Il Trono della Luna Crescente, di Saladin Ahmed

Nove giorni. Dio misericordioso, ti prego, fa’ che sia questo il giorno in cui morirò.

La spina dorsale e il collo del soldato erano ricurvi e deformati, ma era ancora vivo. Era rinchiuso in quella scatola laccata di rosso da nove giorni. Aveva visto la luce del giorno andare e venire attraverso la fessura del coperchio. Nove giorni.

Li teneva stretti come un pugno di dinar. Li contava e li ricontava. Nove giorni. Nove giorni. Nove giorni. Se fosse riuscito a ricordarlo fino alla morte, avrebbe tenuto intatta la propria anima per l’abbraccio protettivo di Dio.

Aveva rinunciato a ricordare il proprio nome.

(trad. di Giorgia Canuso)

 

Seconda di copertina:

I Regni della Luna Crescente, territori in cui dimorano santi guerrieri ed eretici, cortigiani e assassini, assoggettati al potere di un feroce Califfo, sono messi a ferro e fuoco da un misterioso furfante che si fa chiamare “il Principe Falco”. Mentre la rivolta incalza, una serie di brutali omicidi che sembrano guidati da una forza sovrannaturale colpisce la città di Dhamsawaat. Adoulla Makhslood, l’ultimo dei cacciatori di ghul, creature fatte d’ombra e dalla pelle di sciacallo, vorrebbe ritirarsi, ma capisce che non è ancora il momento giusto. Insieme al suo giovane assistente Raseed, coraggioso e fiero, e all’affascinante Zamia, capace di risvegliare un’arcana magia, si ritroverà coinvolto nella ricerca della verità su queste morti. In poco tempo i tre diventeranno eroi loro malgrado di una battaglia ben più crudele e spaventosa: non solo sulla città, ma sull’intera umanità, incombe la minaccia di una fine sanguinosa che solo loro possono sventare. Un esordio prestigioso nel solco della migliore tradizione epic fantasy.

 

Uscito nel febbraio del 2012, Il Trono della Luna Crescente (Throne of the Crescent Moon) è il romanzo d’esordio dello scrittore di Detroit Saladin Ahmed (classe 1975), dalle evidenti origini mediorientali. Esordio più che positivo: non solo il libro è stato ben accolto dal pubblico ma anche dalla critica, tanto che si è aggiudicato il Locus Award for Best First Novel del 2013, oltre ad essersi guadagnato un paio di nominations come Best Novel per i premi Hugoe Nebula.

Al pari di altri giovani autori statunitensi, Saladin Ahmed ha cercato di scrivere una storia fantasy che si allontanasse dalla classica ambientazione medievaleggiante. Se l’antica civiltà egizia ha attirato l’attenzione di Nora K. Jemisin e l’Egitto di epoca napoleonica quella di Django Wexler, la principale fonte d’ispirazione per Il Trono della Luna Crescente è stata il califfato abbaside (750-1258), apice culturale della civiltà arabo-islamica.

Dhamsawaat, la metropoli dove si svolge gran parte della vicenda, è modellata su Bagdad che del califfato abbaside fu la splendida capitale. Oltre alla città irachena, il variopinto centro urbano di Lankhmar – nato dalla fantasia di Fritz Leiber (1910-1982) – ha probabilmente avuto un suo peso sulla genesi di Dhamsawaat. Anche l’umorismo che permea le pagine di Ahmed a tratti ricorda quello che Leiber ha sfoggiato nelle avventure della premiata ditta Fafhrd – Gray Mouser.

L’autore è stato abile nel creare un’atmosfera esotica e carica di suggestioni, ispirata sì alla tradizione musulmana ma con alcuni elementi propri: tra questi l’uso abbondante di bevande alcoliche, la posizione relativamente emancipata della donna e soprattutto la magia che viene utilizzata spesso, anche nella vita quotidiana. La presenza di creature mostruose e demoniache, come djenn e ghul, richiede altresì l’intervento di cacciatori specializzati.

Ancor più dell’ambientazione, per quanto vivida e intrigante, l’aspetto migliore del romanzo è il gruppo di protagonisti. L’anziano ed esperto cacciatore di spettri Adoulla, il giovane derviscio Raseed, la mutaforma beduina Zamia, il mago Dawoud e l’inseparabile moglie Litaz, esperta alchimista, formano una variegata compagnia ricca di risorse, personalità e sagacia che riuscirà a contrastare un piano diabolico, destreggiandosi abilmente tra un califfo crudele e un Principe Falco tanto ambizioso quanto spregiudicato.

Intento di Saladin Ahmed, che come insegnante di scrittura creativa ha avuto un maestro del calibro di Walter Jon Williams, era quello di scrivere una storia divertente, ricca di azione e colpi di scena, utilizzando uno stile semplice ma efficace. Alla fine della lettura di questo romanzo di circa 300 pagine, autoconclusivo e che, al momento, non fa parte di nessuna serie, il lettore che cercava lo svago e l’avventura rimane soddisfatto.

E’ d’obbligo un plauso alla casa editrice Fanucci che continua a pubblicare il meglio della letteratura fantasy anglosassone, innalzando la qualità media dei romanzi reperibili sugli scaffali dedicati a questo genere nelle librerie italiane.

 

Saladin AHMED, IL TRONO DELLA LUNA CRESCENTE (Throne of the Crescent Moon, 2012), trad. di Giorgia Canuso, Fanucci, collezione Immaginario Fantasy, 308 pp., 2014, prezzo di copertina 16,00 € (ebook 4,99 €).