Il seme inquieto, di Anthony Burgess

L’amico Nico Gallo mi ha dato il permesso di riprendere il suo magnifico profilo dell’autore inglese Anthony Burgess (apparso tempo fa’ sulla bella rivista on line IF), che spesso si è spinto in territorio fantascientifico, con classici distopici come L’arancia meccanica, Il seme inquieto, 1985, Notizie dalla fine del mondo. Ho scelto di spezzare questo articolo in una serie di brani, dedicati ognuno a un romanzo. Inizio con un classico tra i più belli prodotti nel genere distopico (e tra i miei preferiti), e spesso sottovalutato, vale a dire Il seme in quieto (ristampato qualche anno fa da Fanucci), che ricorda per certi versi un altro romanzo celeberrimo, Largo largo di Harry Harrison.

SP

 

Anthony Burgess, pseudonimo di Jack Wilson, è nato nel 1917 a Manchester. Di religione cattolica, si è laureato in letteratura e filologia, è stato pittore e musicista. Dopo aver combattuto nell’esercito per tutta la Seconda Guerra Mondiale, si è stabilito in Indocina e Borneo dove ha lavorato come insegnante. Dalle sue esperienze in Estremo Oriente nasce proprio la Trilogia malese, un gruppo di romanzi estremamente interessanti per cogliere la crisi del modello coloniale e l’insorgere inevitabile di nuove identità politiche e culturali. Nel 1959 gli viene diagnosticata una malattia incurabile, e Burgess inizia a scrivere a raffica una serie di romanzi che lo farà diventare famoso come Un’arancia a orologeria, Il seme inquieto, La dolce bestia, MF. La diagnosi si rivelò assolutamente sbagliata e Anthony Burgess morirà nel 1993, all’età di 76 anni. Oltre a libri di successo come Notizie dalla fine del mondo, Gli strumenti delle tenebre, Shakespeare, Un cadavere a Deptford, L’antica lama e La vita in fiamme, Anthony Burgess è famoso in Italia per essere stato l’autore della sceneggiatura di Gesù di Nazareth, il film di Zeffirelli. Oltre trenta romanzi che sono capaci di disorientare il lettore, traboccanti di temi e di contraddizioni, che rendono difficile attribuirgli una precisa posizione politica e religiosa. Un intellettuale eterodosso in ogni campo in cui si sia intromesso.

Nel 1962, dopo L’arancia meccanica, Burgess  pubblica anche The Wanting Seed, tradotto in italiano come Il seme inquieto. Anche questa è un’opera distopica, ovvero una storia ambientata nel futuro e in un contesto politico-sociale in cui vigono consuetudini e leggi diverse dalle nostre, ma che potrebbero esserne una coerente evoluzione dello stato di cose esistenti.

Quella di Burgess è una visione del futuro spaventosa, paradossale, cinica. Il mondo è sovrappopolato all’inverosimile, i morti sono immediatamente cremati dalla Sezione Recupero Fosforo del Ministero dell’Agricoltura per ricavarne preziosi sali minerali, la procreazione è scoraggiata e lo Stato incentiva l’omosessualità e la sterilizzazione, il cibo disponibile è ridotto a un intruglio immangiabile. Anche in questo caso il partito al potere è una versione grottesca del socing di Orwell.

Il romanzo si apre con il funerale del figlio di Tristam Foxe, il protagonista, un professore di storia sposato con Beatrice-Joanna. Il fratello di Tristam è diventato pubblicamente omosessuale per agevolare la propria carriera di funzionario statale, ma in segreto è l’amante della cognata. Beatrice-Joanna rimane illegalmente incinta, non avendo assunto gli anticoncezionali obbligatori, in un periodo in cui la stretta dello Stato si fa più repressiva e la Poldemo, la Polizia Demografica, assume più potere. Tristam viene coinvolto in una manifestazione di protesta e viene arrestato. Durante la sua permanenza in carcere l’intera struttura sociale dell’Inghilterra regredisce a uno stato tribale. Inizia così la ricerca di Beatrice-Joanna e del figlio di padre incerto attraverso una nazione sconvolta e impazzita.

Il seme inquietosviluppa tre fasi narrative così sintetizzabili. L’inizio del romanzo presenta gli aspetti classici della critica politica e antiutopistica descrivendo il tracollo del modello liberale, l’inganno del socialismo di stato, l’incubo della guerra fredda; la parte centrale è un viaggio picaresco attraverso un’Inghilterra rurale in cui imperversano bande cannibali e la popolazione si abbandona a riti orgiastici e a religioni perverse; la terza parte, quanto mai attuale, è completamente dedicata all’inganno della guerra.

In analogia alle tradizione del romanzo utopico, Tristam Fox, l’erratico protagonista, è il portatore del punto di vista estraneo, vive quella condizione che gli consente di percepire per il lettore quegli elementi significativi che, abilmente deformati, sono invisibili all’occhio quotidiano. Il raggiungimento di questo stadio di estraneità è doloroso, e vede combaciare la caduta dei principi politici e sociali su cui si basa la difficile vita quotidiana di una Gran Bretagna totalitaria, con il disvelamento del tradimento della moglie e del fratello. Dopo questa duplice tragedia, Tristam, avendo perso tutto quello che la società poteva offrirgli, è pronto per incamminarsi attraverso una Nuova Inghilterra e riportare al lettore quanto di straordinario vi accade. Al termine del romanzo Tristam viene arruolato e mandato a combattere in un conflitto oscuro che ricorda lo sfondo di altre narrazioni distopiche. In realtà il conflitto è solo una forma più sofisticata di controllo della popolazione, gli eserciti sono mandati allo scontro al solo scopo di provocare la morte dei soldati mentre i cadaveri sono destinati all’industria alimentare.

Sottovalutato dagli appassionati e dalla critica in genere, Il seme inquieto rimane un piccolo capolavoro della letteratura distopica.

Domenico Gallo