Il Richiamo del Lupo, di Anthony Ryan

La misericordia è debolezza, la compassione è codardia, la saggezza è falsità.

(trad. di Annarita Guarnieri)

 

Presentazione della Fanucci:

Vaelin Al Sorna è una leggenda vivente e il suo nome è famoso in tutto il Regno. È stata la sua guida che ha permesso di rovesciare imperi, la sua spada che ha vinto dure battaglie… e il suo sacrificio che ha permesso di sconfiggere una malvagità più terrificante di qualsiasi cosa il mondo avesse mai visto. Si è conquistato innumerevoli titoli, solo per accantonare la gloria guadagnata duramente a favore di una vita tranquilla nelle Lande Settentrionali del Regno.
Tuttavia da oltre il mare giungono inquietanti sussurri, voci di un esercito chiamato l’Orda d’Acciaio, guidato da un uomo che si crede un dio. Vaelin non ha nessun desiderio di combattere un’altra guerra, ma quando apprende che Sherin, la donna che ha perso tanto tempo prima, rischia di finire nelle mani dell’Orda, decide di affrontare questa nuova e potente minaccia.
Per farlo, si reca nei domini dei Re Mercanti, una terra governata dall’onore e dall’intrigo. Qui, mentre i tamburi di guerra risuonano attraverso domini sconvolti dal conflitto, Vaelin apprende una terribile verità: ci sono battaglie che potrebbe non essere abbastanza forte da vincere
.

 

Dopo alcuni anni di meritato riposo ricompare sulla scena Vaelin Al Sorna, il tormentato protagonista della trilogia fantasy dell’Ombra del Corvo.

Anthony Ryan torna alle origini della sua produzione: abbandonata la narrazione multipla del secondo e terzo capitolo, in Il richiamo del lupo (The Wolf’s Call, 2019, prima parte di un dittico) lo scrittore scozzese segue un’unica vicenda. Infatti è attraverso gli occhi del protagonista, invecchiato ma non meno intrepido, che il lettore vive la storia che si svolge, quasi per intero, nelle terre dell’Estremo Occidente. Se in passato Ryan si è ispirato, per il worldbuilding, al medioevo europeo, ai califfati arabi e all’impero romano, in questo caso i punti di riferimento sono la Cina delle grandi dinastie e i popoli nomadi che per millenni ne hanno minacciato la stabilità. Nulla di profondamente originale ma l’insieme è credibile e fa da sfondo perfetto alle avventure del personaggio principale e dei suoi compagni d’armi.

Chi scrive non ha nascosto in precedenza l’apprezzamento per la scrittura di Ryan, caratterizzata da uno stile asciutto, privo di fronzoli e ideale soprattutto per descrivere le lunghe scene di battaglia. Le quali abbondano anche in quest’occasione, soprattutto nella seconda parte del libro. L’ottima traduzione, firmata Annarita Guarnieri, dà il suo contributo alla scorrevolezza e l’intrattenimento per il lettore è assicurato.

Se da un lato non siamo di fronte a dialoghi memorabili e a personaggi indimenticabili, tipici di George R. R. Martin o Joe Abercrombie, dall’altro il ritmo e molti passaggi ricordano la narrativa di David Gemmell, principale modello di Ryan che ci presenta un fantasy attento alle vicende diplomatiche e militari ma, a differenza di tanti autori contemporanei, dà il giusto rilievo anche alla magia e al soprannaturale.

Sebbene la storia sia autonoma, i riferimenti al passato sono tanti e tali che la lettura della trilogia originale è fortemente raccomandata prima di affrontare il ritorno di Vaelin Al Sorna.

The Black Song, il volume che conclude la vicenda, è uscito nel luglio del 2020.

 

Anthony RYAN, IL RICHIAMO DEL LUPO (The Wolf’s Call, 2019), trad. di Annarita Guarnieri, Fanucci Editore, collana Narrativa, 456 pp., 2020, prezzo di copertina 25,00 €.