Metropolitan, di Walter Jon Williams

Copertina firmata Franco Brambilla

Una donna di fiamma incede lungo le strade. E’ alta come un palazzo di dieci piani; il suo corpo nudo è un vorticoso olocausto di fuoco. La gente in Bursary Street incenerisce al suo passaggio; dietro di lei resta solo nera sostanza carbonizzata, raggomitolata in forme fetali. Il calore è così forte che le strutture s’incendiano dove lei passa. Una tempesta di carta, risucchiata dagli edifici dalle correnti d’aria, le vortica attorno e si consuma. Torrenti di fiamma si riversano dalle punte delle sue dita. Le finestre implodono al suo lamento di dolore, allo stridente gemito soprannaturale che sgorga dalla sua gola bruciata.

Nella città che copre tutto il mondo, il fuoco divoratore è la peggior cosa immaginabile.

(trad. di Angela Di Taranto e Franco Forte)

 

Quarta di copertina:

Un mondo senza nome, in un lontano passato. L’universo racchiuso in una città. In una città perfetta, fondata su un’oscura energia, il plasma. Ma Aiah ha imparato che il plasma è più di una fonte di energia. Agendo sulla mente dell’uomo, ha il potere di guarire e uccidere. E quando, per caso, ne trova un enorme quantitativo al di fuori del controllo dell’Agenzia, si rivolge a Constantine, un misterioso ribelle. Perché insieme potrebbero usare il plasma per cambiare il mondo.

 

La protagonista, Aiah, lavora presso l’Autorità per il Plasma della metropoli di Jaspeer; a parte una vita noiosa e incasellata nella rigida burocrazia locale, il suo principale problema è di appartenere alla minoranza dalla pelle scura dei Berkazil, in una zona del pianeta dominata dai bianchi. Quando le si presenta l’occasione di diventare una “sommozzatrice del Plasma”, ovvero di poter sfruttare una fonte clandestina di energia geomantica, Aiah non si tira indietro e inizia un’attività lucrosa ma illegale. In breve tempo si ritrova coinvolta in una lotta per il potere che mira a sovvertire un ordine vecchio di millenni.

Il versatile scrittore americano Walter Jon Williams (classe 1953) nel corso della sua carriera, iniziata negli anni Ottanta, si è divertito a saltare da un genere all’altro: dal cyberpunk alla space opera, passando per il new-weird. Metropolitan (Metropolitan, 1995) nonostante il titolo e le copertine delle varie edizioni, italiane e straniere, dominate da futuristici palazzi, non è un romanzo di fantascienza, almeno nel senso tradizionale del termine. Fra intrighi, misteri, atmosfere oscure e ciniche da film noir degli anni Quaranta, la vera protagonista, più che la giovane Aiah, è la città planetaria che fa da scenario alla storia, con i suoi centinaia di miliardi di abitanti. Ma le similitudini con la Trantor asimoviana finiscono qui. La sterminata metropoli di Williams è in realtà un mosaico di migliaia di centri urbani fusi assieme; tra questi la Jaspeer dove vive Aiah. Solo le distese oceaniche e le cime dei vulcani sono sfuggiti alle stratificazioni di cemento e mattoni. Questo mondo è inoltre limitato, per non dire ingabbiato, da un impenetrabile Scudo che avvolge il pianeta e, al contempo, fornisce luce e calore costanti. Solo il Plasma, una forma di energia che si accumula in determinate configurazioni architettoniche, permette alla popolazione di sopravvivere. I maghi, gli unici in grado di manipolare questa forza, la utilizzano per gli scopi più vari: in primis in guerra, ma anche per guarire i malati, per tessere luminose pubblicità volanti, per comunicare a distanza e, in casi eccezionali, per trasportarsi all’istante da un punto all’altro della città planetaria.

Diversi sono i riferimenti alla civiltà dell’Asia orientale: il Plasma presenta alcune caratteristiche del Ch’i (o Qi) del pensiero cinese; i trigrammi con cui i maghi manipolano il Plasma sembrano una derivazione di quelli che si trovano nell’I Ching; gli immortali, che sempre grazie al Plasma raggiungono vita eterna e saggezza, ricalcano il modello taoista. Inoltre non mancano i riferimenti alle pratiche geomantiche che fanno venire in mente il feng-shui della tradizione cinese.

Foto di Walter Jon Williams del 2013

Molto accurato da parte di Williams è stato il lavoro di worldbuilding, che include la creazione di una colorata mitologia. Da questa veniamo a sapere che in epoca remota i misteriosi Ascesi avevano innalzato lo Scudo per escludere gli esseri mortali, con i loro peccati, dal resto dell’universo. E la città planetaria, durante la lunga conquista della superficie del pianeta, aveva sconfitto nemici come il Signore degli Alberi e il Principe degli Oceani.

Grazie al Plasma sono state possibili manipolazioni genetiche, che hanno portato alla creazione di razze umanoidi, i cosiddetti “contorti”, umiliati e schiavizzati nel corso dei secoli. Ma l’umanità divide il mondo anche con i delfini, che contendono il dominio dei mari, e con gli inafferrabili “impiccati”, creature un tempo umane, maghi diventati talmente dipendenti dal Plasma da essersi fatti assorbire da esso, perdendo il corpo fisico. Non mancano quindi allegorie e tematiche sociali, politiche nonché filosofiche, dove si sente l’influenza di religioni come l’induismo e il buddismo.

Dunque, in un panorama ricco di spunti, apparentemente fantascientifico e con suggestioni steampunk, s’inserisce una storia fantasy o, più propriamente, new-weird, che ha molte analogie con quelle dei successivi Perdido Street Station (Perdido Street Station, 2000) di China Mièville e Un anno nella Città Lineare (A Year in the Linear City, 2002) di Paul Di Filippo.

Il romanzo, uscito in origine nell’agosto 1999 (Urania #1367), è stato riproposto nel febbraio 2021 (Urania Collezione #217), utilizzando la medesima traduzione di Angela di Taranto e Franco Forte. Molto interessante, come al solito, la nota biografica sull’autore a cura di Sandro Pergameno: “Walter Jon Williams – nella città della scienza magica”. Spero che in un futuro non distante venga pubblicato nuovamente anche il seguito, City on Fire (1997), suddiviso all’epoca dalla Mondadori in due volumi distinti: Città di fuoco (Urania #1427) e La città e l’abisso (Urania #1433).

Buona lettura!