Le mie due vite, di Jo Walton

L’amica Artemisia, in concomitanza con il compleanno dell’autrice Jo Walton (nata il primo dicembre del 1964), ci presenta il suo ultimo lavoro, un romanzo di storia alternativa da poco pubblicato dalla casa editrice romana Gargoyle.

Jo Walton nasce nel Regno Unito, ad Aberdare, nel 1964. Appassionata lettrice di fantascienza fin da piccola, nel 2002 vince il John W. Campbell Award per il miglior nuovo scrittore e nel 2004 il premio World Fantasy per il suo romanzo Tooth and Claw, diventando così scrittrice di fama riconosciuta.

Le mie due vite (My Real Children, 2014, Gargoyle, pp. 314, 23 ottobre 2014, €18,00 edizione cartacea) è un dardo di riflessione ben riuscito su temi di grande importanza come la condizione della donna, l’omosessualità, la guerra, la ricerca scientifica, l’impegno politico e molti altri ancora, affrontati in modo serio e diretto e accompagnati da una narrazione tersa, priva di moralismo e romanticismo.

Il libro comincia e termina con la figura di Patricia in una casa di cura, ormai anziana e con la mente molto confusa. In questa confusione prendono vita ricordi contrastanti che delineano due esistenze profondamente differenti tra loro; due vite che si dipanano nel periodo che segue la seconda guerra mondiale e cominciano in un momento preciso: la scelta di accettare o meno la proposta di matrimonio di Mark. Una scelta che deve essere presa inaspettatamente, senza avere il giusto tempo per riflettere, e da cui prende origine lo sdoppiamento.

Alcuni ricordi narrano di quell’infelice matrimonio, infarcito di soprusi, umiliazioni e violenza, altri rivelano una scelta molto controversa per l’epoca, una relazione omosessuale con la biologa Bee, svelando innumerevoli pregiudizi che dominano la società del tempo.

Nella storia entrano con prepotenza i temi del progresso scientifico, che permetterà alle due donne di divenire madri e di crescere insieme tre figlie, ma anche quello politico, che infiamma Patricia dopo essersi affrancata dall’angosciosa vita matrimoniale con Mark. Sfondo puntuale e preciso è il rimando a fatti storici che scandiscono il procedere dell’esistenza di Patricia, Trish in una dimensione e Pat nell’altra, riportando notizie selezionate a seconda della vita narrata.

Questi mondi contrastanti e irriducibili creano un senso di separazione nella mente stanca dell’anziana Patricia, giudicata per questo dai medici della casa di cura in uno stato di demenza avanzata. Eppure questa vita va ricostruita e questi ricordi vanno ordinati, perché parte significativa di un concreto divenire delle vicende umane, una porzione di realtà che si spinge ben oltre alla stretta vita personale della protagonista.

Lo stile narrativo è marmoreo ed estremamente incisivo, traboccante di contenuti e al tempo stesso scorrevole e mai pesante; il ritmo imposto dall’autrice è sostenuto e trascinante, costellato di riferimenti storici di notevole importanza mondiale. Ed è qui che il “tutto” entra con potenza e delicatezza nel “singolo”, rendendo l’attimo fugace di un vissuto circoscritto come quello di una sola persona, parte integrante della dimensione collettiva a cui esso si intreccia tenacemente, manifestando nella sua essenza un senso globale sorprendente e insospettabile.

La magia di Jo Walton è qualcosa di molto potente, ma essenzialmente connessa alla normalità del pensiero umano, e quindi parte viva del consueto trascorrere di tutti i giorni. E’ qui il centro del suo mondo magico, quello che ogni istante ogni individuo porta con sé, creando ogni volta nel suo vissuto qualcosa di inatteso e sorprendente. In quest’ottica il fantasy di Jo Walton non è quello spettacolare di impronta tolkieniana o dei suoi successori, ma quello trapuntato di storia, come l’omicidio Kennedy o l’allunaggio, in cui la magia è una presenza non eclatante, con una funzione molto diversa da quella cui i cultori del fantasy sono abituati. Il sortilegio è l’attimo in cui si intravede un passaggio, una svolta dettata dalla scelta che si è chiamati a fare o anche un desiderio inconfessato di un mondo personale spesso latente e per questo già intimamente gravido di fascino stregato.

Le mie due vite è un fantasy atipico, che si discosta con forza dalla visione tradizionale di ciò che è fantastico, ma non per questo meno coinvolgente.

E’ un’ opportunità per gli amanti del genere di mettere in gioco le proprie convinzioni e i propri schemi, per poi magari rivalutare il reale come sostrato essenziale per un’avventura continua ed infinita. A partire da ogni intima decisione resa vita concreta, il termine di tutto non coincide con la fine della propria esistenza, ma continua moltiplicandosi in quella dell’altro, rimanendo così sfondo di infiniti mondi, ricchi di avventura e fantasia come spesso la vita reale sa essere.