L’abisso di Coriolis, di Lukha B. Kremo

L’Abisso di Coriolis è il terzo libro pubblicato nella collana Mirabilia delle Edizioni Hypnos, e segue, nell’ordine, Predatori dall’abisso di Ivo Torello e Il paese stregato di Sergio Bissoli. Mantenendosi nella linea editoriale dei primi due volumi, anche quest’ultima pubblicazione tiene alta la bandiera della narrativa fantastica italiana, ed è scritta da un autore già noto nel panorama fantascientifico nazionale, Lukha B. Kremo, di cui L’abisso di Coriolis racchiude tredici racconti scelti tra il 1999 e il 2014.

Racconti che, da quanto riferisce l’editore nell’introduzione, e da quanto ha potuto verificare chi scrive, s’inseriscono nel filone inesplorato della weird science fiction.

I tredici racconti sono piccole storie piene di idee, finestre su mondi futuristici verosimili e spaventosi, inquietanti, disturbanti, in cui diabolici inframondi prendono famelicamente contatto con l’universo conosciuto (è questo il caso della trilogia che dà il titolo alla raccolta), dove colture di microdonne si nascondono nelle colline coreane (“Yuna Shin”) o una ragazza fotofobica immunodeficitaria è costretta a vivere la sua esistenza dentro una camera incubata salvo poi scoprire una verità sconvolgente (“L’incanto di bambola”).

Alla natura inquietante, tra il fantascientifico e l’horror, di quasi tutti i racconti, si aggiunge un altro elemento in comune tra molte delle storie di Lukha B. Kremo: il raggiungimento della libertà seguita ad una gabbia mentale fisica o psicologica. E’ il caso di “Subumano Gamma”, creaturina dei bassifondi protagonista di un’avventura rivelatoria in una società suddivisa in classi sociali eugenetiche, ed è il caso del già citato “Incanto di bambola” e di “Ghiaccio mauve”, dove una ragazza pelle e ossa lavora in una miniera sotto il controllo di un supporto chiamato Kumiko inserito nella sua spalla.

E’ la scienza, tuttavia, ad avere il ruolo di protagonista nell’antologia. Ogni racconto è aggiornato dal punto di vista scientifico. Non di rado, ad esempio, compare il Bosone di Higgs al centro delle storie, e in alcuni casi, come ad esempio nei tre racconti che costituiscono la trilogia di Coriolis, potremmo parlare persino di hard weird science fiction.

Ciò non toglie che il contenuto e lo stile dei racconti siano ampiamente variabili. Non mancano all’appello nemmeno i racconti umoristici o satirici come nel caso di “Piano divino”, una storia dove il connubio tra i concetti di inframondo (che torna spesso nel volume) e mappatura cerebrale permette di immaginare la riesumazione di personaggi storici come Napoleone (che parlerà nel Palazzo di Vetro dell’ONU ricevendo un applauso scrosciante) e Gesù, con delle conseguenze di portata mondiale tra l’esilarante e il terrificante. Un po’ di spazio alla satira viene lasciato nel racconto “Quel che resta del sole” in cui vengono coinvolti alcuni parlamentari italiani, sempre attorno al concetto di inframondo.

L’inframondo fa capolino di frequente nelle tredici storie qui presentate. Non tutti sanno cos’è, anche se i lettori e le lettrici della fantascienza moderna ne hanno sentito parlare spesso. E’ un concetto non facile da capire né da spiegare, e tuttavia, da buon divulgatore, l’autore riesce con parole sue a dare una visione nitida di cosa si sta parlando.

Come si diceva all’inzio, L’abisso di Coriolis trabocca di idee. Partendo da una evidente cultura della narrativa passata e da un adeguato aggiornamento sia letterario che scientifico, l’autore riesce laddove molti scrittori contemporanei di science fiction falliscono. Riesce cioè ad essere originale, a portarsi avanti in una disciplina narrativa dove si fa presto a saturare i contenuti che da un momento all’altro possono diventare cliché.

Riesce, in particolare, a portarsi avanti dal punto di vista scientifico. La fisica è applicata fino a livelli da capogiro in alcuni racconti come nella trilogia di Coriolis, per l’appunto, ma anche in racconti come “Campo Pitagora”, unico esempio di storia ambientata nello spazio, in una stazione ospedale sulla superficie gelata di Caronte, uno dei cinque satelliti di Plutone. Mentre i risultati di un esperimento di fisica quantitisca sono mostrati in “Il gatto di Schrodinger”, dove al posto del gatto si metterà lo stesso esecutore dell’esperimento, il professor Prosperi, per quello che diventerà un thriller a sfondo scientifico molto ben costruito.

Benvenuti infine al Centro Pitagora, dove l’Ingegnere vi parlerà di questo luogo degli esperimenti nato dalla riscrittura del racconto “Labyrinthus” di Lino Aldani. L’Ingegnere scrive sul suo diario perché glielo ha detto il Dottor Cassone, con lui ci sono anche Gatti il pittore, Lazzaro lo scrittore e altre cavie.

E poi ci sono loro, i lettori di un’antologia che oscilla tra scienza, orrore e follia, testimoni di avvenimenti che per quanto fantasiosi brilleranno di vita propria negli inframondi nascosti in un granello di sabbia o in un atomo della nostra pelle.