Il Signore della Torre, di Anthony Ryan

Lo sguardo di Janril si spostò su Frentis, che sapeva che stava fissando negli occhi un folle. “Li ucciderai tutti?” chiese il menestrello.

Frentis annuì.

“Io voglio di più.”

Frentis toccò la lama della spada con una mano. “L’avrai.”

(trad. di Gabriele Giorgi)

 

Presentazione della Fanucci:

Dopo anni di prigionia nell’Impero Alpirano, Vaelin Al Sorna è tornato nel Regno. Non è più il guerriero al servizio della Fede che era un tempo: ha deciso di abbandonare l’Ordine cui apparteneva e ora la sua spada è avvolta in un fagotto di tela, per non essere più usata. Ma anche il Regno è cambiato: sul trono che fu del cospiratore e guerrafondaio Janus, ora siede suo figlio Malcius, intenzionato a costruire palazzi, strade e ponti, e anche più tollerante verso i diversi orientamenti religiosi; nel frattempo sua sorella, la principessa Lyrna, sta andando a stipulare una pace con i selvaggi Lonak. Il re nomina Vaelin Signore della Torre delle Lande Settentrionali e lo invia a nord per governare quelle terre. Ma nel frattempo una nuova minaccia sta sorgendo, un’invasione pianificata da lungo tempo da una forza al di là dell’oceano, intenzionata a spazzar via il Regno. E per fronteggiarla, Vaelin, guidato dal canto del sangue, il dono magico che gli scorre nelle vene, sarà costretto dopo molto tempo a rimettere mano alla spada.

 

Aspettavo con curiosità Il Signore della Torre (Tower Lord, 2014). Dopo aver letto Il Canto del Sangue (Blood Song, 2012) ed essermi appassionato alle gesta di Vaelin Al Sorna, membro del Sesto Ordine e soprannominato il “Lamabuia”, volevo vedere se Anthony Ryan sarebbe stato capace di scrivere un secondo romanzo all’altezza del primo e, soprattutto, cosa avrebbe inventato per continuare un ciclo fantasy – quello dell’Ombra del Corvo (Raven’s Shadow) – che, alla fine del primo capitolo, sembrava già felicemente concluso.

Non posso dire di essere rimasto deluso. Azione pressoché continua, colpi di scena a ripetizione, spettacolari battaglie terrestri e navali e qualche decesso che commuove: l’autore scozzese, facendo tesoro della lezione di George R.R. Martin, catalizza l’attenzione e diverte, pur sferrando qualche colpo basso al lettore. Facendo un passo avanti rispetto al passato nella gestione della trama e nel minimizzare le pause, Ryan sfoggia uno stile fluido e senza fronzoli. Sempre approfondita e credibile la caratterizzazione dei personaggi tra i quali spiccano le figure femminili, principali e secondarie, positive e negative. I poteri sovraumani, e fra questi il cosiddetto “canto del sangue”, sono ancora presenti ma l’autore li utilizza al servizio della trama e non viceversa.

Se nel precedente romanzo l’unico protagonista era il prode Vaelin, in questo libro prevale la coralità e la vicenda si sviluppa attraverso quattro linee narrative: oltre a quella di Vaelin, si aggiungono quelle della giovane Reva, della principessa Lyrna e del micidiale Frantis. E sono proprio queste altre a risultare più coinvolgenti, tragiche e appassionanti. Al punto tale da rubare la scena al protagonista principale che riprenderà la centralità del palco solo nel pirotecnico finale.

L’ampio respiro di questo secondo, ambizioso, romanzo dà quasi l’impressione che il  sia stato concepito come introduzione a una storia più lunga e complessa. Difatti il bravo Anthony, autore che nel 2011 si era fatto notare come fenomeno del self publishing, pubblicherà la terza parte della saga (dal titolo Queen of Fire) il prossimo luglio. Confidiamo nella Fanucci per una pronta edizione italiana.

 

Anthony RYAN, IL SIGNORE DELLA TORRE (Tower Lord, 2014), trad. di Gabriele Giorgi, Fanucci Editore, collana Collezione Immaginario Fantasy, 837 pp., 2014, prezzo di copertina € 18,00 (ebook € 6,99).