Mutazione, di Robert Silverberg

Di solito non rileggo mai i libri che mi sono piaciuti in gioventù. Troppo spesso sono rimasto deluso dalla seconda rilettura: i tempi e i gusti personali cambiano, si evolvono come si evolvono le modalità di scrittura e le tematiche di un genere per definizione “al passo coi tempi” come la fantascienza. Tuttavia, a volte mi viene la voglia di riprovare qualche titolo che mi aveva particolarmente colpito. E, a volte, la rilettura lascia impressioni abbastanza positive, come nel caso di questo piccolo classico (ormai quasi dimenticato da tutti ma ristampato da Gollancz nella sua collana dedicata ai capolavori della sf) del grande Bob Silverberg. Il libro non mostra più di tanto i segni del tempo e lo consiglio vivamente, soprattutto a chi ha amato gli altri romanzi di Silverberg. Di seguito la mia presentazione, lievemente rivista, al Cosmo Argento originale.

SP

Breve Biografia di Robert Silverberg

Robert Silverberg è unanimemente riconosciuto come uno dei massimi autori della fantascienza contemporanea. Nato a Brooklyn (New York) in una data imprecisata non anteriore al 1932, Iniziò a scrivere SF d’avventura negli anni ’50, diventando ben presto uno degli autori più famosi e prolifici e ottenendo il premio Hugo come autore più promettente del 1956. Durante la metà degli anni sessanta però, spinto dal desiderio di dimostrare a se stesso e agli altri le sue capacità di vero scrittore, e di essere in grado di realizzare anche opere di qualità, Silverberg impresse una svolta decisiva allo stile dei suoi romanzi, iniziando a produrre opere di maggiore impegno umano e letterario. Tra gli scritti più importanti di questo secondo periodo ricordiamo Brivido crudele (Cosmo Argento n. 15), Torre di cristallo (Cosmo Argento n. 25), forse la sua opera più completa e riuscita, Vertice di immortali (Cosmo Argento n. 7), Paradosso dei passato (Cosmo Argento n. 71), e il presente Mutazione, che si inserisce in quel gruppo di romanzi dedicati da Silverberg alla descrizione e all’esplorazione dell’esperienza mistica della trascendenza.

Scritto nella primavera del 1969, e uscito a puntate su Galaxy, «Downward to the Earth» passò praticamente inosservato agli occhi dei lettori e della critica americana, forse anche perché subito dopo Silverberg pubblicò quello che viene da molti considerato il suo capolavoro, e cioè «Torre di cristallo». Ispirato da un viaggio compiuto in Africa e reminescente di certe opere di Kipling e, soprattutto, di Joseph Conrad (in particolare «Cuor di tenebra»), «Mutazione» si inserisce nel filone delle opere che Silverberg ha dedicato all’esplorazione della tematica religiosa. Il problema religioso, in tutte le sue forme, dalla trascendenza all’immortalità, alla rinascita e alla purificazione dell’anima, ha sempre attirato il Nostro, fino quasi all’ossessione. Silverberg afferma di non essere mai stato molto religioso, ma di provare un notevole senso di coscienza cosmica. Questo crescente senso di coscienza cosmica e, come dice lui stesso in una sua autobiografia, «un senso di connessioni e di forze compensantisi tra loro» sono riflesse in «Downward to the Earth» e in altri romanzi di quel periodo. Come in tante opere successive Silverberg tenta qui di descrivere in prosa un’esperienza trascendente, una specie di estasi religiosa. E’ un compito arduo e bisogna rendere merito all’abilità dello scrittore nuovayorkese che riesce quasi sempre a darci immagini efficaci e compiute di un qualcosa che è per sua natura indescrivibile.

«Mutazione» è la storia di un ex amministratore che ritorna alla colonia del mondo di Belzagor, i cui abitanti indigeni, gli elefantiaci Nildoror, hanno dimostrato di essere intelligenti, e, dopo un periodo di schiavitù, hanno infine riavuto indietro la loro libertà. È anche la storia di un pellegrinaggio: il viaggio che Edmund Gundersen compie per espiare il proprio senso di colpa. In questo il romanzo ricorda «Ali della notte», splendida storia sulla redenzione e sulla rinascita spirituale (e materiale) ambientata però in un futuro lontanissimo e su una Terra decadente e imbarbarita. Il rituale mistico tramite cui Gundersen verrà purificato dei suoi peccati ricorda d’altro canto il «trip» psichedelico di «Son of man», ilcui protagonista sogna e vaga in un futuro lontano, un viaggio da allucinogeno dalle movenze felliniane, a ancora l’esperienza descritta in «A time of changes», in cui la droga è per il principe reietto Kinnal Darival fonte di liberazione da tutte le aberrazioni mentali e da tutti i tabù inculcatigli da una società gretta e oppressiva e serve per raggiungere una comunicazione altrimenti impossibile con gli altri esseri umani. Potremmo continuare ancora per molto: il tema religioso compare infatti sotto varie forme in quasi tutti i romanzi scritti da Silverberg nel suo periodo aureo (dopo il 1965 cioè). «The feast of St. Dyonisus» è un altro pezzo fondamentale di questa descrizione della trascendenza, mentre «Born with the dead» («Oltre il limite», pubblicato nella collana di Narrativa d’Anticipazione) è incentrato sull’eterno interrogativo della vita dopo la morte ed è un magnifico rifacimento fantascientifico del mito di Orfeo. Lo stesso «Torre di cristallo», basato peraltro su molti altri temi classici della sf come la comunicazione con altri esseri intelligenti, il viaggio verso le stelle, il rapporto uomo-androide, oltre a presentare una nuova religione (quella degli androidi), ha un finale che può essere chiaramente interpretato alla luce della tematica della «purificazione delle proprie colpe, delle proprie venalità: Manuel Krug, il protagonista umano del romanzo, si redime, con il sacrificio della propria vita, dal peccato di non aver saputo amare fino in fondo la ragazza androide Lilith Mason.

L’aspetto che rende tuttavia unico «Mutazione» è il suo carattere di avventura esotica e il suo sapore conradiano. La descrizione del mondo di Belzagor è superba e il viaggio di Gundersen è intercalato da numerosi momenti di rara bellezza e di puro orrore. La figura mostruosamente deforme di Kurtz, malato e vicino alla morte, nascosto nel suo rifugio nell’intrico della giungla ai margini delle maestose cascate, e quella un po’ alla Ava Gardner della bella Seena, che attende solitaria ma non del tutto, contribuiscono a dare al romanzo un tocco classico e un’atmosfera misteriosa vagamente reminescente dei romanzi ambientati nel cuore dell’Africa Nera a di opere come «Orizzonte perduto», o ancora come «She» di Haggard. Anche le critiche al colonialismo terrestre e il discorso sulle sue attitudini e sui danni arrecati alle culture indigene, pur essendo condotti con una certa serietà, non sono insistenti e si inseriscono bene nel contesto (molto efficace al riguardo la scena in cui Silverberg mostra parallelamente il viaggio di Gundersen con il Nildoror e il tour guidato dei terrestri con cui il protagonista è arrivato sul pianeta).

«Mutazione» è dunque un’opera pienamente riuscita, su ognuno dei tre livelli in cui può essere letta (quello della pura avventura, quello del romanzo coloniale, quello della tematica religiosa), un’opera troppo trascurata, ma estremamente valida e originale.