Profilo di Ursula K. Le Guin

“Coloro che rifiutano di ascoltare i draghi sono probabilmente condannati a passare la loro vita nella rappresentazione degli incubi dei politici. Ci piace pensare di vivere nella luce del sole, ma il mondo per metà è sempre nelle tenebre; e la fantasia, come la poesia, parla il linguaggio della notte.”
Le cose che usate; le cose che possedete, e che vi possiedono; le cose con cui costruite: mattoni, parole. Ci costruite case, e città, e strade sopraelevate. Ma i palazzi crollano, le strade sopraelevate non arrivano a destinazione. C’è un abisso, un vuoto, un ultimo passo da compiere.
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Se invece di essere a casa davanti al mio pc a scrivere fossi in una sala a parlare, avrei proposto agli spettatori di alzarsi in piedi e di tributare una standing ovation a Ursula K. Le Guin (21 ottobre 1929 – 22 gennaio 2018), una delle figure più importanti, intelligenti, profonde, insostituibili nel campo della SF e ben oltre essa.
Autrice americana, pubblica il suo primo romanzo nel 1966, vincitrice di ben 5 premi Hugo e 6 Nebula, più svariati altri, la cui opera ha travalicato i confini del genere. Figlia di Alfred Louis Kroeber (1876-1960) e di Theodora Kroeber (1897-1979), il padre noto antropologo, che scrisse molte opere sui nativi americani, la madre scrittrice e antropologa anche lei. Ursula cresce quindi in ambienti accademici e si laurea in letteratura sui romanzi del Medio Evo e del Rinascimento, soprattutto francese. Si occupa inizialmente di poesia e scrive romanzi non di genere fantastico, molti non pubblicati, ambientati nella immaginaria nazione di Orsinia nell’Europa Centrale, alcune di queste storie sono uscite in Orsinian Tales (1976), Malafrena (1979) e The Complete Orsinia (2016). Altre storie, queste ambientate nell’Oregon (dove lei viveva) e sempre non fantastiche usciranno nel 1991 in Searoad: The Chronicles of Klatsand.
Le sue prime opere appartenenti al fantastico sono acquistate da Cele Goldsmith per Amazing e Fantastic, debuttando con APRILE A PARIGI (April in Paris) nel 1962; gran parte dei suoi primi racconti appartengono in realtà più al fantasy che alla SF vera e propria, ma la Le Guin non se ne farà mai un problema, come farà notare nella bellissima raccolta di saggi e prefazioni (purtroppo ormai introvabile da noi da troppo tempo) IL LINGUAGGIO DELLA NOTTE (The Language of the Night: Essays on Fantasy and Science Fiction, 1979, rivisto nel 1992).
Cresciuta in un ambiente dove l’antropologia era rigogliosamente presente, UKLG introduce diverse tematiche basate su essa nelle sue storie, personaggi che si trovano in mondi alieni (e spesso alienati), che eseguono cerche che li porteranno a scoperte concettuali di grande importanza, in mezzo a culture di diverse tipologie.
Questo schema è presente soprattutto nei primi volumi della serie Hainita, ora conosciuta come la Lega di Tutti i Mondi, ambientata in un universo comune.
La serie completa, che comprende 6 romanzi, svariati romanzi brevi e racconti, comprende 2500 anni di Storia Futura, negli USA viene raccolta in Hainish Novels and Stories (2017) e vince un premio Locus. Esseri umani provenienti dal pianeta Hain colonizzano la parte abitabile della nostra Galassia, differenziandosi nei millenni in diverse varietà culturali. I primi tre romanzi in realtà trattano la parte finale della sequenza cronologica interna, sono L’ULTIMO PIANETA AL DI LA’ DELLE STELLE o IL MONDO DI ROCANNON (Rocannon’s World uscito nel 1964 come The Dowry of Angyar e poi in versione espansa nel 1966, quindi con il testo corretto nel 1977), PIANETA DELL’ESILIO (Planet of Exile, 1966) e CITTA’ DELLE ILLUSIONI (City of Illusions, 1967). Nel primo un etnografo naufraga su un pianeta primitivo, dopo una serie di varie di difficoltà, si dona al pianeta e riceve in cambio il linguaggio mentale o telepatia che dir si voglia. Il secondo si svolge 1000 anni dopo e il linguaggio mentale è diventato di uso comune, una colonia terrestre si ritrova in conflitto coi nativi che disprezzano, fino ad arrivare a una comprensione e a una fusione finale. L’ultimo è ambientato in una Terra devastata, dominata dagli invasori alieni Shing, dall’aspetto umano, che hanno l’abilità di mentire con la mente (scusate il gioco di parole…). Il protagonista, una volta guarito dall’amnesia provocata dagli alieni, si rivelerà come proveniente dal pianeta del precedente romanzo e distruggerà i perfidi Shing. Sebbene ancora abbastanza convenzionali e nel complesso in linea coi canoni della SF dell’epoca, queste opere mostrano comunque già le tematiche della Le Guin basate fortemente sulla storia narrata e che verranno sviluppate ancor meglio in seguito. UKLG utilizza semplici simboli archetipali generalmente considerati in contrapposizione, considerandoli invece come parti di un tutto bilanciato, in cui uno acquista significato proprio grazie all’altro, luce e oscurità, estate e inverno, arroganza e sottomissione, parola e silenzio. Il suo dualismo è più indirizzato dalle parti della tradizione Taoista orientale, piuttosto che in quella filosofica occidentale. Nel 1997 pubblicherà Lao Tzu: Tao Te Ching: A Book About the Way and the Power of the Way, dove illustrerà questa sua filosofia.
