La cosa marrone chiaro e altre storie dell’orrore, di Fritz Leiber

Spesso sono i piccoli editori a realizzare le cose migliori, perfino con pochissimi mezzi a disposizione, grazie alla passione con cui fanno il loro lavoro. È proprio il caso di questa raccolta di racconti leiberiani pubblicata dalla Cliquot, piccola casa editrice digitale di Roma. Si tratta di testi ancora inediti in Italia, ben curati e ben tradotti, sette racconti lunghi tutti da gustare che ci danno un’idea netta delle capacità narrative di Leiber. C’è anche una lunga e interessante introduzione del curatore, utilissima per inquadrare i singoli racconti nel loro momento “storico” e identificare il contesto in cui nasceva l’ispirazione di Leiber. Ma, cosa ancor più interessante, in questa raccolta è presente un’appendice saggistica dello stesso Leiber. Una vera e propria ciliegina. È lo stesso autore che descrive il suo proficuo rapporto con “Weird Tales” e con la sua ispirazione di genere horror. In parole povere, l’intera raccolta è un piccolo gioiellino, una sorta di babà letterario per appassionati e non.

Cosa troverebbe un lettore non appassionato del fantastico in questa raccolta?

Anzitutto uno stile mai arzigogolato, mai barocco, mai sopra le righe ma, al contrario, scorrevole e semplice all’apparenza. Non è lo scrittore a raccontare la storia, ma sono i fatti stessi a dipanarsi spontanei all’occhio di chi legge. Un effetto che si realizza in molti modi, quali le descrizioni asciutte e la dinamicità dei dialoghi che sembrano lasciar vivere la quotidianità fuori dalla pagina. Il lettore viene afferrato per la collottola e tirato dentro le esperienze paranormali, più o meno incredibili, vissute dai protagonisti. Altro elemento interessante per un comune lettore è l’idea stessa della quotidianità che emerge dalla lettura di queste storie. Proprio fra le pieghe del quotidiano, infatti, emerge l’orrore. Non una dimensione soprannaturale, non qualcosa che riguarda altri mondi sporadicamente o accidentalmente collegati al nostro. L’orrore è parte di questo nostro universo quotidiano, si trova dietro l’angolo e può investire la vita di ognuno di noi in qualsiasi momento. Non occorrono particolari capacità per evocare certe cose malvage, può accadere anche per caso, involontariamente. Sulla base di questa idea della “quotidianità” dell’orrore, Leiber costruisce delle godibili invenzioni stuzzicando e quasi tirando il lettore per il naso. Un piacevole modo di lasciarsi ingannare.

Cosa trova il lettore appassionato, quello esigente?

Anzitutto qualcosa che non si vede spesso nelle antologie di questo genere: l’inquadramento delle storie nel loro contesto “storico”. Ciò che balza all’occhio per chi volesse esaminare l’indice del volume è che le storie sono presentate nella corretta sequenza temporale. Ci troviamo le prime storie degli anni Quaranta, in cui Leiber sgomitava per costruirsi la sua notevole carriera cercando di stupire il lettore con qualche “effetto speciale”, forse anche qualche trovata ingenua. E giù per gli anni Sessanta e Settanta, in cui l’ispirazione si fa matura e consapevole dei propri mezzi, per arrivare alle ultime storie degli anni Ottanta. In sostanza, si cerca di offrire al lettore la possibilità di seguire la maturazione artistica di Leiber. Non solo. Ci offre anche un piccolo spaccato dell’evoluzione dei gusti popolari in fatto di letteratura Horror. Passiamo dalle classiche storie pulp, cariche di ombre, temporali, luci di candele, mostri orribili e avvenenti donne in pericolo, alle trame più complesse del cosiddetto “Urban Fantasy”. Storie in cui ritroviamo anche suggestioni ambientaliste e dove le megalopoli sono luoghi che tendono ad alienare l’individuo e a distruggerne la personalità. Io, al posto vostro, non mi perderei la lettura di questo libro.

 

Contenuti:
“Il vero Fritz Leiber” [Introduzione di Federico Cenci];
“La villa del ragno” (“Spider Mansion”, Weird Tales 1942);
“Il signor Bauer e gli atomi” (“Mr Bauer and the Atoms”, Weird Tales, 1946);
“Qualcuno urlò: strega!” (“Cry Witch!”, 10 Story Fantasy, 1951);
“Il demone del cofanetto” (“The Casket-Demon”Fantastic Stories of Imagination, 1963);
“Richmond, fine settembre, 1849” (“Richmond, late September, 1849″, Fantastic, 1969);
“La cosa marrone chiaro (Parte I)” (“The Pale Brown Thing (Part I)”, MF&SF, 1977);
“La cosa marrone chiaro (Parte II)” (“The Pale Brown Thing (Part II)”, MF&SF, 1977);
“Fantasie paurose” (“Horrible Imaginings”, Death, 1982);
“Il nero ha il suo fascino” (“Black has its Charms”, Whispers, 1984);
“Weird Tales: un amore a distanza” (“Weird Tales: a Love at a Distance”, The Diversifier, 1977) [Appendice saggistica di Fritz Leiber].