Il potere creativo dell’inconscio: Robert Holdstock

Scrittore inglese e famoso romanziere di genere fantasy, Robert Holdstock nasce nel 1948 a Hythe nel Regno Unito e ci lascia nel 2009, all’età di 61 anni. Autore di prim’ordine nel genere fantasy celtico, nordico, gotico e pittico (relativo alla popolazione dei Pitti in epoca pre-romana), esordisce nel 1968 con la pubblicazione Pauper’s Plot sulla rivista di fantascienza inglese New Worldse in seguito sarà prolifico scrittore di molti romanzi fantasy e storie brevi pubblicate sotto vari pseudonimi.

Cresciuto alla scuola H.G.Wells, J.Verne e successivamente estimatore di M.Moorcock, nel 1984 scrive Mythago Wood (La foresta dei Mitago, Mondadori 1989), l’opera più nota di Holdstock e primo capitolo della Saga dei Mitago, conclusa degnamente con Avilion (2009). Vince numerosi premi ed ha molti riconoscimenti, tra cui il premio BSFA per La foresta dei Mitago come Miglior Romanzo del 1984 e il World Fantasy Award come Miglior Romanzo del 1985.

Affascinato dalla leggenda arturiana (The Bull Chief, 1979, sotto pseudonimo di Chris Carlsen), interpreta la figura mitica di Athur come personaggio di consolidamento del celtico in un’epoca di transizione dalle antiche religioni druidiche all’avvento del cristianesimo, e lo eleva a perno di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle tradizioni irlandesi, come il culto della natura nei Britanni.

Nel suo immaginario emergono figure “chiave” come il cavaliere, il bosco, la ricerca selvaggia, la caccia alle grandi bestie e la grande passione per i popoli antichi residenti in Irlanda ancora prima dei celti; su queste popolazioni dell’età del bronzo in particolare, compie ampie riflessioni, incarnandole in personaggi di grande rilievo come Cùchulainn nella Saga dei Mitago, un cacciatore e guerriero esperto che comanda un gruppo di guerrieri Mitago.

Per dare vita ai suoi personaggi, Holdstock pensa in termini cinematografici. Per delineare la figura romantica e fascinosa di Arthur come eroe nel cambiamento tra culture, lo caratterizza inserendolo in un contesto il più reale possibile, avvolgendolo di un’aura di forza di notevole impatto: “L’ho visto a cavallo attraverso il paesaggio, riposare in vecchi luoghi in rovina, inseguendo grandi cinghiali”.

Nel corso del tempo, Holdstock ammetterà una sorta di rimorso per l’eccessiva commercialità cui fu costretto a ricorrere in alcune sue pubblicazioni, The Bull Chief in particolare; ciò lo condusse a dover sovvertire alcune delle sue intenzioni iniziali, soprattutto quella di sottolineare la centralità e il potere delle donne nella società celtica, una figura femminile di notevole spessore molto spesso associata all’arte della guerra e del combattimento.

Motivo ricorrente nei suoi libri è l’energia che muove ad imprese memorabili i guerrieri potenti, una forza che cova in sé un aspetto incontrollabile, un istinto animale che spinge a volte ad atti violenti e pericolosi: “è lo spirito di Odino, lo spirito dell’Orso”.

Con “La foresta dei Mitago”, l’autore dà sfogo alla sua grande passione per il fantasy mitologico, in cui regna la figura del bosco primordiale come archetipo, accompagnato dall’esaltazione del “legno” visto come entità organica che interagisce con la mente dell’uomo, dando vita a personaggi leggendari in grado di compiere imprese epiche.

In quest’ottica, i Mitago plasmati dall’individualità di ogni mente creatrice sono sempre imprevedibili, perché non è concepibile poter conoscere in quale modo e in che misura l’entità legno abbia risucchiato e influenzato la coscienza dell’essere umano da cui il Mitago stesso ha preso vita.

Il tema della violenza, della sopravvivenza, della brutalità della natura diventano così realtà intriganti, sconfinando a volte anche nell’umorismo, considerato da Holdstock un precursore fondamentale del linguaggio. Non vi è tuttavia compiacimento nella crudeltà e nel sopruso, ma consapevolezza della pericolosità della vita in tutti i suoi risvolti nascosti o prevedibili.

L’inconscio quindi crea e sorprende.

La difficoltà è permettere al flusso di immagini e idee di ribellarsi all’inconscio ed emergere, per poi divenire concetti e realtà sinergiche nel quadro artistico costruito, senza permettere che il disordine della forza primordiale si materializzi in un’opera sfuggente e priva di senso.

La Saga dei Mitago è “un viaggio nell’inconscio dell’autore ed è un interminabile sforzo di discernimento delle idee che fluiscono in superficie e della loro importanza nell’insieme della narrazione.

E’ la mente inconscia di Holdstock che scrive servendosi della mano e della parte cosciente del suo essere, portandolo a stravolgere in brevi istanti intenzioni precostituite e, donando in questo modo nuove prospettive prima insospettate, forgia un’opera dalla storia potente e suggestiva.