Mad Max: Fury Road di George Miller
Trent’anni! Tanto ci ha fatto attendere George Miller per riuscire a vedere ancora sullo schermo il personaggio di Max Rockatansky, e se il film è stato accolto al Festival di Cannes 2015 con tre ovazioni e ha ottenuto (a ragion veduta) ottimi rating nei principali siti di critica cinematografica, un motivo ci sarà!
“Mad Max Fury Road” racconta una storia apocalittica ambientata ai confini più remoti del nostro pianeta, in un paesaggio desertico e desolato dove l’umanità è distrutta, e tutti lottano furiosamente per sopravvivere. In questo mondo ci sono due ribelli in fuga, gli unici che possono ristabilire l’ordine. C’è Max, un uomo d’azione e di poche parole, che cerca pace dopo la perdita della moglie e del figlio all’indomani dello scoppio della guerra. E Furiosa, una donna d’azione che crede di poter sopravvivere solo se completerà il suo viaggio a ritroso attraverso il deserto, verso i luoghi della sua infanzia. Mad Max crede che il modo migliore per sopravvivere sia muoversi da solo, ma si ritrova coinvolto con il gruppo in fuga attraverso la Terra Desolata su un blindato da combattimento, guidato dall’imperatrice Furiosa. Il gruppo è sfuggito alla tirannide di Immortan Joe, cui è stato sottratto qualcosa di insostituibile. Furibondo, l’uomo ha sguinzagliato tutti i suoi uomini sulle tracce dei ribelli e così ha inizio una guerra spietata”.
Era il 1979 quando il regista, sceneggiatore e produttore australiano George Miller scrisse e diresse il primo Interceptor. Il film ottenne un tale successo che non solo diventò una trilogia, ma impattò l’immaginario collettivo con il secondo episodio (Il guerriero della strada, 1981) al punto da influenzare il Manga Hokuto no Ken di Tetsuo Hara (Ken il Guerriero) e pellicole quali Terminator (come dichiarato dallo stesso Cameron), Waterworld e The Postman con Kevin Costner. Per tornare a rivedere Mad Max, abbiamo però dovuto attendere ben tre decadi, nonostante il progetto Fury Road fosse in cantiere da diversi anni. Già nel 2003 si era parlato del quarto episodio di Max, ma Miller ha dovuto fare i conti con l’interdizione della Namibia a causa della guerra in Iraq con Gibson a sua volta impegnato con La Passione di Cristo. Solo nel 2009 la situazione si è sbloccata e fino ad allora il regista aveva addirittura pensato ad un film in animazione 3D. Non volendo realizzare un vero e proprio remake, Miller ha optato per il reboot, o sarebbe più corretto dire upgrade dell’universo post-apocalittico, evitando così di narrare una storia già raccontata. Per scelta stilistica è quasi totalmente assente la computer graphic, cosa che ha impattato molto sul budget, infatti se per il primo film della saga era di soli 316,620 dollari, siamo passati agli oltre 100 Milioni. Se non per alcune correzioni delle immagini e la realizzazione della mano meccanica dell’Imperatrice Furiosa, il film è stato infatti girato facendo ampio uso di stuntmen, make-up e pratical effect come ai bei tempi, rendendo l’universo vivido e inquietantemente palpabile come non se ne vedevano da anni.
Per questo reboot Miller sceglie come nuovo volto del “Road Warrior” Tom Hardy, dopo aver valutato negli anni Heath Ledger, Jeremy Renner e Michael Biehn. Scelta che non possiamo non appoggiare dopo averlo visto in diverse ottime performance quali Bronson (Refn, 2008), le collaborazioni con Nolan, Warrior (O’Connor, 2011) e l’intenso Locke (Knight, 2013), inoltre lo stesso Gibson ha dato la sua benedizione ritenendo l’attore inglsese perfetto per il ruolo. A cavallo della classica Ford Falcon XB GT del 1974 (anche se per poco), Hardy è perfetto nel ruolo dell’apatico e contraddittorio Max, ormai avulso da ogni concetto di male e bene, interessato solo alla propria sopravvivenza. Privo di qualsiasi desiderio di socializzazione, pronuncia pochissime battute, regala solo un paio di sorrisi abbozzati e sembra non provare rimorso in nessuna situazione, come se ormai dovesse solo tirare a campare.
Nel cast figura anche Charlize Theron nell’insolito ruolo dell’Imperatrice Furiosa, che torna al post-apocalittico dopo il toccante The Road (Hillcoat, 2009) e che non perde nulla del suo sex appeal nonostante il braccio meccanico. Furiosa emerge come un degno partner per Max, appassionata donna guerriera disposta a mettere in gioco la propria vita per tornare a rivedere il “verde” che una volta popolava il mondo. Da notare inoltre Hugh Keays-Byrne perfetto nel ruolo di Immortan Joe, che interpretò già il villain Toecutter del primo Interceptor.
Che dire in conclusione di Mad Max: Fury Road? Tanto per cominciare, se qualcuno vuole sapere come fare un film d’azione capace di prendere a calci nel sedere (per non dire altro) i diretti concorrenti gli suggerirei caldamente di rivolgersi al settantenne George Miller. Sì, avete capito bene, 70 anni suonati e non sentirli. Qualcuno lo dava per spacciato dopo essersi cimentato con Babe e Happy Feat, ma si sbagliava. Come già descritto, Miller stava solo aspettando il momento migliore per fare un film come voleva lui, ma le condizioni contingenti lo hanno costretto ad aspettare fino ad oggi. Grazie alla quasi totale assenza di grafica computerizzata, le scene sono vive al punto da trasmettere quella feroce lotta per la sopravvivenza che caratterizza la serie e il suo mondo, Le Terre Perdute (The Wasteland), dove a ragion veduta non è Max il vero protagonista, ma la sociologia post-apocalittica che le popola. Miller, difatti, carica il film della sua estetica “Heavy Metal”, una potenza visiva che unisce medioevo barbarico e futuro distopico shakerando il tutto con adrenalina, benzina e pallottole.
Il regista australiano realizza un film di pura azione, che inchioda lo spettatore alla poltrona e fa rabbrividire (per non dire umiliare) tutti i giovani registi che credono di essere nati per l’action. Se vi piace il genere non potete perdervi questo film che ha di diritto alzato l’asticella della qualità almeno di una spanna (ma facciamo anche tre) al di sopra del cinema di “fuffa” entertainement al quale siamo stati assuefatti.
E ora, cari lettori, sedetevi e godetevelo!
Buona visione da Marc Welder