Intervista ad Andrea Vaccaro (Edizioni Hypnos)

Sabato sera, alle premiazioni della StarCon di Bellaria Igea Marina, la rivista Hypnos ha conquistato il Premio Italia dopo appena due anni di attività e dopo essere già arrivata in finale alla scorsa edizione. Una grande soddisfazione per Andrea Vaccaro e la sua squadra di talenti. Con l’occasione abbiamo intervistato proprio Andrea Vaccaro, fondatore e direttore dell’omonima casa editrice a cui fa capo la rivista. 

Nell’editoriale pubblicato su Hypnos n. 2 e intitolato “Sense of weird” hai scritto che un’esigenza «sempre più forte dell’essere umano è quella di avere delle incertezze». Potresti approfondire questa interessante e quanto mai attuale affermazione?

L’essere umano ha sempre avuto la necessità di sentirsi “incompleto”, il naturale bisogno di aver qualcosa da conquistare, scoprire. Il mondo contemporaneo alimenta l’illusione di poter sapere tutto e subito (l’effetto Wikipedia), di poter annullare i confini, che tutto sia definibile, comprensibile. Ma si tratta in realtà di una prigione, l’uomo ha bisogno di “non sapere” (consapevolezza che nei secoli si è andata sempre più perdendo) e se forse un tempo la gente era in cerca di risposte, ora forse sarebbe meglio che cominciasse a porsi le domande. Spero di… non essere stato chiaro, eh eh.

Con il tuo lavoro e quello degli altri collaboratori state portando alla luce romanzi e racconti rimasti per troppo tempo sconosciuti ai lettori italiani. Se pensiamo che molte delle opere da voi pubblicate risalgono al periodo tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ’900, c’è da domandarsi come mai il vuoto inizia ad essere colmato solo adesso in maniera mirata. Soprattutto, viene da chiedersi: quanto weird di quegli anni rimane ancora sommerso rispetto a quel poco che è stato tradotto in italiano?

C’è ancora molto materiale che attende di essere riscoperto, soprattutto per un genere come il weird che trova la sua massima espressione nella letteratura breve. Forse anche questo è uno dei motivi che hanno frenato la pubblicazione in Italia di molti grandi autori. È purtroppo noto che nel nostro paese il racconto viene spesso snobbato a discapito del romanzo, sia dai lettori che dagli editori, e di certo questo fattore ha contribuito a questo “ritardo”. Il discorso si amplifica se si guarda alla letteratura di lingua non inglese, basti pensare a un autore come il polacco Grabinski, completamente ignorato sino a qualche decennio fa e solo da poco riscoperto, non solo in Italia. Se del grandissimo Jean Ray qualcosa è stato fatto, un grande del fantastico come Thomas Owen è al momento del tutto sconosciuto in Italia.

A cosa potrebbe essere dovuto questo gap imperdonabile?

Le motivazioni possono essere tante. Oltre alla già menzionata predilezione del weird per la narrativa breve, che di certo ha ostacolato l’interesse dei grandi editori, penso che uno dei fattori sia stata la mancanza della presenza di editori specializzati, così come invece è accaduto per la fantascienza. Realtà editoriali come Libra, Nord, Fanucci, che pur hanno contribuito in maniera decisiva alla diffusione del fantastico (basti pensare a Lovecraft o C. A. Smith), sono state decisive nella creazione di un interesse verso il genere fantascientifico, mentre tali realtà sono del tutto mancate nel genere weird. In fondo anche nelle grandi case editrici, le iniziative sono per lo più nate dalla passione e dall’iniziativa personale di singoli (per esempio le collane mondadoriane Oscar Horror e Omnibus del Fantastico, entrambe curate da Giuseppe Lippi). Uno dei tentativi più illustri è stato sinora quello della casa editrice Theoria, che, a partire dalla metà degli anni ’80, e poi a partire dall’inizio degli anni ’90 con la collana Biblioteca di Letteratura Fantastica ha proposto al pubblico delle edizioni critiche e spesso complete dei classici del fantastico ottocentesco.

Quanto è importante leggere autori classici come Aickman, Chambers, Buchan, Hodgson e via discorrendo?

Si tratta di classici, e leggere i classici è sempre importante. Si tratta inoltre spesso di autori che esulano dai cliché letterari cui siamo abituati. Prendi Aickman, un autore straordinario, che spesso però può risultare irritante per il lettore classico che si aspetta una vicenda lineare, che evolva da una situazione irrisolta a una risoluzione finale. Con Aickman avviene spesso il contrario, si parte da una situazione in apparenza normale, si intravede man mano una realtà diversa da quella di partenza, e lì tutto termina, il cerchio non si chiude. Sono comunque tutti autori che riescono a fornire uno sguardo diverso sulla realtà, anche per questo è importante continuare a leggerli.

Le Edizioni Hypnos sono sbarcate in ebook con “La ricerca di Catherine”, cinque racconti di Sheridan Le Fanu, dei quali due sono inediti. Cos’altro avete intenzione di pubblicare in formato digitale?