Nel 1969 arriva la sua prima vera, grande e matura opera, LA MANO SINISTRA DELLE TENEBRE (The Left Hand of Darkness), premio Hugo e Nebula. La storia, molto evocativa, narra delle esperienze dell’etnologo Genly Ai sul pianeta nevoso Gethen, i cui abitanti sono ambisesso e non presentano specifiche caratteristiche sessuali. Genly Ai, che dovrebbe essere un osservatore totalmente neutrale e obiettivo, nel corso di un lungo viaggio attraverso i ghiacci, raggiungerà una dolorosa conoscenza e l’amore per il protagonista getenhiano.
Compaiono quindi nella sequenza Hainita due importanti romanzi brevi, PIU’ VASTO DEGLI IMPERI E PIU’ LENTO (Vaster Than Empires and More Slow, 1971), ambientato subito dopo ROCANNON e IL MONDO DELLA FORESTA (The Word for World Is Forest, 1972) premio Hugo 1973, ambientato invece in un’epoca precedente. Si svolgono entrambi su pianeti alieni, nel primo troviamo un mondo abitato da una sola pianta senziente, nel secondo invece ci sono precisi riferimenti e paralleli con la guerra del Vietnam. In entrambi gli esseri umani arrivano alla resa nei confronti degli alieni, mostrando l’alienazione come follia e violenza.
Il 1974 ci porta il quinto romanzo HainitaI REIETTI DELL’ ALTRO PIANETA o QUELLI DI ANARRES (The Dispossessed: An Ambiguous Utopia), premio Hugo e Nebula, considerato in genere come la sua opera in campo SF più ricca e complessa. Il romanzo si pone all’inizio della sequenza Hainita, parla della vita di un fisico, le cui conoscenze matematiche porteranno alla creazione dell’Ansible, un nuovo strumento di comunicazione immediata, che permette conversazioni tra tutti i pianeti e le astronavi, fondamentale per la Lega di Tutti i Mondi. Curiosità: l’Ansible, oltre a comparire anche in altri romanzi leguiniani, verrà utilizzato da molti scrittori come Orson Scott Card in IL GIOCO DI ENDER, da Dan Simmons in ILIUM, da Terry Bisson, Vernor Vinge, Elizabeth Moon e altri, in episodi di Star Trek: Deep Space Nine e in un episodio del Doctor Who scritto da Neil Gaiman. Nei REIETTI vengono descritti due mondi, uno la luna dell’altro, entrambi abitati, con due sistemi politici profondamente differenti, uno un’anarchia (che ricorda quella proposta da Kropotkin), l’altro a regime capitalista. Il protagonista, Shevek, si trova a disagio in entrambi i modelli, ma, attenzione, anche se il romanzo può essere letto come la contrapposizione tra un’utopia e una distopia, basta leggere il sottotitolo per comprendere che la Le Guin non si nutre di assoluti. Molto forte, impegnativo, talvolta abbastanza didattico, i REIETTI non incontrerà sempre il favore di tutti i lettori, allora, quando uscì per la prima volta, ma anche ai nostri giorni.
Sempre nel 1974viene pubblicato un racconto che fa da introduzione alla società anarchica dei REIETTILA VIGILIA DELLA RIVOLUZIONE (The Day Before the Revolution), premio Nebula, il sesto e ultimo romanzo della sequenza HainitaLA SALVEZZA DI AKA (The Telling) esce nel 2000 e vince un premio Locus.
