Il problema dei tre corpi, di Liu Cixin

Non conosciamo la civiltà extraterrestre, ma conosciamo l’umanità.

(trad. dall’inglese di Benedetta Tavani)

 

Presentazione Mondadori:

Nella Cina della Rivoluzione culturale, un progetto militare segreto invia segnali nello spazio cercando di contattare intelligenze aliene. E ci riesce: il messaggio viene captato però dal pianeta sbagliato, Trisolaris, l’unico superstite di un sistema orbitante attorno a tre soli, dominato da forze gravitazionali caotiche e imprevedibili, che hanno già arso undici mondi. È quello che i fisici chiamano “problema dei tre corpi”, e i trisolariani sanno che anche il loro destino, prima o poi, sarà di sprofondare nella superficie rovente di uno dei soli. A meno di non trovare una nuova casa. Un pianeta abitabile, proprio come il nostro. Trisolaris pianifica quindi un’invasione della Terra. Sul Pianeta azzurro, nel frattempo, l’umanità si divide: come accogliere i visitatori dallo spazio? Combattere gli invasori o aiutarli a far piazza pulita di un mondo irrimediabilmente corrotto?

 

Questo celebre e premiato romanzo del 2006 è stato definito “un cambio di passo nel mondo della fantascienza” (The New York Times, come riporta la quarta di copertina). In realtà è il prodotto del cinese Liu Cixin (classe 1963) che semplicemente ha un background culturale diverso da quello anglosassone, sebbene di fantascienza occidentale e soprattutto statunitense lo scrittore originario dello Shanxi si sia abbondantemente nutrito, per sua stessa ammissione.

Il sottoscritto non è in grado di dare un giudizio sulla qualità dell’aspetto hard della fantascienza di Liu; può solo dire che i passaggi con le approfondite spiegazioni scientifiche sono quelli che più hanno annoiato e, in certi casi, lasciato perplesso, specialmente per l’eccessiva lunghezza. E’ altresì vero che in molta letteratura cinese anche d’intrattenimento, sia classica sia contemporanea, un aspetto didattico è sempre presente.

Altri elementi, invece, sono molto più interessanti e ricchi di spunti di riflessione. In primis gli episodi che si svolgono durante la Rivoluzione culturale (1966-1976), a riprova che questa immane tragedia non è stata ancora del tutto metabolizzata dalla società cinese. Non è sorprendente che il sofferto personaggio dell’astrofisica Ye Wenjie decida di vendicarsi dell’intero genere umano dopo i soprusi subiti; in questo caso non c’è “riabilitazione” che possa sanare le ferite inferte. Non meno impressionanti le scene che si svolgono sulle montagne boscose del Kinghan, nel remoto nordest cinese, dove gli studenti universitari erano inviati per farsi “educare” dai contadini poveri e, soprattutto, per realizzare un grande e insensato piano di disboscamento, abbattendo gli alberi considerati inutili dalla follia maoista. Palese l’omaggio che Liu Cixin ha voluto rendere allo scrittore pechinese Acheng (classe 1949), le cui storie ambientate durante gli anni più infuocati della Rivoluzione culturale sono diventate oggetto di culto per milioni di giovani, di allora e di oggi. Per dovere di cronaca, sono ormai anni che il governo della Repubblica popolare cerca di far tornare verdi queste regioni devastate, piantando annualmente milioni di alberi per contrastare i cambiamenti climatici e in particolare le tempeste di sabbia che colpiscono periodicamente le province settentrionali.

Altra caratteristica che chi scrive ha riscontrato, qui come anche in altre opere di scrittori cinesi contemporanei (non solo di fantascienza), è il senso di profonda solitudine che permea la maggior parte dei personaggi. Tradizionalmente la famiglia, nel senso più esteso del termine, è l’elemento portante della civiltà confuciana in Cina, Corea, Giappone, Vietnam. Il mondo di oggi ha scardinato in parte questa istituzione e se da un lato ha ampliato l’autonomia dell’individuo dall’altro lo ha spesso lasciato solo davanti alle sfide quotidiane. Non soltanto la già citata Ye Wenjie ma anche Wang Miao, altro protagonista e ricercatore nel campo dei nanomateriali, si muovono di fatto soli e isolati, in un contesto dove le famiglie sono sacrificate, sacrificabili o, nel migliore dei casi, marginali. Significativa la scelta di svolgere buona parte della trama in una realtà virtuale e solipsistica. Se non si tiene presente questo stato d’animo diffuso, con punte di esasperato egocentrismo, si rischia di non cogliere molte sfumature della disperazione di tanti uomini e donne della Cina attuale, un paese ricco di contraddizioni e di forti pulsioni in contrasto fra loro.

