Permutation City, di Greg Egan

Vincenzo Cammalleri ci parla oggi di un romanzo di Greg Egan che possiamo considerare quasi un classico della hard sf moderna, Permutation City, pubblicato in Italia nel 1998 dalla casa editrice Shake nell’ottima collana Cyberpunkline, in cui uscirono opere come Snowcrash di Neal Stephenson e Mindplayers di Pat Cadigan.

Permutation City è il terzo romanzo (il secondo di fantascienza, dopo Quarantine) composto dal’australiano Greg Egan. Pubblicato nel 1994 riprende gli stessi temi del racconto “Dust” (1992).
Il romanzo tratta temi complessi e affascinanti quali la vita artificiale, la realtà virtuale, la computabilità dell’intelligenza (e dell’identità) umana, il solipsismo.

Ci troviamo alla metà del ventunesimo secolo e i progressi della tecnologia hanno reso possibile la scansione della mente umana e la sua computazione digitale. Le “Copie” sono quindi computate dai computer del futuro, e “vivono” grazie ai loro calcoli. Coloro che ritengono che le Copie siano vive, come è vivo un essere umano in carne, ossa e spirito, possono adesso aspirare all’immortalità. L’unico pericolo rimasto è, ovviamente, uno spegnimento dei computer, un attacco delle masse spaventate dalla crisi economica che potrebbero riversare il loro odio sulle Copie, colpevoli di usare delle risorse che potrebbero essere offerte a prezzo più basso per tutti. Paul Durham, forte di esperienze passate che ne hanno influenzato le convinzioni sulla realtà fisica e materiale, offre ad una ristretta cerchia di ricche Copie la possibilità di superare questo problema con un upload in un programma di automa cellulare autoriproducente. Nella vicenda si inserisce anche Maria, programmatrice di batteri per l’Autoverso, una simulazione virtuale che, con leggi fisiche e chimiche semplificate, permette di sviluppare organismi unicellulari semplici e studiarne poi l’evoluzione in miliardi di cicli di riprooduzione.
Come suo solito Egan scrive dell’ottima Hard Science Fiction. Essendo un autore di idee (spesso estreme) l’australiano dà probabilmente il meglio nelle short stories, ma per chi ha il coraggio di andare fino in fondo anche i suoi romanzi possono essere letture stimolanti. A differenza di Incandescence, pubblicato da Urania nel recente passato, Permutation City non richiede al lettore uno sforzo particolare per seguire le speculazioni dell’autore. La storia si dipana lentamente, a volte troppo, con qualche accelerazione sporadica. Lo stile non è entusiasmante, ma bisogna dire che chi sceglie di leggere Egan non lo  fa in genere per lo stile, bensì per l’elevata concentrazione di idee che si trova nei suoi scritti.
Egan si interroga su cosa è la vita, su cosa significa essere umani, cos’è la libertà (l’eterna domanda sul libero arbitrio), cosa è l’identità, cosa distingue il reale da ciò che non è tale. Fra le questioni poste in PermutationCity vi è anche la teologia: il lettore più smaliziato non potrà non apprezzare il riferimento a diversi piani di “realtà” gerarchicamente legati uno all’altro.

Egan non offre risposte, non in senso filosofico e teologico, ma pone domande. Domande preziose, affascinanti, domande esistenziali. Domande sul senso ultimo e sull’origine di tutto. Probabilmente penalizzato da uno stile spesso astruso e non propriamente brillante esteticamente, ma la sua letteratura è traboccante di “contenuti” nella migliore tradizione della Science Fiction. In definitiva una lettura stimolante, molto, anche se un po’ arida per chi predilige un certo stile ricercato. Ma, se si vuol entrare nelle questioni filosofiche che la scienza e la tecnologia hanno aperto negli ultimi decenni, Egan è una fonte inesauribile di punture di spillo. E scusate se è poco…

Cosa sono io? I dati? Il processo che li genera? Il rapporto tra i numeri?
Tutto questo messo insieme?