Intanto, prima dei REIETTI, era stato pubblicato un interessante romanzo, LA FALCE DEI CIELI (The Lathe of Heaven, 1971), che si muove in un’ambientazione dickiana, e narra di un uomo che, attraverso i suoi sogni, può portare strutture alternative nella realtà. Da questo romanzo verranno ricavate due serie tv, con lo stesso titolo, una nel 1980 e una nel 2002, migliore la prima.
La Le Guin vince un altro Hugo nel 1974 col bel racconto QUELLI CHE SI ALLONTANANO DA OMELAS (The Ones Who Walk Away from Omelas, 1973), un’amara parabola sul prezzo di una buona vita in una cittadina che sembra paradisiaca, ma la cui fortuna è sulle spalle della miseria infinita di un piccolo bambino. Notevole anche il racconto NOVE VITE (Nine Lives, 1969). Il meglio della narrativa breve della Le Guin si può trovare nell’antologia I DODICI PUNTI CARDINALI (The Winds Twelve Quarters, 1975), da ricordare anche LA ROSA DEI VENTI (The Compass Rose, 1982) vincitore di un premio Ditmar e che Mondadori ha pubblicato di recente una grossa raccolta con editi e qualche inedito dal titolo RITROVATO E PERDUTO.
Per alcuni anni la sua produzione rallenta, nel 1975 pubblica il notevole LA NUOVA ATLANTIDE (The New Atlantis), un bel racconto su un’America che sta sprofondando nell’oscurità a causa dei cambiamenti climatici dovuti una catastrofe ecologica, mentre le torri di Atlantide riemergono dal mare. Nel 1978 pubblica L’OCCHIO DELL’AIRONE (The Eye of the Heron) uscito nell’antologia LE DONNE DEL MILLENNIO(Millennial Women) con altre autrici. Nel 1988 vince un altro Hugo con LE RAGAZZE BUFALO (Buffalo Gals, Won’t You Come Out Tonight?, 1987), dove una ragazza incontra le reincarnazioni degli spiriti animali dei nativi americani e che nel 1994 diventerà anche una graphic novel. Nel 1994 vince un altro Nebula con Solitude.
Negli anni ’90 incrementa la sua produzione di narrativa breve con le raccolte da noi inedite A Fishermen of the Inland Sea (1994) e Unlocking the Air (1996), oltre a SU ALTRI PIANI (Changing Planes, 2003), racconti ambientati in un arcipelago di mondi paralleli nella tradizione dei Viaggi Fantastici.
Nel 1985 si lancia nel singolare esperimento di SEMPRE LA VALLE (Always Coming Home), un misto di versi, racconti, resoconti, disegni di Margaret Chodos, con una cassetta allegata di musica SF a firma Todd Barton, il tutto riferito a una società matriarcale, quella dei Kesh, e ambientata nella Napa Valley in una California di un lontano futuro, dove una catastrofe ambientale ha distrutto le città della costa. Una storia utopica, con una forte impronta antropologica.
E ora veniamo alla Le Guin più dichiaratamente fantasy, un fantasy ovviamente alla UKLG, molto amato dai lettori, forse anche più delle sue altre opere. E’ il ciclo di EARTHSEA, come verrà inizialmente conosciuto anche in Italia, per poi trasformarsi nella traduzione in TERRAMARE, inizialmente considerato come uno YA, si dimostra in realtà un’opera decisamente adulta. La trilogia di partenza, da noi presentata nella Fantacollana Nord, è la parte migliore, formata da IL MAGO DI EARTHSEA IL MAGO (A Wizard of Earthsea, 1968), LE TOMBE DI ATUAN (The Tombs of Atuan, 1971) e LA SPIAGGIA PIU’ LONTANA IL SIGNORE DEI DRAGHI (The Farthest Shore, 1972). Ambientata in un arcipelago formato da molte isole ci racconta dell’apprendimento della magia da parte del protagonista, Ged, della sua raggiunta maturità e la sua cerca. Una magia però descritta così rigorosamente da poterla considerare una forma di scienza alternativa. In parte paragonabile al ciclo di NARNIA di C.S. Lewis, è probabilmente ancora più maturo di esso. Nei romanzi gli uomini (gli unici a diventare maghi) sono i protagonisti e quelli che agiscono, mentre le donne sono il centro silenzioso di tutto, la fonte a cui loro si abbeverano. Nel 1990 viene pubblicato il quarto romanzo, L’ISOLA DEL DRAGO (Tehanu: The Last Book of Earthsea), un potente romanzo sulla forza delle donne, dove Ged subisce un ridimensionamento, che vince un Nebula. Escono anche LEGGENDE DI TERRAMARE (Tales from Earthsea, 2001), un’antologia e I VENTI DI TERRAMARE (The Other Wind, 2001). Il romanzo è particolarmente aspro nei confronti delle religioni che nella ricerca dell’immortalità tendono a distruggere l’equilibrio. Su Terramare il Paradiso non esiste.
