Intervista a Kristine Kathryn Rusch

Kristine Kathryn Rusch ha un bel paio d’occhi limpidi sotto i suoi occhiali, l’espressione tranquilla e decisa di chi sa cosa vuole e non ha problemi a dichiararlo al mondo. Nonostante i successi editoriali e i numerosi premi vinti come scrittrice e curatrice, è una persona schietta che non ama nascondere ciò che pensa. Sebbene il nostro colloquio sia stato puramente epistolare (via e-mail), la sua personalità “straborda” dalle righe. Sembra quasi di avvertirne la presenza, seduta davanti al suo computer o mentre accarezza il suo gatto. Potenza del web! Grazie a te, Kristine.

Prima di tutto, puoi raccontarci le circostanze del tuo approccio alla FS? Chi è stato il tuo primo autore o la tua prima storia di FS?

È difficile rispondere a questa domanda, Fabio, perché non sapevo che genere letterario fosse fino al college. Semplicemente leggevo di tutto. Ricordo di aver letto e amato Andre Norton, tutte le antologie con “il meglio di” relative agli anni Sessanta e Settanta (per ogni genere letterario) e Universocurato da Terry Carr. Amo Stephen King da quel giorno, ma lui dichiara di non scrivere FS. (Mi permetto di dissentire in alcuni casi.) Non penso inoltre che si possano tenere separate le influenze degli altri media. Star Trekha cambiato la mia govane vita, ho adorato anche Ai confini della realtà e il Dottor Who di Tom Baker. Anche Fiori per Algernon è stata una giovanile influenza. Insomma… in breve, non ne ho idea.

Sei una scrittrice premiata in diversi generi, oltre alla FS. Insomma la tua ispirazione sembre davvero eclettica, non trovi? Cosa significa veramente per te scrivere?

Non identifico mai il genere finché non ho concluso ciò che sto scrivendo. E anche allora ho la tendenza a intrecciare molto i generi. La mia serie Retrieval Artist miscela FS insieme a giallo e thriller. Mi piace la storia alternativa, ma spesso ci metto una trama gialla. E i miei romanzi rosa (scritti come Kristine Grayson) in realtà sono romanzi fantasy con un forte interesse nella storia d’amore.

Ci puoi raccontare come nascono e si sviluppano le tue storie?

Comincio con un’immagine e scrivo finché non ottengo una storia finita. Per gli universi più grandi, tengo una bibbia che consulto mentre sto scrivendo. Se pianifico ulteriormente, non scrivo mai il pezzo. È divertente ma impegnativo.

Hai scritto molte opere basate sull’universo di Star Trek. Come è nato questo progetto? È stato difficile per te far vivere personaggi e ambienti creati da altri?

Ho scritto il mio primo romanzo su Star Trek insieme al mio amico Toni Rich, quando avevamo dodici anni. Quindi Star Trek ha sempre fatto parte della mia immaginazione. Il come ho iniziato a scrivere per Star Trek è stato alquanto semplice: l’editore, John Ordover, che era uno dei miei amici scoprì quanto amassi la serie  e mi chiese di scrivere un libro per lui. Io e Dean decidemmo di collaborare per scriverne uno, ci ritrovammo a collaborare alla creazione di molti altri. Fu davvero fantastico. Adoravoscrivere per Star Trek.

Ci puoi parlare della tua esperienza come direttrice de “The Magazine of Fantasy & Science Fiction”? Secondo te qual’è stato il tuo miglior risultato in questo periodo e cosa hai aggiunto alla lunga storia di F&SF?

Ho qualche difficoltà a parlare di questo perché la mia esperienza di lavoro con gli scrittori è stata fantastica, ma dietro le quinte io e l’editore abbiamo avuto moltissime divergenze. Fui scelta per sostituire un “famoso” direttore che è ancora parte della Vecchia Guardia della FS statunitense e lui, insieme ai suoi amici, fece tutto ciò che poteva dietro le quinte per rovinarmi la carriera. Fu un periodo davvero brutto nella mia vita privata.

Ma è stata una gioia dirigere la rivista stessa. Gli scrittori erano fantastici. Il periodo della mia direzione ha avuto il più alto numero di abbonamenti base da decine d’anni a questa parte (ed era dieci volte più alto rispetto alla rivista attuale). Le storie vinsero o furono candidate per molti più premi di qualsiasi altro periodo dal 1970 in poi e, a dispetto della campagna denigratoria della Vecchia Guardia, vinsi uno Hugo per la mia direzione. Questa fu la vendetta.

Sono stata orgogliosa di tanti autori che ho pubblicato. Hanno davvero fatto un fantastico lavoro, anche i lettori li hanno adorati.

Ti è mai capitato di rimpiangere qualche tua scelta durante il tuo periodo in F&SF?

