Le macchine infernali, di K. W. Jeter

Non poteva mancare nel nostro blog un post sull’Urania di settembre, ristampa di un piccolo gioiello steampunk di Kevin Wayne Jeter, scrittore originale ed eclettico che ha al suo attivo capolavori esplosivi come Dr. Adder, Noir, L’addio orizzontale. Per inciso, K.W. faceva parte negli anni ottanta di quel piccolo gruppo di amici e autori (come Tim Powers e James Blaylock) che si erano stretti in un circolo affettuoso attorno al grande Phil Dick nella California dove Dick aveva deciso di trascorrere gli ultimi anni della sua turbolenta esistenza. E non è un caso che i tre siano i creatori del genere steampunk (splendidi anche Homunculus di Blaylock e Le porte di Anubi di Powers). Ecco come Massimo Luciani ci presenta Le macchine infernali, divertente romanzo del periodo migliore di Kevin Wayne, nella speranza che il Nostro si sia ripreso dalla lunga inattività e produca altre opere significative.

Il romanzo “Le macchine infernali” (“Infernal Devices”) di K.W. Jeter è stato pubblicato per la prima volta nel 1987. In Italia è stato pubblicato nei nn. 1335 e 1598 di “Urania” nella traduzione di Vittorio Curtoni.
George Downer ha ereditato da suo padre un negozio di congegni meccanici, alcuni dei quali sono automi ben più sofisticati di quelli che generalmente si trovano nella Londra vittoriana. Un giorno, uno strano uomo gli porta una macchina costruita da suo padre chiedendogli di ripararla. George non ha mai imparato i segreti del padre ma accetta solo per cercare di guadagnare qualcosa.
Quell’evento è solo l’inizio delle disavventure di George, che viene coinvolto nelle macchinazioni di varie fazioni che includono automi e strani ibridi uomo-pesce. Più cerca di rimanere fuori da vicende chiaramente illegali più viene costretto ad avere a che fare con le macchine costruite da suo padre e con le persone che vogliono sfruttarle per scopi tutt’altro che limpidi.
K.W. Jeter fu uno dei primi autori a scrivere storie steampunk e inventò il nome di questo sottogenere proponendolo in una lettera alla rivista “Locus”. Si tratta di una variante scherzosa del termine cyberpunk che però ha finito per essere adottata comunemente. È un sottogenere nato negli anni ’80 ma comunque influenzato dai padri della fantascienza.
Le macchine infernali“, come accennato,  è  una commedia che narra le disavventure di George Downer,  figlio di un geniale inventore di macchine e automi meccanici che si trova ad affrontare le conseguenze dei lavori eseguiti dal padre. George è sostanzialmente l’opposto del padre: ha un carattere flemmatico ed è privo di curiosità, probabilmente anche influenzato dalla società vittoriana in cui è cresciuto. Soprattutto capisce ben poco del funzionamento delle opere del padre, da cui ha ereditato il negozio.
Insomma, George è un po’ fessacchiotto e quando viene coinvolto in una vicenda di cui non capisce nulla, fatica a reagire agli eventi. Nonostante le sue carenze caratteriali e intellettuali, a volte ha un minimo di iniziativa. Il povero George viene ricercato da sempre più persone con scopi non necessariamente positivi in una storia che in parecchi momenti mostra influenze lovecraftiane. Lo stile usato da K.W. Jeter è però leggero, aiutato dal fatto che la storia viene narrata in prima persona da George con un linguaggio ricercato e vittoriano che la fa suonare buffa.
Questo mix  non è completamente riuscito. Gli elementi lovecraftiani funzionano solo in una storia horror drammatica; in “Le macchine infernali” viene il dubbio che K.W. Jeter ne voglia fare una parodia. La commedia funziona meglio quando Jeter lascia spazio agli elementi steampunk del romanzo, con George sopraffatto dagli eventi e dalle strane macchine di cui non capisce il funzionamento. Ci sono varie fazioni coinvolte con piani che vengono svelati molto avanti nel romanzo e nessuno è esattamente ciò che sembra.
Le macchine infernali” ha un ritmo molto elevato per gran parte della storia, con George che cerca di sfuggire ad una serie di pericoli. Per spiegare alcuni elementi oscuri della trama, verso la fine  Jeter usa il trucco narrativo di avere altri personaggi che li spiegano a George. Ciò permette al lettore di capire molte cose ma per un po’ il ritmo crolla.
Inevitabilmente, George è il personaggio più sviluppato mentre gli altri sono descritti solo dal suo punto di vista. A parte Creff, il suo servitore, che ha un suo rilievo significativo, lo sviluppo degli altri personaggi è piuttosto superficiale: nel corso della storia George  scopre qualcosa di più su di loro e generalmente ciò lo sconvolge.
Le macchine infernali” è nel suo complesso divertente, e siccome è uno dei primi romanzi steampunk lo consiglio soprattutto a chi sia interessato a conoscere e approfondire questo sottogenere della fantascienza.

Massimo Luciani