La terra infranta, di Ian McDonald

Posso mostrarti dove la deriva genetica tra la popolazione proclamante abbia portato mille anni fa a una trasmissione ereditaria della condizione di mancino, ma c’è molta strada tra il modo in cui uno si firma e quello in cui adora Dio. Posso mostrarti dove si trova il punto di svolta che determina il linguaggio, oppure quello che assicura che i bambini nascano con la stessa innata capacità di scrivere e di disegnare la casa e i boveicoli e la mamma. Ma non posso mostrarti, e nessuno può farlo, il punto in cui le molecole determinino che tu nasca Confessore o Proclamante.

(trad. di Alessandro Vezzoli)

 

Quarta di copertina:

Siamo in un futuro lontano, sulla Terra. Il villaggio di Chepsenyt è un’enclave pacifica e autosufficiente i cui abitanti vivono in armonia con la natura attraverso le loro conoscenza di ingegneria genetica. Addirittura, convivono pacificamente due confessioni religiose. Ma quando le truppe dell’Impero scoprono che gli abitanti di Chepsenyt nascondono dei ribelli, il villaggio viene dato alle fiamme e gli abitanti dispersi. Da qui parte il doloroso viaggio della giovane Mathembe Fileli verso l’età adulta, per sopravvivere e ritrovare la propria famiglia.

 

Se ci si aspetta, iniziando la lettura di questo La terra infranta (Broken Land, 1992), di trovare un prodotto simile a Il fiume degli dei (River of Gods, 2004) o alla recente trilogia lunare, sempre di McDonald, si potrebbe rimanere delusi. Ciò non significa che lo scrittore britannico con questo romanzo, che risale al primo periodo della sua carriera, non sia stato all’altezza del suo indubbio talento; si tratta però di opere profondamente diverse tra loro.

Ian McDonald, nato a Manchester nel 1960 ma cresciuto a Belfast a partire dai cinque anni, ha vissuto da testimone il lungo periodo del conflitto nordirlandese, che ha provocato migliaia di morti tra la fine degli anni ’60 e il 1999. La tragedia irlandese del XX secolo è affrontata dall’autore in un romanzo fantascientifico denso, con uno stile elaborato e ricco, non sempre scorrevole ma adeguato per descrivere le esperienze, anche oniriche e metafisiche, della protagonista.

Com’è normale in McDonald, eccellente è il worldbuilding: la Terra di un futuro remoto che, dopo una rivoluzionaria “Marea Verde”, si è convertita alle biotecnologie, con ogni aspetto o quasi della vita quotidiana regolato dall’ingegneria genetica. Non mancano, inoltre, i viaggi interstellari compiuti su mastodontiche e misteriose astronavi.

Nella società multietnica di una provincia ancora legata a un vecchio e orgoglioso impero in piena decadenza, il lettore coglie suggestioni indiane, africane, persino caraibiche. Due confessioni, quelle dei Proclamanti e dei Confessori (in cui si possono riconoscere gli Unionisti protestanti e i Nazionalisti cattolici d’Irlanda), convivono in questa lussureggiante contrada e, pur essendo vissute in pace per secoli, si ritrovano coinvolte in un’escalation di disordini e instabilità che alimenta un odio irrefrenabile. Le faide nutrono se stesse e in breve si tramutano in una vera e propria guerra civile, che si conclude in massacri indiscriminati da una parte e dall’altra e in pulizie etniche, non troppo diverse da quelle viste nei Balcani o in Medio Oriente. Nella narrazione degli eventi McDonald non mostra simpatia per nessuna delle due fazioni, considerate ugualmente responsabili della tragedia che sconvolge la vita di innumerevoli innocenti. Incertezza e paura del futuro filtrano praticamente da ogni pagina.

Al di là della tormentata vicenda della giovane e muta Mathembe e dei suoi familiari, ciò che più colpisce in questo romanzo, relativamente povero di dialoghi ma ricco di descrizioni e di introspezione psicologica, è una realtà consolidata che l’umanità non riesce a cancellare dalla propria storia, realtà dominata da persone ignoranti, meschine e senza scrupoli. McDonald crede che si possa superare questa fase tragica ma per far ciò si dovrà entrare in un nuovo stadio evolutivo, incentrato sulla comunione spirituale e sulla consapevolezza dei bisogni degli altri, grazie anche a un nuovo modo di comunicare con il prossimo. Significativamente il primo titolo dell’opera, poi cambiato con la seconda edizione, era Hearts, Hands and Voices.

Un libro consigliato se si cerca la riflessione più dell’intrattenimento.

 

 

Ian McDONALD, LA TERRA INFRANTA (Broken Land, 1992), trad. di Alessandro Vezzoli, Mondadori Libri, collana Jumbo (#11), 361 pp., 2020, prezzo di copertina € 9,90 (ebook € 7,99).