Il millennio dell’antimateria, di Jack Williamson

Cogliamo l’occasione dell’uscita su Urania Collezione di un bel romanzo di Jack Williamson (I figli della Luna) per parlare un po’ di uno dei suoi cicli più classici e noti, Il millennio dell’antimateria, pubblicato a suo tempo dalla Libra e ristampato dalla Nord nel 1991. Fabio Centamore ci racconta i suoi pregi e le sue caratteristiche.

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Drake torna a casa, finalmente. O quasi. La fascia degli asteroidi, del resto, è la casa di tutti i “matti” che ancora osano sognare. L’ambizione, la massima gloria, è ormai solo una per i pionieri dello spazio: riuscire a lavorare con l’antimateria. Questo è anche lo scopo finale di Drake, il motivo che lo spinge a tornare da dove è venuto dopo un lungo periodo di studi (da L’astronave di antimateria, 1949)…

Nicol Jenckins non può far altro che rimirare le stelle. La volta buia del cosmo gli ruota intorno, lenta e compassata come un girotondo da lumaca. Beffarde, le stelle gli sbrilluccicano irriverenti. Non gli rimane che il toro per lavorare l’antimateria, veicolo molto utile per gli spostamenti brevi, alquanto inadatto ai veri spostamenti spaziali. Avrebbe dovuto prolungare la franchigia a Porto Pallade, forse avrebbe fatto bene a chiedere a Drake ben altro genere di lavoro. Si sa, lavorare l’antimateria comporta rischi notevoli ma rimanere soli, alla deriva per lo spazio aperto (da La guerra dell’antimateria, 1951)…

Pubblicata in origine fra il 1949 (Seetee Ship) e il 1951 (Seetee Shock), questa “bilogia” rappresenta un archetipo della più classica space opera. Soprattutto appartiene ad uno dei periodi più importanti per la produzione di Jack Williamson, una delle maggiori colonne portanti della fantascienza e della letteratura avventurosa tout court. Elemento fondamentale di questi due romanzi è senz’altro il rapporto fra esplorazione scientifica e volontà umana. Non c’è l’una senza l’altra. Anzi, è proprio la volontà umana a fare la differenza grazie alle capacità individuali. Il singolo, il pioniere, chi è dotato di una superiore volontà raggiunge per primo la scoperta fondamentale e migliora di un sol colpo la condizione di tutto il genere umano. Questa la base, forse, di tutta la tematica fantascientifica di Williamson. La padronanza dei fenomeni naturali rende l’uomo più libero, padrone di se stesso e del proprio destino. Ed è proprio nel cosmo, lontano dalla terra e oltre la Luna, che si possono trovare le migliori opportunità. Proprio da questi due romanzi, forse più complessi e maturi rispetto al celeberrimo “ciclo della legione”, osserviamo come il disvelamento dei misteri della natura non sia lavoro per tutti. In quanto processo destinato a rendere l’uomo libero, la scoperta scientifica è cosa da eroi. Singoli pionieri capaci di fare la differenza, persone dotate di una determinazione incrollabile e capaci di non mollare nonostante le difficoltà. Se nel cosmo si trovano le risorse e le risposte, nell’uomo abbiamo la voglia e la forza di trovarle. Beninteso, i protagonisti di questo ciclo narrativo non sono super uomini o tipi tutti d’un pezzo dai nervi d’acciaio e dal cervello geniale. Proprio in questo Williamson tracciò un solco netto con Hamilton o Campbell (tanto per dare due esempi illustri dell’epoca). Gli eroi dell’antimateria sbagliano spesso, non sono incorruttibili, si lasciano anche deviare dalla meta. Inoltre, spesso il miglioramento della condizione umana non è proprio il loro fine esplicito, anzi. Le debolezze e i limiti dell’essere umano sono al centro della caratterizzazione nei personaggi di Williamson. Scoprire e padroneggiare i segreti dell’antimateria, ad esempio, è soprattutto un modo per far soldi e diventare ricchi. La corsa verso il futuro della razza umana passa dalla corsa dei singoli per emergere dal mucchio. Chi è più tenace, furbo, innovativo, chi insomma ci mette del suo può conquistarsi la ricchezza e la notorietà. Questo può accadere anche a scapito della razza umana, può costituire un’ostacolo più che una risorsa. Non solo i misteri della natura, dunque, si frappongono al miglioramento dell’uomo. Spesso è l’uomo stesso il problema, con le sue fragilità e le sue ambizioni. Ciò che fa la differenza, lo fa nel bene e nel male. Non dobbiamo stupirci di una simile ideologia. Williamson fu un pioniere, cresciuto in Arizona, in una vera fattoria di pionieri. Questo non gli impedì di seguire un brillante corso di studi e conquistare una prestigiosa laurea. Dotato, quindi, anche di una solida formazione scientifica, fu in grado di coniugare in questi due romanzi (come in altri per la verità) un certo spirito da vecchio west con la tensione per il futuro tipica di quegli anni. Infine lui solo in tutta la storia della letteratura, Jack Williamson, riuscì a raggiungere la cattedra universitaria di Letteratura Fantascientifica.