“La ricerca di Catherine” è la prima uscita di una nuova collana digitale, Spiragli, che presenterà brevi raccolte di racconti del fantastico, curata da Danilo Arrigoni. Tra le prossime uscite una selezione di classici autori russi e la coppia francese Erckmann-Chatrian, così da offrire un panorama anche più ampio del fantastico europeo. Spiragli avrà anche un’incarnazione italica (Spiragli. Italia), dedicata alle nuove leve della letteratura weird, e che esordirà con un’antologia di Luca Bonatesta, autore che ci ha molto impressionato alla prima edizione del premio Hypnos.

Riguardo al cartaceo, quali sono i progetti e le novità in ballo a proposito della rivista e delle collane quali Mirabilia, Impronte e Biblioteca dell’immaginario?

Molte sono le novità in arrivo. Nella collana Biblioteca dell’Immaginario sono previsti il primo di due volumi dedicati ai racconti marini di William Hope Hodgson, con la curatela di Pietro Guarriello, un volume dedicato a Oliver Onions, maestro della ghost story,  curato da Giuseppe Lo Biondo, e il terzo volume dedicato ad Aickman, Sub Rosa. Nella collana Impronte invece a breve vedrà la luce Weird Science, antologia curata da Ivo Torello, con i grandi autori classici degli anni d’oro del weird e della fantascienza. Probabilmente però la novità più importante riguarda due uscite previste per il mese di ottobre che inaugureranno una collana dedicata al weird contemporaneo. Si tratta di The Croning, romanzo di Laird Barron, autore che i lettori di Hypnos hanno avuto il piacere di leggere sul secondo numero di Hypnos, e l’edizione italiana di Year’s Best Weird Fiction, curata da Michael Kelly e Laird Barron, ovvero il meglio della narrativa breve weird, con autori quali Jeff Vandermeer, Sofia Samatar, Chen Qiufan e molti molti altri. Per la prima volta sarà possibile anche per il lettore italiano avere un po’ il polso del mondo del weird contemporaneo, direi un unicum in Italia. E occhio a The Croning, è un romanzo veramente straordinario!

Le edizioni Hypnos si avvalgono di eccellenti illustrazioni, inserite anche tra le pagine dei racconti. Si va dagli autori storici come Virgil Finlay agli ottimi illustratori e disegnatori italiani quali Ivo Torello, Cristiano Sili e Gino Andrea Carosini. Quanto è importante, per te, il connubio tra arte visiva e letteraria?

Il connubio è fortissimo, soprattutto nella creazione di una rivista, che esige l’immagine, l’evocazione. Quando si legge si creano immagini, quando si osservano le immagini si evoca un mondo “alle spalle” dell’immagine. Basti pensare ad Alfred Kubin, forse la figura che più rappresenta la forza di questo connubio: tutte le sue creazioni sono al contempo visive e letterarie, non importa se si tratti del romanzo L’altra parte o dei suoi disegni. Le persone che hai citato sono state e sono tutt’ora fondamentali nell’evoluzione di Hypnos. Credo che gran merito del successo e degli apprezzamenti avuti da Hypnos sia attribuibile alla qualità delle illustrazioni e della grafica. Il lavoro che ha fatto Ivo Torello, sia come grafico, che come autore delle copertine e art director di Hypnos, è assolutamente straordinario.

Cosa ne pensi del confine e del rapporto tra realtà e immaginazione

Domanda da poco… Diciamo che se sapessimo meglio definire il concetto di realtà e immaginazione, forse riusciremmo a capirne il rapporto. Sinceramente non vedo una dicotomia, anzi, l’immaginazione è la forza creatrice della realtà. Si può anche dire che noi prima “immaginiamo” la realtà, poi la scopriamo, a volte i due piani si sovrappongono perfettamente, altre un po’ meno. Non vorrei tornare ancora ad Aickman…

Come nasce un Andrea Vaccaro? Puoi riassumere la tua love story  con la letteratura weird e fantastica?

Accidenti, speriamo non ne nascano troppi! Il mio primo ricordo risale a un Urania (strano, vero?) ovvero Mitologie del futuro prossimodi Ballard e in particolare al racconto “Riunione di famiglia”, che mi colpì non poco (avevo circa 12 anni, direi che è abbastanza naturale che mi abbia colpito!). Poi ho cominciato a saccheggiare la biblioteca di mio padre e sono cresciuto a pane e Cosmo Argento. Poi è arrivato Lovecraft, chi se non lui! E da lì è stato amore a prima vista, sia con il gioco di ruolo Il Richiamo di Cthulhu, che con l’edizione in quattro volumi curata da Giuseppe Lippi. Poi Borges, i classici del fantastico con la mitica collana della Theoria Biblioteca di Letteratura Fantastica (alla quale mi sono ispirato per la collana Biblioteca dell’Immaginario). Molto importante è stata per me l’esperienza di Avatär, cui ho collaborato insieme a Kremo, soprattutto nella realizzazione dei quattro numeri speciali, per avermi reso consapevole della possibilità di poter creare qualcosa e non solo essere un mero fruitore. Grazie anche a quell’esperienza è nata la fanzine Hypnos e tutto il resto.

Grazie per essere stato abbastanza pazzo e gentile da rispondere a tutte le domande.

Siete voi i folli ad avermele fatte! Grazie mille per le belle domande. Be seeing you!