L’uomo che ricordava troppo, di Umberto Rossi

Da amante della fantascienza e lettore onnivoro, non potevo perdermi l’uscita in ebook de “L’uomo che ricordava troppo”. Subito sono stato incuriosito dal titolo, poi ho avvertito il richiamo del nome dell’autore, Umberto Rossi. Che per chi non lo conoscesse (ma davvero?) è uno dei massimi esperti di P. K. Dick, nonché traduttore (parliamo, oltre a Dick, di autori del calibro di Joe R. Lansdale e Thomas Disch) e scrittore a sua volta di fantascienza.

La cover è evocativa, di forte impatto, con un Vittoriano dalle scale rosso sangue, e la breve sinossi: “Johann Hageström non aveva ricordi del suo passato. In compenso ricordava eventi che non erano mai avvenuti”.

Il romanzo è ascrivibile all’ucronia, ma leggendolo ci si rende contro che è una summa di molti generi: un contenitore che ospita universi paralleli, dimensioni alternative, elementi storici-politici dell’Italia degli anni ’70, con personaggi politici che sappiamo essere morti e che invece sono vivi e nel pieno del loro potere. Inoltre si avverte un sottile filo rosa (una storia d’amore), e molto altro ancora; in poche parole, una serie di trame e sottotrame, di generi, che si intrecciano tra loro.

Si può dividere la storia in due parti: la prima è più lenta, con meno dialoghi e scene, e serve a introdurre il personaggio principale, Johann Hageström, un traduttore che si trova nella difficile situazione di avere dei vuoti di memoria riguardanti il suo passato; vuoti colmati da ricordi ed eventi di una vita che sa di non aver mai vissuto, di giorni di guerra civile, bombardamenti e sparatorie che si alternano a momenti di quotidianità. A poco a poco, aiutato nella ricerca del suo passato dallo psichiatra Geldmann, Johann inizia a tenere un diario trascrivendo quei sogni dove si trova a vivere una vita passata, tra guerra, combattimenti, e a incontrare persone che sente di aver già conosciuto.

Umberto Rossi inserisce nel suo romanzo d’esordio (scritto 34 anni fa e finalista al premio Urania) moltissimi personaggi, tutti realistici, e riesce a fornire a ciascuno di loro una propria peculiarità. Oltre a Johann Hageström, traduttore e con un passato da scoprire (o da ricordare?), si fa la conoscenza di Ermete Speziali, Giovanna (donna che avrà un ruolo fondamentale), Matteo Bottai, (con la sua Ubiquitas Editrice) ed altri ancora; alcuni personaggi minori, altri no, ma tutti con un ruolo ben specifico. L’unica figura che sembra “sopra le righe” è quella del medico nazista Claubert, specialmente nel modo in cui parla. Presumo che sia una cosa voluta, per dargli un’immagine particolare (e in tal caso sono io che non l’ho colta).

Nella seconda parte le trame si moltiplicano e si incrociano, e bisogna prestare la massima attenzione. Ma per questo non c’è problema in quanto la tensione che l’autore crea non consente di staccarsi dalla lettura. Diventa necessario capire chi sia effettivamente Johann, dove vive e in quale epoca, e per farlo si deve arrivare alla parola fine.

C’è da rendere merito all’autore se nel leggere il romanzo si riesce ad avvertire la presenza di P. K. Dick (e non potrebbe essere altrimenti: l’humus del romanzo è completamente dickiano); “L’uomo che ricordava troppo” è onirico ma allo stesso tempo reale, spiazzante nel suo muoversi tra mondi e tempi diversi. A tratti mi sono fermato a pensare come potrebbe essere una trasposizione cinematografica e, devo essere onesto, credo ne verrebbe fuori un gran bel film di fantascienza. Le descrizioni di Roma, delle sue piazze e vie, dei parchi, varrebbero da sole il prezzo del biglietto.

In alcuni passaggi si avverte che è un romanzo scritto molti anni fa e successivamente riveduto, ma questo non toglie nulla al mio giudizio: lo consiglio sicuramente. Scoprirete così una lettura e una scrittura appassionante. Rimane solo da attendere la prossima storia di Umberto Rossi. Io sicuramente la leggerò.

 

L’UOMO CHE RICORDAVA TROPPO di Umberto Rossi, edizione Delos, 3,99 euro ebook.