Profilo di Ray Bradbury

Le figure si muovevano, a turno, ognuna per un breve minuto o due. Nella luce lunare, con i minuscoli pensieri e le lontane voci marine, veniva recitato ogni piccolo dramma.
Sarebbe difficile dire se passò un’ora o tre ore perché il dramma finisse. So soltanto che ero affascinato, e non mi muovevo, mentre le stelle si muovevano in cielo.
Tredici Illustrazioni, tredici racconti. Le contai una ad una.
La prima Illustrazione fremette, prese a vivere.

 

Ray Bradbury nel 1980 circa

Difficile scegliere un qualsiasi piccolo brano scritto da Ray Bradbury, questo è preso da L’UOMO ILLUSTRATO (uscito inizialmente come IL GIOCO DEI PIANETI), ma avevo l’imbarazzo della scelta tra le infinite meraviglie di Fahrenheit 451, Cronache Marziane o Paese d’Ottobre, anche i suoi più piccoli frammenti sono poesia pura.

Quante volte ho sentito il commento “Eh, ma Bradbury non scrive fantascienza”. La cosa migliore l’ha detta Neil Gaiman, facendo notare che Bradbury scrive Bradbury, inclassificabile, non mettetegli paletti, confini, leggetelo e amatelo.
RB (22 agosto 1920 – 5 giugno 2012) nasce nel Midwest americano, ambientazione che troveremo spesso nei suoi scritti, anche se, a causa della depressione, ancora ragazzino si trasferisce A Los Angeles. Nel 1939 pubblica una sua fanzine (Futuria Fantasia) e nel 1941 PENDULUM, scritto con Henry Hasse, primo racconto professionale. Incontra molti altri scrittori, ad esempio Leigh Brackett, che lo aiuterà nell’utilizzo delle tecniche narrative e con la quale nel 1946 pubblicherà in collaborazione LORELEI OF THE RED MISTS.
I suoi primi racconti escono nella raccolta DARK CARNIVAL (1947). Nel 1955 alcuni di questi racconti riappariranno in PAESE D’OTTOBRE (The October Country), storie più weird che SF.
Nel 1950 è il momento dello splendido CRONACHE MARZIANE (The Martian Chronicles) che non è un vero romanzo, ma un fix-up. Chi lo ha letto e ha viaggiato tra i canali di quel Marte fantastico, onirico, pieno di nostalgia, certamente ben poco aderente alla realtà scientifica, non potrà mai più dimenticarlo. Cittadine del Midwest americano che crescono nei deserti marziani.
«Quanto si va lontano?» domandò Robert, sciacquandosi una mano nel canale. Una mano che sembrava un granchiolino saltellante nell’acqua violetta. «Un milione di anni» disse il babbo, piano. «Uh!» fece Robert. «Guardate, ragazzi» disse a questo punto la mamma. «C’è una città morta laggiù.» Guardarono con fervida aspettazione, e la città morta si stendeva dinanzi ai loro occhi, per loro soltanto, addormentata in un caldo silenzio estivo, creato su Marte da un meteorologo marziano.
E siamo solo al suo secondo libro…
Curiosità: pur vivendo gran parte della propria vita a Los Angeles RB non prese mai la patente, preferendo all’auto la bicicletta

1951, arriva FAHRENHEIT 451 (inizialmente come The Fireman), probabilmente persino inutile accennare alla sua trama distopica di un mondo dove i pompieri bruciano i libri, romanzo ancora oggi splendido e da meditare, trasportato in film da François Truffaut nel 1966, in una (non eccezionale) versione per la tv un paio d’anni fa e in una bella graphic novel di Tim Hamilton. Poi seguono L’ESTATE INCANTATA (Dandelion Wine, 1957), ricordi dell’adolescenza, non SF; IL POPOLO DELL’AUTUNNO (Something Wicked This Way Comes, 1962), una storia gotica e oscura, anch’esso con una versione cinematografica; L’UOMO ILLUSTRATO (The Illustrated Man, 1951), dove i racconti presenti nella raccolta nascono e vivono dai tatuaggi del corpo del protagonista; LE AUREE MELE DEL SOLE (The Golden Apples of the Sun, 1953), antologia, e seguiranno altre opere simili, lasciando F451 come unico vero romanzo nella sua storia di scrittore.

Da suoi racconti verranno tratte altre versioni cinematografiche, in genere però solo B-movies e soprattutto va ricordata la sua collaborazione con John Huston alla sceneggiatura del film Moby Dick del 1956. Scrive anche poesie, saggi, commedie, tutte cose mai arrivate in Italia, tranne qualcosina. Fortunatamente qui da noi viene ancora pubblicato con attenzione, a parte le sue opere più famose direi di ricordare l’uscita pochi anni fa di una grossa antologia come CENTO RACCONTI 1943-1980 e il recentissimo RICORDARE PARIGI.
Perché amiamo così tanto uno scrittore come Ray Bradbury? E’ un narratore tipicamente americano come ambientazione, eppure anche qui da noi ha tuttora un seguito enorme, ancora è fonte di ispirazione per molti, uno come Neil Gaiman non lo ha mai negato, tributandogli spesso splendidi riconoscimenti in alcune sue storie. Ricorderei anche il deliziosamente bradburyano IL VENTRE DEL LAGO (Boy’sLife, 1991) di Robert McCammon, e come dimenticare lo splendido volumetto RAY BRADBURY SHADOW SHOW del 2015, dove grandi scrittori e disegnatori si e ci dilettano con storie ispirate alla sua opera.
Non un grande amante della tecnologia, probabilmente una delle ragioni che lo rende non sempre bene accetto tra i lettori della SF più classica, Ray ci parla di nostalgia, di empatia, di quello che perdiamo diventando grandi, di circhi e luna park oscuri e misteriosi. Ci racconta delle nostre paure da bambini, delle nostre paure da adolescenti, delle nostre paure da adulti e delle nostre paure da vecchi, ma ci dà anche soavi carezze, perché le estati incantate le abbiamo vissute anche noi.
Con Amore,
Siate immortali!
Vostro Ray Bradbury
Casa di Riposo Dandelion
#1 Bradbury Landing
Cratere Gale
Coordinate: 4.589°S 137.4447°E
Marte