La lente di diamante, di Fitz James O’Brien

Dal sito della casa editrice Hypnos

“La lente di diamante” è il secondo e conclusivo volume dedicato a tutti i racconti fantastici di Fitz-James O’Brien, e racchiude i suoi principali capolavori, dall’affascinante microcosmo in “La lente di diamante”, alla collezione di robot di “Il forgiatore delle meraviglie”, precursori del genere fantascientifico, dal classico dell’horror “Cosa è stato?”, antenato dell’Horla di Maupassant, sino ai deliri di “Dalla mano alla bocca”, degno dei migliori incubi surrealisti.Fitz-James O’Brien (1828-1862) è la figura più importante della narrativa fantastica di lingua inglese nel periodo compreso tra Poe e Lovecraft. Poeta, autore di racconti e pièces teatrali, giornalista, nella sua pur breve ma intensa vita, O’Brien fu autore assai prolifico, oltre che una delle personalità più eclettiche del suo tempo. Le sue invenzioni letterarie hanno ispirato i più grandi autori del fantastico, da Maupassant a Lovecraft, da Wells a Merrith. In Italia O’Brien è apparso come protagonista di una storia della serie a fumetti Dampyr, scritta da Mauro Boselli, già autore di una versione a fumetti del racconto “La lente di diamante”.

Andrea Vaccaro, piccolo e coraggioso editore (l’Italia ormai è patria solo di piccoli e coraggiosi editori; quelli medi e grandi hanno disertato più o meno tutti il fantastico e la fantascienza, ahimè), si fa sempre notare per le sue interessanti scoperte/riscoperte di opere e autori finora trascurati nel nostro paese. E’ questo il caso anche del libro cui voglio dedicare qualche breve considerazione.

E’ da qualche tempo disponibile il nuovo volume della collana Biblioteca dell’Immaginario delle Edizioni Hypnos, La lente di diamante, secondo e conclusivo volume dedicato a tutti i racconti fantastici di Fitz-James O’Brien, autore della prima metà del XIX secolo, considerato uno dei padri della fantascienza e del fantastico moderno. Irlandese, poi naturalizzato statunitense, Fitz-James O’Brien, (1828-1862) è considerato, e non a torto, uno dei precursori del moderno genere fantascientifico. La sua vita, intensa e a tratti avventurosa, si arricchì ben presto di un alone romantico e quasi leggendario, come la sua letteratura. Ricco irlandese riuscì a dilapidare in breve tempo una cospicua eredità. Trasferitosi in America si fece presto notare nei circoli letterari più importanti di New York per la sua vivacità e per la sua personalità brillante ed estroversa. Il suo carattere impulsivo lo spinse ad arruolarsi nel 1861 e a combattere nella Guerra di Secessione. Valoroso e impetuoso raggiunse presto il grado di capitano ma poi, nel 1862, fu ferito gravemente e si spense nell’aprile di quell’anno, a soli 33 anni, dopo una luna agonia.

Negli Stati Uniti la fama di Fitz-James O’Brienè assai forte, e v iene giustamente considerato uno dei massimi autori del genere fantastico (assieme a Poe, ovviamente, di cui fu contemporaneo), e soprattutto come ispiratore di scrittori anch’essi fondamentali come Ambrose Bierce, William Hope Hogdson, Abraham Merritt e Howard Phillips Lovecraft.

Grazie all’opera meritoria di Andrea Vaccaro e della sua Hypnos abbiamo finalmente modo di conoscere la sua opera anche in Italia. In questo secondo volume dedicato ai suoi racconti, spiccano in particolare tre opere.

La lente di diamante , che dà il titolo alla raccolta, è un classico della fantascienza in cui uno scienziato scopre, in una goccia d’acqua, un mondo infinitamente piccolo. In questo mondo microscopico il giovane scienziato – figura in parte autobiografica (un ricco studente che sperpera la sua fortuna per acquisire (con mezzi anche illeciti) una lente miracolosa per il suo microscopio) – riesce a intravedere le movenze di una silfide, una giovane fanciulla di eterea bellezza di cui si innamorerà perdutamente, fino a perdere la ragione. Per gli amanti della fantascienza risulterà subito evidente l’assonanza tematica con altri classici di questa letteratura, a partire dal celeberrimo La ragazza nell’atomo d’oro(The Girl in the Golden Atom, 1922), che fornì gloria imperitura a Ray Cummings, uno dei autori di punta del primo periodo di Amazing Stories e della science fiction degli anni venti e trenta.

Altro titolo che lascia il segno è Il forgiatore delle meraviglie (“The Wondersmith”), forse l’opera migliore di O’Brien. Qui, rifacendosi in parte alle leggende ebraiche praghesi che furono di ispirazione anche al successivo Il Golem di Gustav Meyrink (1915), l’autore anticipa in maniera originale e consistente la tematica delle creature meccaniche o comunque costruite dall’uomo, che , in base a una logica fantastica, si trasformano da esseri privi di movenze e coscienza in autonome creature dotate di libero arbitrio, capaci alfine anche di rivoltarsi contro il proprio creatore. Il racconto, a metà tra fantascienza e horror sovrannaturale, ruota attorno alla figura di un maligno burattinaio, Herr Hippe, a capo di una banda di zingari. Con l’aiuto di una megera e della magia nera, il forgiatore di meraviglie, Herr Hippe, riesce a infondere la vita nelle sue creazioni, un esercito di soldatini dotati di spadini avvelenati. Le anime dei morti maligni verranno trasmesse nei corpicini di legno dei soldatini, che si trasformeranno in automi viventi e dovranno partire con il compito di uccidere i figli dei cristiani, rei di aizzare l’odio contro la comunità degli zingari. E’ chiaro come anche qui la fantasia di O’Brien sia poi servita da ispirazione a interi filoni della fantascienza degli anni trenta, e ai molti scrittori che hanno trattato la tematica dei robot e della loro rivolta contro l’uomo.

Da notare ancora l’onirica e angosciosa visione costruita genialmente ne Dalla mano alla bocca (From Hand To Mouth), dove il protagonista si ritrova prigioniero in una magione misteriosa dominata da servitori costituiti unicamente da una sequenza di mani, occhi e bocche; la vicenda dell’uomo incapace di sottrarsi al fascino di una donna bellissima e misteriosa, di cui si riescono a intravvedere solo la testa e i capelli, rimane un capolavoro della letteratura surrealista. E soprattutto Cosa è stato? (What Was It?) che narra dell’esistenza di una creatura extraterrestre invisibile. La storia servirà da modello a Guy de Maupassant per il suo celeberrimo “Le Horla” e a molti autori degli anni venti e trenta come lo stesso Nat Schachner.

In sostanza un libro di assoluto interesse sia per gli appassionati del fantastico/horror sia per quelli che prediligono la fantascienza.