L’altra faccia del grande Joe: uno sguardo su Joe R. Lansdale

Al mattino saluto i fiori, i loro squillanti boccioli gialli e rossi che scaturiscono dalle teste di corpi morti da lungo tempo e destinati a non marcire. I fiori si spalancano a rivelare i loro piccoli cervelli neri e le loro antenne simili a piume, e issano i loro boccioli verso l’alto e gemono. Tutto questo mi dà un piacere pazzesco. Per un folle momento mi sento come un cantante rock che compare davanti al suo pubblico ingenuamente entusiasta.

Dal racconto “Tight Little Stitches in a Dead Man’s Back” (“Piccole suture sulla schiena di un morto”, traduzione di Umberto Rossi).

 

Joe R. Lansdale (Gladwater – Texas, classe 1951) è uno scrittore poliedrico e talentuoso, che da più di trent’anni spazia dal genere noir al romanzo di formazione, dall’horror alle sceneggiature per fumetti e cartoons.

Negli USA sono famosi i romanzi della serie dedicata agli investigatori Hap e Leonard, ma in Italia Lansdale fece una delle sue prime apparizioni nella collana di fantascienza Urania, per l’esattezza nel n. 1214 del 1993. Il romanzo era La notte del drive-in (The Drive-In, 1988), primo capitolo della trilogia del Drive-in, riproposta poi integralmente da Einaudi.

Questa saga comincia a Mud Creek, paesino immaginario del Texas, già incontrato nel western-horror Dead In The West (1986, it. La morte ci sfida, Fanucci 2008). Principale, se non unica, attrazione di questa località è l’Orbit, il più grande drive-in d’America con i suoi sei schermi, che nei fine settimana vede il tutto esaurito.

Per Jack, il protagonista, e i suoi amici, Willard il duro, Bob il cowboy e Randy, un mingherlino ragazzo di colore, l’Orbit è l’unico motivo che li faccia scendere dal letto, il venerdì mattina.

Come ammette lo stesso Jack: “l’Orbit aveva proprio qualcosa di speciale. Era romantico. Era fuorilegge. Era folle. E, alla fine, si dimostrò anche mortale” (traduzione di Vittorio Curtoni).

Una sera d’estate il gruppo di amici si dirige all’Orbit, pronto a gustarsi la Grande Nottata Horror; il programma prevede titoli cult del genere: Ho fatto a pezzi la mamma, La casa, La notte dei morti viventi, Utensili per l’omicidio e Non aprite quella porta.

La serata è solo agli inizi quando una misteriosa cometa sfreccia sopra il cielo e avvolge l’Orbit con un’impenetrabile cupola, nera come le tenebre. Chi si avvicina conosce una morte tanto rapida quanto orribile, sciogliendosi in una pozza di acido. A complicare ulteriormente le cose, telefoni e orologi cessano di funzionare.

Mentre i proiezionisti continuano la trasmissione delle pellicole, semplicemente per segnare lo scorrere del tempo, e il gestore del chiosco distribuisce gratuitamente hot dog, bibite e snack al cioccolato, il caos prende il sopravvento. Alla fine, quando le inclinazioni orgiastiche e le tendenze cannibali non hanno più freni, emerge la figura del Re del Popcorn, un profeta mutante, la cui origine non sarà qui svelata.

Siamo di fronte al miglior Lansdale: lo stile è originale, sfrenato, intriso di macabro umorismo. Di tutta la trilogia, questo primo capitolo è sicuramente il più avvincente. Notevole, e coronato da successo, è l’impegno dello scrittore texano nella creazione di Mud Creek, della sua popolazione prevalentemente bianca e carica di pregiudizi (i cosiddetti redneck) e delle identità dei singoli personaggi, ciascuno a suo modo indimenticabile. Lansdale rievoca i tempi della sua gioventù, e con essi la nostalgia per l’esperienza, tutta americana, dei drive-in con le loro programmazioni di B-movie.

In questo frangente Lansdale non si sofferma sull’origine della cometa, così come non dà una spiegazione dell’altrettanto improvvisa scomparsa della cupola che imprigiona l’Orbit.
Drive-In 2: Not Just One of Them Sequels(1989, it. Il giorno dei dinosauri, Urania n. 1224, 1994) riprende il filo della narrazione del romanzo precedente. I sopravvissuti ritornano finalmente nel mondo esterno, trovandolo però popolato da creature preistoriche. Il cattivo di turno è Popalong Cassidy, un uomo con un televisore al posto della testa.

The Drive-In: The Bus Tour (2005, La notte del drive-in 3. La gita per turisti, Einaudi 2008) espande ulteriormente l’atmosfera surreale, a tratti allucinata, già presente nelle prime due parti. Lansdale non risparmia nulla al lettore, da inondazioni bibliche a un pesce gatto gigantesco. Il canale digerente del leviatano sarà una tappa importante nel viaggio che porterà il manipolo (sempre più esiguo) di eroi a svelare la realtà ultima dell’universo. Finalmente alcuni nodi sono sciolti e il lettore si trova dinanzi scenari incredibili e sino a quel momento inimmaginabili.

