Pirro il Distruttore, di Angelo Berti

Prima di Pirro il Distruttore, di Angelo Berti, non mi ero mai avventurata nella lettura di un heroic fantasy mediterraneo e per quanto l’immaginario degli appassionati del fantastico, il mio soprattutto, sia generalmente affezionato a paesaggi e ad atmosfere più celtiche o medievali, perché non lasciarsi tentare da climi più temperati e ispirazioni storiche diverse dal solito? Tanto più che apprezzo molto il generoso utilizzo di elementi magici e soprannaturali in un romanzo fantasy, senza i quali, a volte, mi sono trovata a chiudere un libro, anche bello, con la sensazione che mancasse qualcosa.

Berti, nel suo romanzo, piuttosto breve, non teme di fare ricorso a magia e tecnologie fuori dal tempo, contestualizzandone l’esistenza nel corso della storia e dimostrando un coraggio sperimentale assolutamente apprezzabile. Se si riesce a giustificare coerentemente le costruzioni magiche e fantastiche a cui si ricorre, e gli elementi storicamente impossibili che, provocatoriamente, s’inseriscono nel cosiddetto “retrofuturismo”, non posso che applaudire alla rottura dei confini del possibile.

Purtroppo, questa interessante vena creativa non mi è sembrata sostenuta da un’adeguata capacità narrativa. Lo stile di Angelo Berti è semplicistico ma non fluido, quando non addirittura stucchevole, caratterizzato da frasi telegrafiche e dialoghi artificiosi. L’autore sembra avere fretta, forse perché i fatti che accadono sono molti e l’arco temporale da coprire è ampio, quindi ricorre a una narrazione sempre raccontata e mai mostrata, che mi ha reso impossibile entrare nella storia, vederla, permetterle di coinvolgermi. Nella mia impresa di seguire le velocissime avventure in esilio e verso nuove conquiste di Pirro, l’assoluta mancanza di caratterizzazione dei personaggi non mi è stata d’aiuto: l’autore ci dice che il Molosso è come un leone in gabbia, è desideroso di vendetta e di sanguinose vittorie, ma questo Molosso non ci apre la sua mente, tanto meno il suo animo. La stessa cosa accade con tutti gli altri personaggi, che restano dei nomi sulla carta e scivolano via, lasciandoci poco.

Vi è poi un aspetto che mi è parso caotico, ovvero i salti temporali – nonché geografici – con i quali l’autore ci fa seguire la vita di Pirro. Mi sono trovata non di rado a dove tornare indietro e rileggere alcuni passaggi perché non capivo come mai ci trovassimo a un certo punto della storia e cosa fosse successo per farci trovare lì. Naturalmente, non escludo che questa impressione di caoticità sia dovuta solo a una mia personale mancanza di comprensione, ma a mia discolpa posso dire che una cosa simile mi è capitata solo questa volta.

Nella vicenda non mancano elementi misteriosi e alcune rivelazioni interessanti, d’altra parte è un fantasy. Tuttavia, il modo di raccontare qualcosa è fondamentale per rendere godibile la lettura di un testo, che in questo caso ho trovato, come avrete ormai intuito, faticosa.

Quindi Pirro il Distruttore lo sconsiglio? No. Io un libro non lo sconsiglio mai, ma forse piacerà maggiormente a chi sia in cerca di ucronie veloci e personaggi più concettuali che in carne e ossa (di carta, s’intende).

 

Pirro il Distruttore di Angelo Berti (editing a cura di Francesco La Manno e Annarita Guarnieri), Italian Sword&Sorcery Books, collana Polifemo, pubblicazione digitale, 2018.