Il futuro arriva ovunque: uno sguardo sulla fantascienza cinese

Abbiamo intercettato Francesco Verso, scrittore e fondatore del progetto editoriale Future Fiction, di ritorno dall’ennesima convention di fantascienza all’estero. Stavolta rientrava da  Pechino, per l’esattezza. Con la sua Future Fiction ha pubblicato numerosi racconti singoli in ebook provenienti dalla Cina – si veda L’eterno addio e Festa di primavera qui recensiti  – e ha curato due antologie di racconti di fantascienza cinese, Nebula e Sinosfera.

A cosa è dovuto il tuo crescente interesse personale ed editoriale – ma anche quello di importanti riviste americane come Clarkesworld – per il Written in China?

Il motivo è semplice: pescare sempre nello stesso lago consente di prendere sempre gli stessi pesci mentre andando a pescare nell’oceano è molto più probabile trovare pesci diversi, spesso fantastici. Per questo cercando storie di fantascienza all’estero mi sono imbattuto nella narrativa cinese, che già da alcuni anni sta producendo ottima fantascienza senza che nessuno se ne sia accorto perché troppo concentrato su altre sponde, oltretutto lamentandosi che non ci sono più i pesci di una volta.

Inoltre, il fatto che sempre più riviste e pubblicazioni internazionali siano interessate alla fantascienza in traduzione dal mondo è segno che solamente aprendosi alla diversità culturale, linguistica e direi anche di contenuto è possibile mantenere il genere fresco e addirittura rinnovarne i canoni dall’esterno, attraverso l’ibridazione, e dall’interno, per competizione. Se c’è un ambito della globalizzazione che non ha controindicazioni è proprio quello culturale.

Ma è vero che il governo cinese sta puntando anche sulla fantascienza? Come mai? Insomma, come può un genere di narrativa essere considerato strategico per una nazione?

Come già successo in altre epoche con i Futurians negli Stati Uniti intorno agli anni ‘20 del secolo scorso e nell’Unione Sovietica degli anni ‘50, anche il governo cinese e alcune aziende private come Storycom, Future Affairs Administration e 8-Light Miles hanno intuito il potenziale della fantascienza nel diffondere innovazione e creatività in ampi settori della popolazione, tanto che oggi il genere viene visto anche come uno strumento di alfabetizzazione per gli scenari altamente tecnologici in cui la popolazione cinese sta già vivendo e vivrà sempre di più nei prossimi decenni. Il governo cinese sta puntando sulla science fiction anche per un motivo strategico e cioè il passaggio dal “made in China” al “creato in Cina”, dove per creato s’intende esattamente ideato e sviluppato; ecco quindi che tutta la battaglia per il copyright e i dazi a cui stiamo assistendo ultimamente assume un risvolto diverso, legato, forse in modo assolutamente incredibile, anche alla fantascienza!

Che cos’è esattamente l’APSFCon (Asia Pacific Sci-Fi Con) di Pechino e che cosa sei andato a fare lì a maggio di quest’anno? E ancora, quanto è ricco e partecipato il panorama delle convention di fantascienza in Cina?

L’APSFCon è la prima convention di fantascienza dell’Asia Pacifico che si è svolta a Pechino lo scorso 9 e 10 maggio. Io sono stato invitato in quanto scrittore di fantascienza non-anglofona e anche in veste di editor che ha pubblicato quattro antologie di SF internazionale tradotte da sei lingue diverse. Ci sarebbe anche un’antologia di science fiction internazionale curata da me e Bill Campbell dal titolo Future Fiction: New Dimensions in International SF che è uscita il mese scorso negli USA, e un’altra simile uscirà nei prossimi mesi in Cina per la Guangzhou Blue Ocean.

 

All’interno del Museo della Scienza e della Tecnica di Pechino, rappresentanti di numerosi paesi come Cina, Corea del Sud, India, Russia, Stati Uniti, Filippine, Ucraina, Regno Unito, Egitto, Repubblica Ceca, Estonia e Nuova Zelanda, gli organizzatori hanno dato vita a due giorni di incontri, panel e dibattiti sul momento della fantascienza cercando al tempo stesso di costruire una rete di relazioni verso un futuro di manifestazioni internazionali che non siano incentrate soltanto sui paesi anglofoni. Anche gli ospiti d’onore provenivano da paesi diversi: c’erano Terry Bisson e Crystal Huff dagli USA, Peter Watts dal Canada, Leonid Kaganov e Katerina Bachilo dalla Russia, Volodymyr Arenev dall’Ucraina, Ben Hawker dalla Nuova Zelanda, Nikolai Karayev dall’Estonia, il sottoscritto dall’Italia e tanti altri ancora.

La convention, organizzata dalla Future Affairs Administration, si è articolata su tre diverse sessioni composte da numerosi panel: una parte dedicata propriamente alla fntascienza (cyberpunk cinese, come sopravvivere scrivendo fantascienza, cosa rende un autore uno scrittore di fantascienza, la frontiera dell’immaginazione), un’altra specifica sull’industria di fantascienza (cinema, videogiochi, webserie) e una terza parte legata al fandom e all’intrattenimento con sfilate di cosplayer, prove di visori di realtà virtuale e realtà aumentata, e sessioni di autografi.