Indubbiamente la serie del Drive-in è un unicum nel panorama fantascientifico, di difficile catalogazione per la sua miscela di horror, comicità e fantastico. La lettura è quindi un’esperienza singolare e irripetibile che, alla fine, porta a innamorarsi di quest’opera o, all’opposto, a rifiutarla categoricamente.

Sulle orme di Philip J. Farmer (1918-2009), Lansdale si è anche dedicato a pastiches letterari, tanto amati dal pubblico americano. E’ nata così la trilogia (per ora) di Ned la Foca, dal nome del personaggio che compare in tutti i capitoli, un pinnipede dalle incrementate capacità cerebrali. Al momento questa serie, ancor più stravagante e bizzarra di quella del Drive-in e di difficile classificazione, consta di tre titoli: Zeppelins West (2001, it. Fuoco nella polvere, Fanucci 2008), Flaming London (2006, it. Londra tra le fiamme, Fanucci 2011) e The Sky Done Ripped (di prossima pubblicazione). Se un’etichetta si vuole proprio assegnare, si può utilizzare quella di steampunk, per i numerosi elementi di questo genere sparsi qua e là, soprattutto nel secondo romanzo. Senza soffermarsi sulla trama – troppi sono i colpi di scena e le sorprese per poterla riassumere brevemente- Lansdale stupisce ancora una volta facendo incontrare, in una specie di universo parallelo, Buffalo Bill (o meglio la sua testa), Toro Seduto, il Capitano Nemo, il Dottor Moreau, il mostro di Frankenstein, Jules Verne, Mark Twain e persino l’Uomo di Latta della terra di Oz, solo per citare alcuni tra i nomi più conosciuti. E non mancano brutali invasori marziani. Ne viene fuori una rutilante giostra, dove lo spasso è assicurato a chi non si farà prendere (metaforicamente parlando) da giramenti di testa e conati di vomito. Esiste anche il pericolo di rimanere soffocati da un eccesso di risate.

Con Farmer Lansdale ha un altro punto in comune, ovvero la passione per gli universi creati dalla fervida mente di E.R. Burroughs (1875-1950). Suoi omaggi al creatore di Tarzan e John Carter sono il romanzo Tarzan: the Lost Adventure (1995, it. Assassini nella giungla, Edizioni BD 2009) e il racconto “The Metal Men of Mars” pubblicato nell’antologia del 2012 Under the Moon of Mars: New Adventures on Barsoom di cui, chi scrive, attende con impazienza la traduzione e la pubblicazione in Italia.

Oltre all’eroe della giungla, Lansdale ha dedicato un romanzo a uno dei supereroi più famosi della DC Comics, Batman. Batman: Captured by the Engines (2007, it. La lunga strada della vendetta, Edizioni BD 2007) è una storia dalle tinte forti, dove il cavaliere oscuro per antonomasia vaga nella notte sulle tracce di una Thunderbird nera che semina terrore e morte. Ma qui siamo nel campo più dell’horror soprannaturale, tipico dei pulp-magazine statunitensi, che della fantascienza propriamente detta.

Nonostante i tanti romanzi, Lansdale è anche e soprattutto uno scrittore di racconti: più di duecento al suo attivo. Numerosi sono di matrice fantascientifica, sebbene le contaminazioni con l’horror non manchino mai. Esemplare è il caso di “Quarry” (2009, “Selvaggina”, dall’antologia Lui è leggenda, Millemondi n. 57, 2011), seguito di Prey (1969), un racconto di Richard Matheson incentrato su feticci assassini.

Da segnalare inoltre “Tight Little Stitches in a Dead Man’s Back”, del 1986 (it. “Piccole suture sulla schiena di un morto”, dall’antologia Maneggiare con cura, Fanucci 2002) un racconto post-apocalittico intenso, struggente, addirittura commovente nella sua parte conclusiva. Il protagonista, scampato all’olocausto atomico ma incapace di perdonarsi per essere sopravvissuto alla figlia, è pronto ad affrontare una fine orribile pur di rivivere, per un solo istante, l’abbraccio dei propri cari.

Se si può individuare un minimo comune denominatore nell’opera di Lansdale, a prescindere dal genere, è quello di un sano e fiero individualismo dei personaggi principali, nel pieno rispetto del mito della frontiera americana: il protagonista quando è mosso da forti cause, come la vendetta, non esita ad affrontare sfide apparentemente impossibili e nemici ben più forti di lui. Talvolta con l’aiuto di uno o più amici e (quasi) sempre con l’ausilio di un’arma da fuoco, l’eroe trionfa sul male o, nel peggiore dei casi, muore mantenendo però alta la bandiera della propria dignità.