Massimo Mongai – Un fabbricante di universi all’ombra del Colosseo

“Da supervisor dell’alimentazione umana non posso tollerare la fame altrui” era solito dire Rodolfo Turturro “ma onestamente, da cuoco, quale sono e fui, tollero ancor meno l’altrui cattivo gusto, o l’altrui insipienza a tavola”.

(da Memorie di un cuoco d’astronave, Urania n.1320)

 

Nato a Roma il 3 novembre 1950, Massimo Mongai cresce e matura seguendo una dieta onnivora che include non solo fantascienza ma anche Balzac, Freud, Rex Stout, Camilleri ecc. oltre a una valanga di fumetti che spaziano dal Paperino di Carl Banks a Tex Willer passando per Linus e Mafalda.

Nel campo fantascientifico, gli autori preferiti sono Isaac Asimov, Poul Anderson, Jack Vance, Alfred Van Vogt ma soprattutto, e lui non si stancherà mai di ripeterlo, Philip J. Farmer.

Una laurea in giurisprudenza e varie esperienze lavorative, fra cui copywriter, non ostacolano la sua passione per la scrittura. Nel 1997 il romanzo Memorie di un cuoco d’astronave vince il Premio Urania: una divertente storia che, oltre a raccontare le avventure su un’astronave del giovane aiuto-cuoco Rudy “Basilico” Turturro, si può leggere anche come originalissimo manuale di cucina. Il romanzo, nelle sue due edizioni (la seconda è del 2000), vende circa ventisettemila copie, piazzandosi fra i primi posti nelle vendite di sempre della fantascienza italiana.

Il romanzo è stato altresì realizzato in forma di riduzione radiofonica per Rai Radio2 nel 2001, su riscrittura elaborata dall’autore stesso.

Nel 1999 vede la luce il suo secondo romanzo di fantascienza, Il gioco degli immortali. Ricco d’invenzioni e d’avventura, Il gioco è un omaggio alle opere di Farmer, in primis il Ciclo del Mondo del Fiume. Il protagonista è un romano di oggi di cui non è mai svelato il nome. Dopo un incidente in moto, viene catapultato su un pianeta che ricorda il Big Planet di Vance. In una cornice esotica e colorata, si ritrova usato da una razza aliena come pedina di un gioco misterioso, che vede un gruppo di umani semi-immortali, fra cui lo stesso protagonista, alle prese con l’ostilità di un intero mondo.

Con il nuovo millennio continua la produzione fantascientifica di Mongai, sempre all’insegna dell’originalità: innanzitutto va segnalato Memorie di un cuoco di un bordello spaziale (2003), atteso seguito delle prime Memorie di Turturro. Al divertente Alienati (2005), in cui il protagonista è un esperto di malattie mentali di razze aliene, si affianca “Il fascio sulle stelle” di Benito Mussolini (sempre del 2005), antologia che raccoglie i racconti di fantascienza scritti da Benito Mussolini. Infatti, in un universo alternativo Mussolini, analogamente all’Adolf Hitler ucronico di Norman Spinrad, invece di dedicarsi alla politica è emigrato negli Stati Uniti e si è consacrato alla composizione letteraria. Seguono un gran numero di racconti, che vanno ad arricchire varie antologie, ultima delle quali è Psicopatologia sessuale di una prostituta cyborg, e altre storie del 2013.

Ma oltre ad essere scrittore di fantascienza, l’instancabile Mongai non disdegna il giallo (imperdibili le storie del barbone etiope Ras Tafari Diredawa), si cimenta con la saggistica, collabora con premi letterari (tipo Solinas e RiLL) nonché con Rai Radio2. E proprio per non farsi mancare niente, scrive su varie riviste, cartacee e digitali, fra cui Il Falcone Maltese, bimestrale dedicato al giallo e al noir. Importante anche il suo contributo dato agli e-magazine (fanta)scientifici Nigra Latebra e Il Tredicesimo Cavaliere oltre a quelli degli autori gialli romani RomaGialloFactory e Delitto Capitale.

Prendendo in contropiede amici e ammiratori, scompare il primo novembre 2016.

Concludo questa breve e niente affatto esaustiva nota biografica con la sua risposta ad una mia domanda relativa ai consigli da dare agli aspiranti scrittori:

… la migliore scuola di scrittura è sempre la lettura, soprattutto nel genere! Se hai letto 10 libri di FS non hai letto niente. Se ne hai letto 100 cominciamo a ragionare. Non fosse altro per sapere chi ha già scritto quello che stai scrivendo tu! Essere originali nella letteratura di genere non è solo difficilissimo è anche controproducente. Forse il critico cercherà l’originalità di trama e stile, il lettore molto meno: il lettore vero, quello che legge molto genere, vuole ripetizioni, luoghi comuni, un ambiente noto. Se no, non ti compra ed ha SEMPRE ragione lui. C’è spazio per l’originalità di trame e stile, ma a lunghi periodi e solo se realmente modificata da cambiamenti reali nella società (vedi i computer che da essere grandi quanto un palazzo passano ad essere personal; vedi Internet, tutte cose NON previste dalla fantascienza, prima accadute nella realtà e poi raccontate nella FS).

Ciao Massimo