Indubbiamente in Il problema dei tre corpi le parti più suggestive e ricche di sense of wonder fantascientificamente parlando sono quelle che si svolgono all’interno del videogioco che contribuisce a dare il nome al romanzo. Liu Cixin è abile nell’innalzare strutture visionarie le quali, al termine della lettura, sono fra le cose che rimangono più impresse dell’intera opera. L’autore pesca a piene mani dalla cosmologia tradizionale e dalla storia del proprio paese. Non è un caso se viene tirato in ballo il filosofo Mozi (479 – 381 a.C.), in antichità non solo grande rivale della dottrina confuciana ma anche abile artigiano, creatore di complicati meccanismi di varia natura.

Le scene del “computer ad architettura umana” e dell’apocalittica distruzione della Civiltà numero 184 sono particolarmente riuscite e impressionanti. A tale proposito è tipicamente cinese la visione ciclica della storia, in questo caso applicata anche all’evoluzione della razza aliena dei trisolariani; così come l’immagine, immane e sorprendente, del Pendolo che, nel videogioco e sul mondo alieno, esemplifica con il suo movimento oscillatorio il corso della storia e dell’infinita ripetizione delle sue fasi.

Ricorrente inoltre è la figura del celeberrimo primo imperatore, Qin Shi Huangdi: su questo personaggio storico, conquistatore e legislatore per eccellenza della storia dinastica cinese, sui suoi metodi di governo e sulla sua corte è modellata l’oligarchia che regge i destini del mondo di Trisolaris e dei suoi abitanti: una civiltà estremamente progredita ma governata, a causa dei cataclismi che periodicamente sconvolgono la superficie del pianeta, con il pugno di ferro e senza la minima compassione per l’individuo. Ingegnoso il sistema degli “essiccatoi”, escogitato dallo scrittore per consentire agli alieni di superare i momenti più difficili delle Ere del Caos. Un worldbuilding nel complesso credibile che, almeno in questo romanzo che costituisce il primo capitolo della serie, lascia il lettore incuriosito e desideroso di saperne di più.

Per quanto riguarda la scrittura di Liu Cixin si può riconoscere uno stile scarno e asciutto che senza dubbio è congeniale sia per alcuni momenti di ricostruzione storica sia per le impegnative spiegazioni scientifiche, ma perde di efficacia quando deve trasmettere la drammaticità degli avvenimenti. Qualcosa da dire sulla traduzione ci sarebbe, non sull’operato della brava Benedetta Tavani ma su quello di coloro che hanno rivisto il testo finale: in alcuni casi il nome delle province è stato scambiato per quello di città, svista frequente che denota una revisione superficiale. Discutibile e francamente inspiegabile, per una casa editrice del livello della Mondadori, aver scelto di tradurre in italiano la versione inglese e non quella originale. Vero è che Ken Liu, autore della traduzione dal cinese in inglese, ha svolto un lavoro eccellente grazie al suo bilinguismo, essendo un cinese originario del Gansu naturalizzato statunitense. Ma, come lo stesso Ken Liu tiene a dire nella postfazione, il suo lavoro non si è limitato a tradurre da una lingua all’altra ma anche a rendere comprensibili gli schemi di pensiero di una cultura diversa e lontana, come quella cinese, al lettore medio nordamericano. Stessa operazione avrebbe dovuto essere fatta per il lettore nostrano, tenendo presente che in Italia esistono bravissimi traduttori dal cinese moderno o mandarino che dir si voglia. Un’occasione persa da parte della Mondadori di fare un lavoro rimarchevole. I mezzi a disposizione, umani e finanziari, c’erano tutti ma si è preferito optare per la soluzione più facile e veloce.

Leggerò gli altri capitoli della serie? Un giorno, forse. Quando mi sarà tornata la curiosità di sapere che fine ha fatto la civiltà dei trisolariani e se l’umanità ha finalmente capito che deve cambiare atteggiamento nei confronti del resto del pianeta Terra. Nel frattempo, buone letture a tutti.

 

LIU Cixin, IL PROBLEMA DEI TRE CORPI (The Three-Body Problem, 2006), trad. dall’inglese di Benedetta Tavani, Mondadori, collana Oscar Fantastica, 2017, 362 pp., prezzo di copertina 14,00 € (ebok 7,99 €).