Il presente oltre il futuro. Riflessioni sulle recenti tendenze della fantascienza

Nonostante la crisi economica abbia causato chiusure eccellenti (“Realms of Fantasy”), il notevole ridimensionamento di testate storiche quali “Analog”, “Asimov’s” e perfino “Fantasy and Science Fiction”, la fantascienza è rimasta ben viva e prospera. Accanto alle storiche riviste cartacee, anzi, sono sorte e sono ormai importanti anche riviste on line quali “Night Shade” e “Subterranean”. Lo testimonia in particolare la ricca antologia Year’s Best SF 14, pubblicata nel 2009 a cura di D. G. Hartwell e K. Cramer, recentemente tradotta da “Urania” (Urania n. 1595, giugno 2013 – Nove inframondi). L’obiettivo dell’antologia è offrire al lettore il meglio della SF anglosassone pubblicata nel 2008. Di questa selezione “Urania” ci propone solo una prima parte riservandosi di pubblicare il seguito nel 2014.

Tuttavia, già da questi primi nove racconti possiamo notare quanto sia cambiata la fantascienza e verso dove stia marciando. Questi nove autori, pur attraverso stili e concezioni diverse, sembrano interagire a comporre una sorta di quadro: il futuro che sarà, o potrà essere. Un futuro descritto ancora secondo canoni abbastanza tradizionali, conformi all’idea che ne aveva avuto Hugo Gernsback con la famosa definizione: “75 percent literature intervowen with 25 percent science” (cfr. Wikipedia). Si tratta dunque di racconti dove sicuramente la scienza ha un ruolo fondamentale, senza la quale la trama stessa perde senso. Eppure è cambiato molto all’interno di quelle due percentuali. Anzitutto emerge un elemento fondamentale: lo sviluppo scientifico non è più il motore trainante delle storie. La tecnologia, infatti, è ormai alla portata di tutti e può essere usata indiscriminatamente. In una società come la nostra, in cui è elevato il consumo di tecnologia, la scienza non è più percepita come soluzione ai problemi planetari (l’energia, la povertà, ecc…), quanto come strumento diretto a fini personali e individuali. Ad esempio per punire un senso di colpa insanabile, come nel racconto Memocane. Oppure per donare un bel colorito arancio alla pelle, come in Arancione.A volte si delinea perfino la possibilità che l’uomo sia vittima della sua stessa smania di consumo tecnologico. Nel racconto Pompa sei, ad esempio, Bacigalupi ci presenta un futuro del genere. L’uomo si è quasi istupidito, impigrito dalla tecnologia al punto da non essere capace di ripararne i guasti. Si esplorano, inoltre, nuove branche tecnologiche quali la nanotecnologia e l’ingegneria molecolare. Sempre più le macchine tendono ad essere sostituite da organismi viventi creati ad hoc: l’uomo non li utilizza ma ci convive in una sorta di simbiosi (vedi Boojum o Arkfall).

Cambia anche l’approccio alla diversità degli altri pianeti. Nuovi habitat e condizioni di vita aliene implicano anche nuovi valori sociali, a volte molto diversi da quelli che conosciamo. L’uomo tende ad adattarsi a questi ambienti non solo e non tanto fisicamente, quanto attraverso le dinamiche sociali e i comportamenti (ancora Arkfall e anche Viaggio su Oblivion). Diventano importanti, quindi, tematiche sociologiche ad alto impatto scientifico quali l’ecologia e lo sviluppo sostenibile. Certo, da tempo ormai nella fantascienza il ricorso alle nuove tecnologie aveva smesso di essere semplicemente un valore. L’eccesso di sviluppo tecnologico aveva spesso assunto i caratteri della critica sociale già negli anni sessanta (Largo, largo – H. Harrison, Gladiatore in legge –F. Pohl e C. M. Kornbluth). Da questi nuovi autori, però, viene sottolineato come il disastro sia ormai dietro l’angolo. Gli effetti deiettivi dello sviluppo tecnologico arrivano in un futuro molto vicino a noi e, come non bastasse, sono l’estremizzazione di quanto già vediamo oggi. Esempio perfetto è ancora Pompa sei, in cui l’umanità vive una drammatica situazione di sovraffollamento demografico unita al livello ormai non sostenibile di inquinamento. Come si vede sono tutti temi attualissimi, ampiamente dibattuti nel nostro presente.

Discorso a parte merita l’ottimo romanzo di Ian Mc Donald, Il fiume degli dei (Urania Jumbo n. 40 – 2013). Pubblicato nel 2004, lo straordinario affresco di un futuro non lontano dipinto dall’autore britannico sembra estremizzare il nostro presente. Stati Uniti ed Europa sono ormai ridotte a società consevatrici, ai margini dello sviluppo economico. La nuova potenza è l’India, sebbene ancor più ricca di contraddizioni sociali e religiose (ndr.: è in preparazione una recensione di questo romanzo in cui tratterò questi temi più nel dettaglio). Perfino l’acqua e l’accesso alle risorse idriche, questione attualissima che sta già causando attriti non banali in Africa e Asia, è causa di problemi sociali e politici nel romanzo di Mc Donald. Pur nel solco della tradizione classica, la fantascienza si caratterizza ancor più come letteratura d’avanguardia. Non solo avanguardia letteraria, come nel famoso caso del movimento cyberpunk o del connettivismo, ma soprattutto in senso letterale.Una fantascienza, cioè, sempre più calata nel nostro attuale presente, tutta concentrata a esplorare le vie che oggi ci possono definire il domani migliore o peggiore che sia.