Il Mostro della mostra, di Fabio Larcher

I due poliziotti annuirono. Non erano privi di fegato, eppure l’idea di sfidare l’oscurità nella camera di Helig li rendeva esitanti: si trattava di un’oscurità innaturale, come se nella stanza non ci fossero finestre. Un pensiero davvero singolare se teniamo conto che si affacciò nelle semicieche menti di due tutori dell’ordine, e per giunta contemporaneamente.

Avanzarono, dunque, oltre la soglia e si ritrovarono in una specie di bosco.

 

Quarta di copertina:

Un misterioso individuo ha ucciso dodici persone, nessuna delle quali ha relazione con l’altra. Si tratta di giovani donne, di gentiluomini, di borghesi e di semplici operai addetti all’allestimento dell’evento. Il direttore della Galleria Nazionale, il signor Frederick William Burton, che ha fortemente voluto la mostra, è ora in preda al furore dei rimorsi e della disperazione, perché il “Mostro della mostra” (così l’omicida viene battezzato dai quotidiani londinesi) non ha lasciato tracce di alcun tipo, non ha un volto, non sembra avere un movente, se non la propria pazzia, e, all’apparenza, si muove colpendo a casaccio, senza seguire un preciso modus operandi. La polizia brancola nel buio. Wylo Helig è la sola speranza rimasta.

 

Sempre fedele al suo stile leggero, scorrevole e non privo di una forte carica di humor, Fabio Larcher regala ai lettori la seconda avventura dell’elfo in esilio Wylo Helig, un detective sui generis che, costretto a vivere nella Londra di fine Ottocento e mortalmente annoiato, si diletta a risolvere casi apparentemente insolubili, con l’aiuto di alcune facoltà soprannaturali e di una faccia tosta senza pari.

Come nel primo episodio, “Un delitto al rosmarino”, con Il Mostro della mostra il lettore si ritrova nel variopinto mondo del new weird, con atmosfere che strizzano l’occhio sia al giallo deduttivo di sir Arthur Conan Doyle sia all’urban fantasy che tanto successo riscuote negli ultimi anni. L’originalità è sicuramente tra le caratteristiche che distinguono questo poliedrico autore, classe 1974, il quale si rivela altresì abile nel gestire i numerosi personaggi, inventati o meno, che emergono dalle pagine del libro. Non solo il protagonista magico colpisce l’attenzione: altrettanto incisivi e ben delineati sono Oscar Wilde, che non poteva non comparire in una storia che si svolge nell’Inghilterra del XIX secolo e che ruota attorno un misterioso ritratto, l’enigmatica nobildonna russa Olga Fëdorov’na, e soprattutto il “cinghiale gentile” Hugo Müller, principale protagonista, suo malgrado, dell’intera vicenda.

Sebbene il caso appaia all’inizio ancor più ingarbugliato del precedente, il beffardo Helig non faticherà molto a risolverlo, lasciando il lettore in attesa di una sua nuova ed esilarante avventura.

Buona lettura quindi a tutti coloro che amano le storie fantastiche, allegre e ricche di suggestioni letterarie.

 

Per maggiori informazioni su Fabio Larcher e la sua opera (che comprende non solo le avventure di Wylo Helig ma anche un bell’esempio di romanzo steampunk come “Calasperio”) si può visitare il blog: http://fabiolarcher.blogspot.it/

 

Fabio LARCHER, Il MOSTRO DELLA MOSTRA, A.Car Edizioni, 2017, 165 pp., prezzo di copertina 12,50 €.