Più di 2500 persone, in larga parte giovani tra i 16 e i 30 anni, e con una cospicua presenza di ragazze, hanno animato i due giorni della convention che probabilmente avrà una seconda edizione nel 2019, visto il successo ottenuto in termini di visibilità e partecipazione. E questa è solo una delle tante convention che si svolgono di mese in mese in Cina! Un reportage più approfondito della APSFCon uscirà tra qualche giorno sulla rivista internazionale Samovar in doppia lingua, italiano e inglese.

In tre parole: Science Fiction World, la più grande rivista di fantascienza cinese. Qual è il suo peso culturale e di mercato in Cina e nel mondo?

Che io sappia, Science Fiction World è l’unica rivista di fantascienza al mondo a essere partecipata da un partito politico, tipicamente il Partito Comunista Cinese. Detto ciò, la rivista ha avuto il merito di tradurre e pubblicare dal 1979 ad oggi il meglio della science fiction mondiale (che fino a pochi anni fa corrispondeva alla fantascienza scritta negli Stati uniti e nel Regno unito) e quindi ha contribuito alla lettura di grandi autori come Asimov, Dick, Ballard, Banks, McDonald, Le Guin, Sawyer.

D’altra parte la stessa rivista – che tira circa 300.000 copie al mese laddove le americane Fantasy & Science Fiction e Asimov’s si fermano a 30.000 – promuove anche la fantascienza cinese dei vari Liu Cixin, Xia Jia e Chen Qiufan oltre a molti altri autori emergenti, e cerca di dare più spazio alla fantascienza proveniente da paesi non-anglofoni, sebbene purtroppo si traduca ancora soltanto da una lingua, l’inglese, un fatto che spero possa cambiare quanto prima.

Quindi è una rivista attiva anche sul piano internazionale.

Infatti. L’anno scorso, per esempio, Science Fiction World ha organizzato la quarta convention di fantascienza internazionale di Chengdu dove hanno invitato tanti autori, editor e traduttori da molti paesi diversi. Ogni due anni organizzano una convention del genere e grazie al formidabile supporto del partito comunista fanno le cose davvero in grande stile. Tutto questo, però, non senza un minimo livello di intervento e controllo sui contenuti ritenuti “sensibili”, un fatto certamente discutibile ma che va compreso e accettato come elemento di diversità politica e culturale con cui confrontarsi in modo aperto, senza rigidità, anche perché spesso in Cina le cose si riescono a fare laddove invece in altri paesi che si professano aperti verso ogni genere lo stesso non avviene. Una persona mi ha raccontato che il budget della convention di Chengdu doveva essere di 2 milioni di yuan (circa 250.000 euro) ma il funzionario del partito ha raddoppiato la cifra portandola a mezzo milione di euro perché la riteneva troppo bassa per il valore dell’iniziativa. Il mio report della scorsa convention è stato pubblicato su Fantascienza.com qualche mese fa.

Con il tuo progetto editoriale denominato Future Fiction hai pubblicato due antologie di fantascienza cinese, Nebula e Sinosfera. Sbaglio o è qualcosa che non si era mai visto in Italia? Puoi raccontare che cosa sono, come le hai portate alla luce, e di quali collaborazioni ti sei avvalso per realizzarle?

Sebbene sulla collana Urania in passato siano uscite due raccolte di fantascienza cinese, rispettivamente L’onda misteriosa a cura di Wu Dingbo e Patrick Murphy (Urania 1511) e Shi Kong, a cura di Giuseppe Lippi (Urania 1564), le raccolte Nebula e Sinosfera sono originali da almeno due punti di vista.

Innanzitutto stiamo parlando di fantascienza contemporanea: i racconti selezionati per Future Fiction alternano storie scritte da veterani della fantascienza cinese nati negli anni ’50 e ’60 come Wang Jinkang, Liu Cixin, Han Song e Wu Yan ad altri della cosiddetta generazione balinghou, autori nati cioè negli anni ’80 e ’90 come Xia Jia, Chen Qiufan, Bao Shu, Fei Tang.

Poi, stavolta abbiamo previsto la doppia lingua. Le antologie sono divise in due parti: la prima parte è in cinese con il testo originale, e la seconda metà del volume è in traduzione italiana (il testo a fronte è difficile da rendere a causa dello sviluppo su pagina degli ideogrammi cinesi). Abbiamo scelto la doppia lingua perché crediamo che il libro possa servire anche come strumento di avvicinamento tra due comunità, quella italiana e quella cinese, che vivono da anni una accanto all’altra senza conoscersi. Inoltre i ragazzi della seconda e della terza generazione di cinesi nati in Italia non sanno molto di quanto sta succedendo nel loro paese di origine, non sanno dell’incredibile sviluppo tecnologico degli ultimi anni e quindi ci è parso utile aprire una finestra su questo orizzonte così sorprendente.

Il progetto sta avendo un ottimo riscontro, tanto che sia dall’Italia che dalla Cina abbiamo ottenuto i fondi per proseguire nella pubblicazione di fantascienza cinese. Le traduzioni vengono fatte con il supporto di vari Istituti Confucio d’Italia e di aziende cinesi che hanno come missione proprio la diffusione e la promozione del genere al di fuori dei confini nazionali. Abbiamo una squadra di lettrici e lettori dalla lingua cinese che ci aiutano a selezionare le storie e una serie di traduttrici e traduttori che poi si occupano di rendere le storie in italiano. Il progetto sembra così unico nel suo genere che altri istituti Confucio d’Europa, da Barcellona a Cambridge, si sono interessati a un’eventuale presentazione presso le loro sedi in futuro.

Come ci piace dire spesso: “Il futuro arriva dovunque”!