Il ciclo di Pendragon, di Stephen R. Lawhead

Nato nel 1950 a Kearney, Nebraska, Stephen R. Lawhead è noto autore di narrativa fantastica. Nel 1976 scrive il suo primo racconto per la rivista Campus Life di Chicago, di cui è vice editore, e negli anni successivi scriverà numerosissimi articoli e alcuni libri non appartenenti al genere fantastico.

Fallita la casa discografica da lui fondata nel 1980, si dedica esclusivamente alla scrittura e nel 1981 comincia a scrivere la sua prima trilogia fantasy, Trilogia del Re Drago (The Dragon King Trilogy); nel 1986 si trasferisce ad Oxford, in Inghilterra, dove approfondisce le ricerche per Il Ciclo di Pendragon (ThePendragon Cycle), ed è proprio con il primo libro di questa saga, Taliesin, che nel 1988 riceve il primo premio dell’Evangelical Christian Publishers Association.

Il Ciclo di Pendragon comprende in tutto cinque libri di cui solo i primi tre tradotti in italiano per Editrice Nord: Taliesin(1987 – Il principe Taliesin, 1991 Editrice Nord), Merlin (1988 – Merlin, il mago guerriero, 1992 Editrice Nord), Arthur (1989 – Arthur, un re nella leggenda, 1992 Editrice Nord), Pendragon (1994), Grail (1997). Successivamente verrà aggiunto ad essi un sequel, Avalon: The Return of King Arthur (1999).

Rivisitando in esso la leggenda arturiana, l’autore riesce a combinare efficacemente l’ambientazione celtica con elementi del mito di Atlantide, suscitando interesse e consensi per la chiave creativa con cui viene rivisitata la figura di Artù e per la capacità di rendere attendibile storicamente un personaggio così enigmatico e sfuggente. 
Taliesin inizia con una narrazione in prima persona, ricca di fascino nostalgico ed evocativo: “Non piangerò più per coloro che sono perduti e riposano per sempre nelle loro tombe d’acqua. Non ho più lacrime per i giovani del tempio del bue pezzato. La vita cresce dentro di me, quindi non mi affliggerò per quello che è stato o per quello che avrebbe potuto essere. Il mio sentiero è diverso: devo seguirlo fino in fondo”.

Segue una narrazione in terza persona, in cui prende vita il ricordo degli eventi che precedono la drammatica scomparsa della leggendaria terra di Atlantide e che porteranno la principessa Charis, sopravvissuta con il padre re Avallach alla tragedia, a intrecciare il suo destino con quello del principe gallese Taliesin.

La storia si svolge seguendo due fili narrativi: il primo riguarda Charis, la figlia di uno dei sette re di Atlantide e Signora del Lago di cui si innamora perdutamente Taliesin, e il secondo dipana la storia di Elphin, giovane sfortunato che trova il neonato Taliesin in una trappola per salmoni e diverrà re leggendario, sposato con la bella Rhonwyn.

La storia d’amore tra Charis e Taliesin è trattata con garbo ed è ricca di un romanticismo che accende e affascina, donando ancor più forza all’aura magica della leggenda: “Nel guardare quella donna bella e misteriosa, provò un desiderio struggente di conoscerla e di farsi conoscere, di smarrirsi al suo cospetto. Fu una sensazione strana, incomprensibile, ma il ragazzo capì che apparteneva alla parte antica di sé stesso che non riusciva a rammentare”.

Dal loro amore nascerà Merlino, protagonista del secondo libro della saga. Temuto e rispettato per il dono della profezia e del canto, il suo destino sarà quello di portare pace e prosperità al grande regno dell’Estate, trasmettendo la sua saggezza e istruendo il figlio “bastardo” di re Uther, Artù.

I miti del VI secolo propri della Gran Bretagna e del Galles vengono uniti a quelli di Atlantide nel periodo della fine dell’Impero Romano e il fiorire del Cristianesimo. Grande attenzione è data alla precisione storica dei fatti narrati, sebbene la componente fantastica sia essenziale. Costante è il rimando a fonti storiche verificabili cui l’autore aggrappa la trama. Nulla è affidato al caso. Anche l’aspetto magico sembra in quest’ottica passare in secondo piano rispetto alla credibilità storica. Ma questo è vero solo in parte: la tradizione celtica è pregna di rituali considerati magici, parte integrante delle credenze religiose. Così ciò che è soprannaturale diviene identificato con magia e potere, quando invece è solo totale immersione nel mistero della vita.
Lawhead dà volutamente un’impronta cristiana agli avvenimenti, anche se le sue convinzioni religiose non vengono imposte o proposte per convincere.

Non ci sono messaggi tra le righe, anzi, spesso i personaggi esprimono punti di vista che poco hanno a che fare con quelli dell’autore. Riga dopo riga, ognuno di essi prende possesso della propria personalità e vive davvero la propria essenza umana, l’essere preda delle passioni e delle emozioni: è un essere vivente e non una pedina in mano al suo creatore.

Le vicende individuali sono portate avanti con concretezza e empatia, perché tutte possano sviluppare al massimo il loro potenziale narrativo, anche se non sempre il ritmo rimane avvincente fino alla fine.
La storia è comunque accattivante, ricca di fascino e di avventura, entusiasma con la leggerezza delle sue descrizioni e il vigore dei sentimenti trasmessi, stimola e rimane impressa nella mente, divenendo senza dubbio un’esperienza intensa e appagante.