I Cosmolinea, di Fredric Brown

Cosmolinea B è il nome della raccolta completa, suddivisa in due volumi, di tutti i 112 racconti di Fredric Brown (1906-1972) presentati da Urania in anteprima mondiale tra il 1982 (Cosmolinea B-1) e il 1983 (Cosmolinea B-2).

Dopo quella storica pubblicazione non si è più vista l’ombra di una ristampa e l’incolmabile vuoto letterario si è dilungato per trenta lunghissimi anni finché, nel 2013, l’antologia ha ritrovato la luce negli Urania Millemondi nn. 62 e 63. Tanto erano cercati i due volumi che, nel mercato dell’usato, quelle prime ed ultime edizioni illustrate in copertina da Karel Thole venivano vendute a prezzi da capogiro.

Cosmolinea B-1  contiene i racconti pubblicati tra il 1941 e il 1950, vale a dire la maggior parte dei racconti lunghi scritti da Fredric Brown, noto soprattutto per la sua eccellente bravura nella narrativa breve. Al contrario di quanto si ritiene comunemente, i racconti lunghi di Fredric Brown sono molto ben costruiti. Si citi fra i tanti, troppi per elencarli tutti, “L’Angelico Lombrico” del lontano 1943.

Cosmolinea B-2 ha invece una dimensione assai ridotta rispetto al primo volume eppure comprende ben 78 racconti contro i 34 del libro precedente. E’ in questa fase della sua vita che lo scrittore americano sviluppa il suo talento per la narrativa breve, anzi brevissima visto che moltissime storie non superano le due o tre pagine di lunghezza.

Cosmolinea B-2 ospita senz’altro il Brown più maturo, ed è caratterizzato da un’alta concentrazione di piccoli capolavori, basti pensare a “Sentinella” o “Margherite” o “La Risposta”, lampi di lettura ma anche lampi di genio, destinati a conquistare le generazioni future chissà per quanto altro tempo ancora.

Una serie non indifferente di racconti è stata scritta a quattro mani con Mack Reynolds, e chi conosce questo autore sa benissimo che era egli un altro maestro della narrativa breve ed umoristica. Perché sì, lo stesso Fredric Brown rende evidente nei suoi innumerevoli racconti l’impronta umoristica, ironica, e non di rado cinica, della sua macchina da scrivere.

Cosmolinea B è conosciuta come l’antologia fantascientifica di Fredric Brown, ed è pur vero che la maggior parte dei suoi racconti appartengono alla fantascienza, ma non tutti. Un numero esiguo e tuttavia non trascurabile di storie rientra nel fantastico al di fuori della science fiction, e ruota spesso attorno all’idea di solipsismo, quello strano concetto secondo il quale alcune persone fuori di testa ritengono che tutto ciò che li circonda esiste perché sono loro ad immaginarlo.

La cosa buffa, che rischia veramente di far perdere il lume dell’intelletto, è che nei racconti di Fredric Brown i matti hanno spesso ragione. I matti sono coloro che credono nell’immenso potere dell’immaginazione, sono quelli che nell’incaponirsi a credere nell’impossibile, o meglio nelle infinite realtà possibili, non finiscono mai preda dell’insolito o dell’inspiegabile, perché sanno che dove inizia l’inspiegabile comincia una realtà alternativa, un nuovo modo di vedere la realtà preesistente.

L’innegabile ruolo di pilastro che le opere di Fredric Brown svolgono nella fantascienza classica insieme alle opere di altri autori suoi contemporanei non lo esenta da qualche critica. Mentre i suoi romanzi di sf fanno tutti centro, le sue short story lasciano a volte a desiderare. Questo perché il maestro dell’assurdo era pur sempre un essere umano e doveva sottostare, come tutti gli esseri umani come lui, alle leggi della statistica: i romanzi di fantascienza che ha scritto sono solo cinque, i racconti centododici.

Cosa aspettarsi dunque da questa lettura tanto attesa quanto rinomata? Innanzitutto un mucchio di divertimento. In secondo luogo, uno slegamento dalle leggi fittizie di una realtà che non esiste, salvo poi riprendere le nostre vite con un senso di leggerezza psico-fisica che sembra di poter andare sulla luna spiccando un balzo. Terzo, una valanga di fantascienza pura e cristallina.