Ivo Torello e gli strani casi di Ulysse Bonamy

Gli strani casi di Ulysse Bonamy è un ciclo letterario che finora si compone di quattro libri, ma ne arriveranno altri. Sono tutti ambientati nella Parigi degli anni Venti del Novecento, nello stesso universo narrativo de La casa delle conchiglie, romanzo che ha fatto salire alla ribalta lo scrittore Ivo Torello pochi anni fa.

La Parigi di Ivo Torello è una città sconosciuta ai più, o almeno a chi non è solito frequentare gli occultisti che segretamente ne tessono le trame. Ci sono, in questa Parigi segreta, luoghi magici che nascondono poteri sconosciuti e persone che li sanno maneggiare. Stiamo parlando di una realtà sotterranea che la gente comune farebbe meglio a non conoscere per mantenere la propria integrità, e infatti è proprio così.

In ogni caso i libri di Ivo Torello non sono affatto cupi, sono invece divertenti e leggiadri, non privi di una buona dose di ironia. A volte sessualmente espliciti, ma senza mai cadere nel volgare, sono disegnati sullo stile dell’indagatore dell’occulto. Ulysse Bonamy è infatti un personaggio poco raccomandabile che in qualche modo finisce sempre per improvvisarsi detective di casi che implicano l’esistenza di luoghi e cose al di là del reale propriamente conosciuto.

Nel caso de La gorgiera della contessa sanguinaria assistiamo a un giallo tendente al classico, con una ragazza rapita e da riportare a casa sana e salva. Ecco, questo romanzetto che si legge in due giorni sarebbe un classico giallo se non venissero introdotti nella storia oggetti magici come per esempio un anello che, una volta indossato, rende visibile a qualcun altro tutto quello che facciamo.

In L’harem delle vergini dannate il nostro Bonamy si introduce come lavoratore in un collegio di ragazzine per indagare su oscuri rituali sessuali che vengono presumibilmente perpetrati all’interno. Il nostro indagatore correrà grossi rischi non tanto per salvare le ragazzine quanto per aiutare un suo amico a scagionarsi dall’ingiusta accusa di essere l’artefice delle violenze che gira voce avvengano nel collegio. Anche in questo caso lo stile è grosso modo quello del giallo classico, tanto da avere tra i protagonisti anche il commissario Sarcelle, personaggio che ricorda molto l’ispettore Bloch del fumetto Dylan Dog.

Il maledetto paese che puzzava di pesce è invece già qualcosa di diverso. Uno scultore di nome Morleu deve completare la scultura di una creatura chiamata Dagon (e questa è solo una delle citazioni lovecraftiane presenti nel ciclo). Per poterlo fare è necessario che Ulysse Bonamy si introduca in un certo paese della costa sud della Francia, ai confini con l’Italia, per prendere la cosiddetta coda del leviatano, un oggetto magico nascosto nelle profondità di un luogo che si rivelerà magico esso stesso.

In Estasi e tormento a Montmartre assistiamo a un colossale scontro tra “titani”. In qualche modo diversi occultisti vengono messi l’uno contro l’altro e si scatena una guerra tra “maghi” che solo alla fine rivelerà i veri artefici e il vero motivo di tanta avversità. È evidente che in questo libro Ivo Torello non riesce a rendere pienamente perché la storia avrebbe meritato una lunghezza maggiore. Non a caso l’autore ha deciso che il prossimo volume, il quinto, sarà di lunghezza decisamente più lunga: qualcosa bolliva già in pentola.

Come in ogni ciclo che si rispetti, nei vari episodi vengono riproposti gli stessi personaggi, così che si finisce con l’appassionarsi a loro. In Estasi e tormento a Montmartre i personaggi sono presenti quasi tutti insieme, a formare una specie di Avengers non della Marvel ma delle Edizioni Hypnos.

Ivo Torello non ha scritto molti romanzi ma quelli che ha prodotto sono indimenticabili. Uno di questi è La casa delle conchiglie, che parla di una villa parigina dove aveva sede, nell’800, il più osceno ma anche raffinato e richiesto bordello che il mondo abbia mai avuto. La storia di quel bordello è quasi sconosciuta e forse è meglio così, considerando gli sconvolgenti segreti che la villa tiene custoditi tra le sue mura. Veniamo finalmente a conoscenza dei meravigliosi orrori che sono avvenuti nella casa grazie a Ivo Torello, che, senza censura alcuna, racconta delle orge e stregonerie che un tempo avvenivano lassù, a livello della collina a nord di Parigi chiamata Montmartre, dove appunto la villa era dislocata. Come già detto, il ciclo di Ulysse Bonamy si ambienta nello stesso universo narrativo de La casa delle conchiglie.

Altro romanzo di Torello, meno conosciuto ma di estremo valore, è Predatori dall’abisso. Nel 1890, in una località della Scozia accadono fatti misteriosi e orripilanti. Indefinibili ombre si intravedono nei boschi. I guai cominciano dopo che un paleontologo si stabilisce nel paesino per degli studi altrettanto misteriosi. L’intensità dell’opera, dove ogni frase pare scritta come se fosse l’ultima, è una delle qualità che si apprezzano di più. Lo stile elegante, l’atmosfera azzeccata e ben descritta, lo svelare a poco a poco il grande mistero che aleggia sin dalle prime pagine sono alcuni fra gli elementi che rendono questo manoscritto degno di rilievo. Predatori dall’Abisso è un romanzo di fantascienza diverso. In esso mistero, meraviglia, scienza, orrore e avventura si uniscono per dare un libro intrigante e spassoso.

Torello è un esempio di ottima narrativa weird italiana. Come afferma in una sua intervista, egli rivendica da sempre la supremazia della narrativa di genere fantastico e sostiene che gli scrittori italiani non abbiano nulla da invidiare agli autori stranieri. Lui, è il caso di dirlo, ne è un esempio lampante.