Il sindacato dei poliziotti yiddish, di Michael Chabon

Michael Chabon è uno dei tanti autori della narrativa “mainstream” che spesso si avvicinano al genere fantascientifico. Prima dell’uscita di questo magnifico romanzo ucronico Chabon era balzato agli onori della cronaca e aveva ricevuto le lodi della critica letteraria  con  il bellissimo “Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay” , che aveva vinto addirittura il premio Pulitzer nel 2001 e  che racconta le vicende di due giovani cugini  di origine ebraica nella New York degli anni dal 1939 al 1954 (in realtà c’è anche un affascinante prologo ambientato nella Praga degli anni trenta, una Praga magica in cui convivono golem e prestigiatori). Il libro non ha attinenze con la fantascienza, se non molto alla lontana in quanto i due giovani si lanciano in un mondo che è molto affine a quello della sf: il mondo dei fumetti e dei supereroi. Le “fantastiche avventure” dei due cugini sono infatti soprattutto quelle degli eroi della loro fantasia (l’Escapista, in particolare, una specie di Superman), che uno dei due sceneggia e l’altro disegna.

Nel 2007 esce invece questo The Yiddish Policemen’s Union, un romanzo di stampo ucronico che avrebbe poi vinto il premio Hugo 2008 come miglior romanzo di fantascienza. Quando nel 2008 ho comprato questo romanzo (in inglese, come faccio quasi sempre per tenermi aggiornato sulle novità che escono nel mondo anglosassone) contavo di leggerlo subito, vista la sua importanza. Ma non avevo fatto i conti con il gergo yiddish e soprattutto con i numerosissimi riferimenti agli usi e costumi e ai rituali delle varie sette ebraiche cui Chabon fa riferimento in continuazione. Costretto mio malgrado a rinunciare alla lettura in lingua originale  del libro ho quindi atteso (colpevolmente) di rimediarne una copia in italiano…ed ecco perchè mi decido solo ora a parlare di un libro che rientra di diritto nella narrativa ucronica (e quindi fantascientifica), ma anche in quella poliziesca, o per essere più precisi “hardboiled”.

E sì perchè Chabon in questo magnifico romanzo si ispira profondamente a quello che definisce lui stesso un maestro del genere noir/poliziesco, vale a dire Raymond Chandler, autore che anch’io amo in maniera particolare e creatore del celeberrimo Marlowe.

Tecnicamente The Yiddish Policemen’s Union è un’ucronia, vale a dire una storia ambientata in un mondo alternativo al nostro in cui un ben preciso avvenimento storico è andato diversamente ed ha prodotto uno sviluppo storico successivo diverso dal nostro.

In effetti, come dice Wikipedia, “Il termine ucronìa deriva dal greco e significa letteralmente “nessun tempo” (da οὐ = “non” e χρόνος = “tempo”), per analogia con utopia che significa “nessun luogo”. Indica la narrazione letteraria, grafica o cinematografica di quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente. Il termine è stato coniato dal filosofo francese Charles Renouvier in un saggio (Uchronie) apparso nel 1857. Gli anglosassoni usano invece il termine più immediato alternate history(storia alternativa).

È ucronìa chiedersi, ad esempio, cosa sarebbe successo in Europa, se l’Impero romano fosse sopravvissuto fino ai nostri giorni, se l’Impero bizantino non avesse subito l’invasione islamica, se la Rivoluzione Francese non fosse scoppiata, se Napoleone avesse vinto a Waterloo, se l’andamento della Grande guerra fosse stato diverso, se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale o altrettanto se l’Operazione Valchiria fosse riuscita. ”

 

Il sottogenere ucronico, nel mondo fantascientifico, prende probabilmente origine da Murray Leinster e dal suo celeberrimo Bivi nel tempo (Sidewise in time): tra le ucronie più note ricordo  La svastica sul sole di Philip Dick, In presenza del nemico di Harry Turtledove (famoso anche per i cicli ucronici di Invasione e Colonizzazione), Fatherland di  Robert Harris, Gli anni del riso e del sale di Kim Stanley Robinson.

La premessa su cui si fonda il romanzo di Chabon è invece questa: cosa sarebbe successo se, come aveva proposto Roosevelt, l’Alaska, e non Israele, fosse diventata dopo il 1945 la patria degli ebrei? Chabon immagina infatti che agli inizi degli anni ’40 gli Stati Uniti abbiano concesso agli ebrei, perseguitati in Europa, di insediarsi “temporaneamente” in un distretto dell’Alaska, nel quale siano poi confluiti anche gli altri profughi di Israele, distrutto nel 1948. Nel romanzo vi sono brevi accenni ad altre vicende ucroniche, che però non sono sviluppate e non hanno rilievo per la vicenda principale.

Nell”‘Alyeska” di Michael Chabon si parla yiddish e tutti i personaggi seguono, più o meno strettamente,  l’ortodossia religiosa di un popolo che vive ancora nell’attesa di un Messia forse già arrivato..

La vicenda hardboiled racconta invece le disavventure dell’agente Meyer Landsman, tipico antieroe chandleriano. Landsman si imbatte nel cadavere di un campione di scacchi eroinomane e, per scoprire la verità che si nasconde dietro la sua morte, dovrà fronteggiare mafie russe ebraiche, poliziotti  nordamericani corrotti,  gang di strada, rabbini ambiziosi e violenti, e la sua ex-moglie, tornata in città al comando del suo distretto di polizia.

Compatto come un romanzo di Marlowe, affascinante come le migliori ucronie di Dick o Turtledove, raffinato come può esserlo un romanzo scritto da un autore che ha vinto il Pulitzer,  The Yiddish Policemen’s Union è un’opera davvero notevole e merita di essere letto sia dagli appassionati di sf che dagli amanti del noir. Una bella contaminazione di generi che potrebbe arrivare anche sugli schermi cinematografici (ho letto che i fratelli Cohen ci stanno facendo un pensierino).