L’uomo a un grado kelvin, di Piero Schiavo Campo

Con note brevi e concise, ma sempre puntuali e azzeccate, Fabio F. Centamore ci parla del romanzo vincitore dell’ultimo premio Urania, uscito a ottobre. Quasi tutte le recensioni che ho letto (spicca quella dell’amico Marco Passarello su http://vanamonde.net/blog/) sono estremamente positive. Il romanzo dello studioso Piero Schiavo Campo, una commistione di giallo alla Chandler e fantascienza, è in cima alla pila dei miei libri da leggere…

SP

 

Milano, quindici giugno 2061, Palazzo delle Stelline. Non si era mai visto tanto pubblico per un esperimento scientifico, ma qualcosa non aveva funzionato e dovettero aprire il dispositivo. Scaturì una densa nuvola di vapore, come se l’aria interna fosse bollente. Invece aveva appena la temperatura dell’elio liquido: un grado kelvin. Non fu quello a causare panico e sbigottimento fra i presenti. Non quanto la sagoma umana rattrappita e ghiacciata dentro il dispositivo. Il professor De Ruiter, astro nascente della ricerca europea, aveva trovato una bizzarra fine. Toccava a me, Dick Watson della polizia europea, capirne i perché e i per come. Soprattutto toccava muovermi in una Milano ostile e fin troppo orgogliosa per collaborare con la polizia europea. Perfino il mio capo mi aveva avvertito. L’Europa voleva assolutamente che il caso fosse risolto, l’omicidio significava una battuta d’arresto per la corsa allo sviluppo tecnologico contro le potenze asiatiche. La polizia lombarda, però, non aveva grosso interesse a collaborare: speravano di risolvere loro il caso e dimostrare di essere maturi per tornare in Europa. Situazione spinosa, sospesa fra incudine e martello. Iniziai dal luogo del ritrovamento, l’antico Palazzo delle Stelline, avevo bisogno di capire cosa c’entrasse il teletrasporto quantistico…

 

Da un professore esperto di web e tecniche comunicative, nonché buon conoscitore di astrofisica, è lecito aspettarsi un romanzo dalla trama  articolata e dai risvolti scientifici ben solidi. In una Milano sempre più difficile, in cui l’integrazione razziale non si è mai realizzata, l’autore costruisce questo suo futuro post crisi economica. Popolato di computer quantistici e dispositivi web a 3D, questo romanzo ci fa riflettere su un possibile nostro futuro. Vero è che l’autore si concentra principalmente sull’indagine presentando una figura di detective priva di fronzoli, tutto orientato alla risoluzione del mistero e all’azione. Tuttavia, non disdegna affatto l’esplorazione sociologica di questo 2061 nel descriverci un’Italia che prova a mettere insieme i cocci causati dalla disastrosa crisi economica. L’immagine di un paese sempre a due velocità, in cui le regioni del sud sono ancora considerate ostacolo più che risorsa, che tuttavia è ansioso di dimostrare all’Europa di essere all’altezza e di voler dire la sua. Questo aspetto del romanzo è reso ancor più evidente dall’apparente distacco con cui ne accenna il protagonista. Si sa, fa un effetto particolare quando a fotografare i nostri difetti è lo sguardo di uno straniero. Ancora una volta ci troviamo davanti ad un futuro che amplifica ed evidenzia le crepe e le contraddizioni di questo presente. A pieno titolo questo romanzo può iscriversi nel movimento letterario della fantascienza europea, senza soffrire del tipico complesso di inferiorità che spesso affligge la fantascienza italiana. A ben guardare, però, i riferimenti letterari che hanno ispirato Schiavo Campo non sono da cercare nella fantascienza. Lo si capisce da due fattori: la caratterizzazione dei personaggi che si svelano nel corso dell’azione e il linguaggio sempre discorsivo e immediato. Sono i tipici elementi del giallo “hard boiled” di Ellroy o Chandler, in cui è l’indagine il centro da cui partono le dinamiche che compongono la storia.