Tutti i romanzi, i racconti e quant’altro riferito a Terramare compaiono nello splendido LA SAGA DI TERRAMARE (The Books of Earthsea: The Complete Illustrated Edition, 2018), di recente pubblicato da Mondadori, che vince l’Hugo nel 2019, Hugo bissato anche dall’illustratore del volume, il bravissimo Charles Vess.
Il terzo e il quarto romanzo della saga hanno avuto anche una trasposizione cinematografica, di animazione, ad opera di Goro Miyazaki, figlio del ben più celebre Hayao Miyazaki, I RACCONTI DI TERRAMARE (2006), non eccezionale, che non soddisfò molto neppure la Le Guin, come pure la miniserie tv del 2004 LA LEGGENDA DI EARTHSEA(Earthsea). Esiste anche un Role Playing Game, ARCHIPELAGO (2007), basato su Terramare.
Altri lavori della Le Guin sono LA SOGLIA (The Beginning Place, 1980), un fantasy YA su un mondo alternativo molto desiderabile, ma ambiguo, i tre romanzi degli Annals of the Western Shore, I DONI (Gifts, 2004), Voices (2006) e Powers (2007) quest’ultimo premio Nebula, anch’essi fantasy YA, LAVINIA (Lavinia, 2008) racconta la storia della vita della moglie di Enea e i rapporti col fantasma di Virgilio che l’ha creata.
Nel 1989 UKLG riceve il premio Pilgrim per la sua attività nella critica della SF. Nel 2017 vince un Hugo per la raccolta di saggi Words Are My Matter: Writing About Life and Books 2000-2010 (2016), vince un altro Hugo con No Time to Spare: Thinking About What Matters (2017). Nel 2019 vince un Locus per l’opera non di narrativa, scritta con David Naimon, Conversations on Writing (2018).
Scrittrice non certo facile, molto apprezzata a livello anche accademico e al di fuori del campo tipicamente della SF, che le andava indubbiamente stretto anche se la amava profondamente, vedi anche i suoi carteggi con Philip Dick e altri autori, ci ha lasciato un’eredità preziosa di opere ricche di una profonda e matura saggezza.
Nel 1995 riceve il World Fantasy Award per quanto fatto nella sua vita da scrittrice, nel 2001 entra nella Science Fiction Hall of Fame, nel 2002le viene dato lo SFWA Grand Master Award e un premio Eaton nel 2012. E io, ma non solo io, l’avrei vista degna e meritevole di un Nobel per la letteratura.
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Talvolta uno degli adolescenti (maschio o femmina) che va a vedere il bambino non torna a casa per piangere o ribollire di rabbia: anzi, non torna a casa per niente. Talvolta anche un uomo o una donna di età più avanzata tace per un giorno o due e poi se ne va via da casa. Costoro escono in strada e s’incamminano soli per la via. Continuano a camminare ed escono dalla città di Omelas, attraverso le bellissime porte. Continuano a camminare, attraverso le terre coltivate di Omelas. Ognuno va solo, giovane o ragazza, uomo o donna. Cade la notte: il viandante deve percorrere le vie dei villaggi, tra le case con le finestre illuminate di giallo, e procedere nell’oscurità dei campi. Da solo, ognuno di loro si dirige a ovest o a nord, verso le montagne. Proseguono. Lasciano Omelas, procedono nell’oscurità, e non tornano indietro. Il luogo verso cui si dirigono è un luogo ancora meno immaginabile, per molti di noi, della città della gioia. Non posso descriverlo. È possibile che non esista. Ma sembra che loro sappiano dove stanno andando, quelli che si allontanano da Omelas.
QUELLI CHE SI ALLONTANANO DA OMELAS (The Ones Who Walk Away from Omelas, 1973, Hugo Award 1974)