La difesa di Shora, di Joan Slonczewski

LA DIFESA DI SHORA (A Door Into Ocean, 1986) è un interessante romanzo della newyorkese Joan Slonczewski (classe 1956), pubblicato in Italia dalla Nord nel 1988, nella collana Cosmo Argento, e ottimamente tradotto da Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli.

Le zattere viventi del mondo oceanico di Shora sono abitate da una razza di sole donne capaci di riprodursi per partenogenesi, le cosiddette Spartienti (Sharer nell’originale): creature che hanno rifiutato ogni forma di tecnologia, sebbene siano esperte nella manipolazione biologica, e vivono in armonia con l’ambiente e con se stesse. Molto importante, nella loro cultura, è il rapporto di coppia, empatico e sentimentale nonché sessuale, che si crea tra due Spartienti. Diversamente, il pianeta gemello Valedon, con una dicotomia che ricorda quella de “I reietti dell’altro pianeta” (The Dispossessed. An Ambiguous Utopia, 1974) di Ursula Le Guin, è abitato da umani tradizionali e ha sviluppato una civiltà simile alla nostra, maschilista e dilaniata spesso da guerre civili. I due mondi vivono ignorandosi l’un l’altro, con contatti limitati e controllati, finché gli abitanti di Valedon, andando ben oltre gli ordini del Patriarca, massima autorità dell’universo umano (Shora escluso), intraprendono l’invasione del pianeta marino. Ai metodi prepotenti e ottusi di Valedon, le Spartienti opporranno una resistenza coriacea e ostinata, ma sempre improntata sulla nonviolenza. In questo contesto di scontro tra civiltà, che a tratti si tingerà di crudeltà sanguinaria, sarà capace di nascere e sopravvivere una storia d’amore fra una Spartiente e un giovane di Valedon.

A dispetto di una sinossi degna di un libro rosa, la lettura di questo romanzo riserva alcune piacevoli sorprese, in primis lo stile: lirico, poetico, evocativo. I personaggi, tutti, sono ben delineati e credibili; i dialoghi mai banali e la narrazione è sempre fluida e piacevole. Soprattutto la trama, per come evolve, è tutt’altro che scontata. Altro punto forte, se non il principale, è Shora stesso, un pianeta che presenta un’ecologia complessa, costruita ottimamente e degna del “Dune” di Herbert (non a caso, l’autrice è una biologa): il lettore fa la conoscenza di innumerevoli specie native, integrate fra loro, come aerofiori, ingoiatori migranti, stellavermi, calamari plananti, cliccomosche e via discorrendo

Opera di un’autrice “minore”, LA DIFESA DI SHORA è stato etichettato come “romanzo di utopia lesbico-femminista” ma, al di là dei contenuti, sarà apprezzato dagli amanti della fantascienza antropologica e femminile, quella, per intenderci, che ha nella già citata Le Guin o in Eleanor Arnason le sue punte di diamante.