Non dal punto di vista editoriale. Da un punto di vista personale, ho taciuto fin troppo riguardo al sessismo e aI generale disgusto che stavo suscitando alla Vecchia Guardia e, col senno di poi, avrei dovuto parlare. Solo che non volevo che mi vedessero come una “piagnona”, così non ho detto niente.

Parliamo di una delle tue più importanti creazioni: “Diving Universe”. Come è nata l’idea, ce lo puoi spiegare? Come mai i tuoi lettori lo amano così tanto? 

Mi piace leggere di reperti storici, inoltre qui negli Stati Uniti ci sono sommozzatori che esplorano relitti storici. Ho pensato a tutto questo dopo aver letto un libro su di loro; mi sono immaginata come sarebbe stato se ci fossero stati relitti nello spazio e qualcuno ci si sarebbe dovuto “immergere”. Tutto ciò si combinò nella mia mente con la stupefacente poesia di Adrienne Rich, “Diving Into The Wreck”, da qui mi venne in mente il personaggio di Boss. Alla fine avevo tutto un libro!

Penso che ai lettori piaccia l’avventura, loro amano Boss tanto quanto me.

Secondo le tue impressioni, dove è diretta la fantascienza e perché?

Penso che la Vecchia Guardia e l’editoria tradizionale della principale corrente nella fantascienza abbia grossi problemi. Hanno ignorato ciò che i lettori volevano, stabilito regole orrende per il genere (la space opera è scadente, non si può scrivere nulla che non sia già stato scritto prima) e quasi ucciso il genere del libro.

Penso che i film, la televisione, i giochi e i fumetti tengano in vita la vera fantascienza e qualche editore tradizionale sta tornando a pubblicarli. Lo stanno facendo al contempo anche alcune riviste—Asimov’s, Lightspeed.

Penso che alcuni giovani editori dell’editoria tradizionale stanno rivitalizzando le vecchie tematiche rinnovandole allo stesso tempo. Credo sia una bellissima cosa.

La nascita degli e-book e dell’editoria indipendente significa che ora i lettori possono trovare cose che la Vecchia Guardia (e i curatori) avevamo ritenuto orribili. Ecco il motivo dell’esistenza di così tante storie di successo nel self-publishing di fantascienza—perché gli scrittori possono ora dare ai lettori ciò che vogliono.

Tu, come molti tuoi colleghi, gestisci un interessante sito web riguardante le tue opere e la tua bio – bibliografia. Ma qual’è il tuo rapporto con le tecnologie editoriali e come hanno cambiato il tuo lavoro?

L’editoria tradizionale è diventata troppo inospitale per gli scrittori, Traditional publishing has become very inhospitable to writers, esigendo la maggior parte dei diritti che produciamo con il nostro lavoro e non pagandoci abbastanza (a volte non pagandoci affatto).  Questo nuovo mondo dell’editoria mi mette in grado di continuare la mia serie del Retrieval Artist (mentre l’editoria tradizionale mi diceva che non si sviluppava abbastanza velocemente, quindi non lo volevano più). Pubblicherò otto libri di questa serie nel 2015, non avrei potuto mai realizzare qualcosa del genere in passato.

Sono libera di scrivere i libri che voglio ora, e continuare i miei progetti come vorrei.

Il nuovo mondo dell’editoria ha messo anche me e mio marito in grado di far partire la nostra casa editrice— nuovamente. Ne avevamo una vent’anni fa chiamata Pulphouse Publishing. Stiamo pubblicando una serie antologica chiamata “Fiction River”, stiamo realizzando anche molti altri progetti orientati alla fantascienza, oltre a pubblicarvi le nostre stesse opere. WMG Publishing (la casa editrice) è una corporazione separata con sei (presto saranno otto) impiegati, insomma non rincorriamo il business. È davvero una gioia.

Hai scritto anche un manuale di scrittura creativa. In sintesi, cosa uno scrittore eve assolutamente evitare nelle sue storie? Cosa, al contrario, non dovrebbe mai mancare?

In quanto a ciò che uno scrittore dovrebbe evitare…? I gruppi di critica. Distruggeranno una voce originale. Ne ho scritto in un libro intitolato The Persuit of Perfection. La versione breve è che non esiste la storia perfetta, bisognerebbe scrivere molto e lavorare per migliorare ad ogni nuova storia piuttosto che cercare di forzare una vecchia storia dentro una immaginaria nozione di perfezione.

Guardando indietro nella tua carriera, c’è uno dei tuoi racconti o romanzi che ha deluso le tue aspettative?

Se me lo avessi chiesto cinque anni fa, ne avrei avuto una lunga lista. Oggi, sono davvero contenta. Tutto ciò che ho scritto sta per essere ristampato (o lo sarà presto) e i lettori possono trovare tutto. Il che mi rende molto felice.

A parte tuo marito, c’è al momento qualche autore con cui vorresti collaborare? 

No. Ho collaborato con dozzine di scrittori e, sebbene sia stato divertente, ho troppe storie da raccontare per conto mio per continuare a farlo.

Grazie per tutto questo, Fabio