

Candidato al premio Hugo nel 1998, considerato da molti critici il suo miglior romanzo, Distraction (Caos USA) è una brillante satira politica ambientata nel vicino futuro. Tra l’altro in questo romanzo Sterling ha predetto e anticipato la rivolta di Seattle del novembre 1999, descrivendo i malesseri e le aspirazioni della cultura antagonista statunitense.

Siamo nel 2044 e l’America sta andando a pezzi. I fondi federali per le basi militari sono ridotti al punto che l’aeronautica americana deruba gli automobilisti sulle autostrade. L’ingegneria genetica si evolve senza nessuna regola, e vaste fasce di popolazione sono diventate tribù nomadi che vagano su mezzi di trasporto a basso costo, supportate da una tecnologia in totale decadenza. I cinesi hanno superato gli usa nel controllo delle reti globali e hanno messo on line i software americani dichiarandoli liberi e a disposizione di tutti. L’effetto serra ha scaldato il clima, i poli si stanno sciogliendo e gli olandesi sono costretti a costruire dighe ovunque, per fronteggiare l’avanzata delle acque. Il governo degli Stati Uniti va alla deriva e ha perso ogni potere. Su questo sfondo si muove Oscar Valparaiso, un improbabile eroe con uno scheletro nell’armadio. Oscar è un genio della politica e ha appena portato al Senato degli Stati Uniti il suo candidato, garantendosi al contempo un posto di rilievo nella direzione di un laboratorio genetico federale situato sotto una cupola d’isolamento in Texas.

Divertente, bizzarro, assurdo, inquietante e tuttavia estremamente credibile, Caos USA è una vera e propria macchina narrativa che riesce a funzionare grazie alla bravura dell’autore, eccellente nella descrizione  degli intrighi politici e delle scelte ideologiche della scienza: i suoi personaggi sono talmente credibili e ben descritti che anche la natura buffa e ridicola delle loro azioni, e del mondo in cui si muovono, non inficia la verosimiglianza della vicenda narrata. È importante notare come, sia in questo Caos USA che nel precedente Fuoco sacro, Sterling riesca a costruire un futuro immaginario mirabilmente complesso e dettagliato proprio attorno alle magnifiche figure dei due protagonisti che, non a caso, sono i migliori che abbia mai realizzato: se la sua intenzione era quella di creare nel lettore un forte impatto emotivo attraverso l’evoluzione dei caratteri dei protagonisti, possiamo categoricamente affermare che ha avuto successo.