Il cervo di Horn Creek, di Sarah K. Castle

Ricordo quando l’ho visto per la prima volta.

Quelli sì che erano bei tempi. Forse i migliori, ma ero giovane allora.

(trad. di Gabriella Gregori)

Quarta di copertina: 

Prima che la radioattività costringesse alla chiusura del Grand Canyon, la giovane guardia forestale, Sue, vide uno strano animale ad Horn Creek, un cervo bizzarro dalle corna contorte e – sebbene Sue non ne fosse certa – delle zanne. Adesso, prossima al pensionamento, sta per compiere il suo ultimo giro di controllo, insieme alla nipote Katy, che spera prenderà il suo posto. Ma Katy non è venuta per visitare sua zia: il suo scopo è immortalare il cervo in un video da dare in pasto agli utenti della Rete. Scritto con grande cura e conoscenza dei meccanismi di adattamento delle specie al mutamento delle condizioni ambientali, il racconto di Sarah K. Castle è un monito per il futuro, condotto attraverso due protagoniste che incarnano il passato e il presente della nostra umanità. Al racconto segue un saggio dell’autrice sui problemi relativi ai cambiamenti ambientali e le conseguenze che ne derivano.

Quando alla guida di una collana di fantascienza c’è un curatore appassionato ed esperto del genere nonché affermato autore, i risultati non possono che essere positivi. E’ quello che succede con Future Fiction, serie di letteratura fantascientifica della Mincione Edizioni seguita dall’instancabile Francesco Verso.

Ad essere presentato al pubblico italiano è la volta del racconto IL CERVO DI HORN CREEK (The Mutant Stag at Horn Creek), scritto nel 2012 da Sarah K. Castle, scienziata e ambientalista originaria dell’Arizona. La preparazione accademica e soprattutto le convinzioni della scrittrice emergono prepotentemente dalle righe del racconto, come anche dall’interessante articolo che conclude il volume, “Tutte le ere finiscono” (All Eras End): l’essere umano non è una divinità ma negli ultimi millenni ha plasmato il pianeta, alterando drasticamente gli ecosistemi che da sempre lo mantengono. E’ arrivato quindi il tempo di cambiare atteggiamento nei confronti del nostro mondo, prendere decisioni anche impopolari e mutare il corso degli eventi che, altrimenti, porterebbero quasi certamente all’estinzione dell’intero genere umano e, con esso, di buona parte delle creature viventi della Terra. Non siamo lontani dai concetti esposti da Jared Diamond nel monumentale saggio “Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere” (Collapse. How Societies Choose to Fail or Succeed, 2005).

In quest’ottica va visto lo scontro, non solo generazionale, tra Sue, anziana e saggia guardia forestale, e la nipote Katy, ragazza tanto moderna e aggressiva quanto sprovveduta, vera e propria incarnazione della società consumistica contemporanea.

Una storia pensata per far riflettere e la Castle riesce benissimo nel suo intento, aiutata anche da una traduzione italiana attenta e scorrevole, come si può facilmente verificare dal testo originale dell’opera che apre il volume.

Chi fosse interessato a saperne di più su Sarah K. Castle, scrittrice di fantascienza dal 2007, può visitare il sito: http://www.skcastle.com/.

 

Sarah K. CASTLE, IL CERVO DI HORN CREEK (The Mutant Stag at Horn Creek, 2012), trad. di Gabriella Gregori, Mincione Edizioni, collana Future Fiction, pp. 155, 2016, prezzo 7,00 €.