Quando la fantascienza non arriva in Italia

Certo che tra i lettori ci sarà sicuramente qualcuno più aggiornato di me, premetto che questo articolo non vuole essere esaustivo sul tema, ma fungere da spunto di interesse per tutti gli appassionati di cinema di fantascienza che non vogliono limitarsi a guardare solo nel proprio orticello.

Che il panorama cinematografico fantascientifico non mostri in Italia grandi orizzonti è ormai cosa abbastanza evidente. Salvo poche eccezioni, la cosa in effetti non stupisce, soprattutto se si prende in considerazione il fatto che in Italia vengono distribuite in prevalenza opere di puro entertainment come le saghe Marvel o baracconate alla Michael Bay nelle quali se una città non viene devastata e non esplodono almeno un migliaio di macchine non è contento.

Purtroppo sembra proprio che sia questo tipo di film a essere premiato ai botteghini e ne abbiamo le prove con l’abominevole Transformers 4 o Jupiter “me ne sto andando al sonno” Ascending che dai Wachowski non ti aspetti (o forse sì?). Il problema è che altri titoli sarebbero da citare come il “se lo potevano risparmiare” Riddick, l’indecente e inutile remake di RoboCop di Padilha, il fiacco Elysium nonostante Blomkamp arrivasse dal sorprendente District 9, o il riattualizzato Godzilla che ogni tanto ci ricorda che lui sta sempre lì che ci aspetta al varco. Andando indietro nel tempo non possiamo non citare un Avatar dalla sceneggiatura così banale da essere solo il pretesto per l’abbuffata di Computer Graphics o un Prometheus così sempliciotto da interrogarci su cosa possa essere mai capitato a Ridley Scott per calare così tanto dopo capolavori come Alien, Blade Runner e non solo.

Per nostra fortuna nella storia recente le sale hanno visto anche altri film più interessanti come Her, Gravity (anche se di Cuaròn ho preferito I Figli degli Uomini), il Verhoeveniano Humandroid, Chronicle, Moon, Edge of Tomorrow e due buoni prequel de Il Pianeta delle Scimmie.

Premesse le mie personalissime e colorite opinioni, vari motivi che possono andare dalle scelte delle case di distribuzione fino all’adeguamento alla richiesta del mercato italiano, hanno fatto sì che opere altrettanto valide non venissero trattate, limitandone drasticamente la visibilità. Se andiamo indietro nel tempo ci accorgeremo che lungo la strada abbiamo lasciato varie briciole, per non dire interi panifici, e molti sarebbero i titoli da citare a cominciare dall’interessantissimo Primer (Carruth, 2004), film singolare sui viaggi nel tempo affrontati con estrema originalità e che con solo 7.000$ è riuscito a vincere al Sundance Film Festival; il Dredd (2012) di Travis molto più fedele al fumetto e apprezzato dall’autore rispetto a quello con Stallone; fino ad arrivare a Europa Report (Cordero, 2013), una space oddity con Sharlto Copley finalista al Ray Bradbury Award del SFWA, vinto quell’anno a pieno titolo da Gravity. Notizia positiva è stata la recente distribuzione di Predestination (Spierig Bros., 2014), che era presente tra i suggerimenti, ma che ho dovuto togliere perché è finalmente nelle sale proprio in questi giorni anche se a distanza di un anno dalla sua uscita americana.

In particolare, oltre ai sopra citati, vorrei porre alla vostra attenzione tre film, ovvero: Mr. Nobody (Van Dormael, 2009), Coherence (Byrkit, 2013) e The Zero Theorem (Gilliam, 2013).

Mr. Nobody (Van Dormael, 2009),

“Nemo Nobody conduce con sua moglie Elisa e i loro tre figli una vita assolutamente normale fin quando un giorno si sveglia all’improvviso nell’anno 2092: ha 120 anni ed è l’uomo più vecchio del mondo. Non solo: è anche l’ultimo mortale perché nel frattempo l’umanità è riuscita a sconfiggere la morte…”

Che dire di questo piccolo ambizioso capolavoro pluripremiato? In un futuro prossimo dove il transumanesimo ha vinto la morte, Signor Nessuno è l’ultimo essere umano ancora “puro” che sta per morire di vecchiaia. Tutti cercano di intervistarlo sul letto di morte a 118 anni, di conoscere la sua storia, ma essa si rileva incoerente eppure meravigliosa. Attraverso il ricordo di molteplici possibili vite, il film è una nuvola di storie alla “sling doors” che riflette sulla bellezza della vita, di tutta la vita, attraverso le molteplici scelte e percorsi. Tendendo una mano al romanzo “Il Mondo di Sofia” di Jostein Gaarder, grazie a intermezzi “didascalici” ed esplicativi, il film è una perfetta calibratura di tempi che, nonostante la lunghezza eccessiva, non inficiano in alcun modo lo spettatore a differenza magari di un succitato Avatar o del recente Interstellar.

Giocando con la metafisica e la fisica quantistica, Van Dormael ci guida attraverso gli intrecci delle vite non lineari con scene intense e avvincenti grazie un Jared Leto sopra le righe. Grazie all’empatia che riesce a trasmettere con la sua meravigliosa performance, Leto non può che farci appassionare alla storia di Nemo Nobody facendo volare i 141 minuti della pellicola coprodotta da Belgio, Canada, Francia e Germania.

Coherence (Byrkit, USA, 2013)

“Nella Finlandia del 1923 il passaggio di una cometa ha lasciato gli abitanti di una città completamente disorientati, al punto che una donna chiamò la polizia asserendo che l’uomo che aveva in casa non era il marito. Decenni dopo, un gruppo di amici durante una cena ricorda quello che è accaduto allora mentre si preparano a vedere il passaggio di un’altra cometa, che potrebbe far ripetere la storia alterando la realtà e causando fratture nei rapporti…”

Con un budget di soli 50.000$ il film è stato girato in cinque notti, in una singola location (la casa del regista) e con dialoghi largamente improvvisati così come lo era la sceneggiatura. Volutamente il film ha cercato di essere sperimentale, lasciando agli attori solo delle linee guida e sfruttando le loro capacità di interpretazione, anche se per fare questo è stata necessaria una lunga pianificazione. Questo thriller fantascientifico non sfrutta Computer Graphics, ma dimostra come si possa far girare un ottimo film di fantascienza intorno ad una serie di idee interessanti ed intelligenti, lavorando sulle teorie della fisica quantistica, degli universi paralleli e con il gatto di Schrödinger.

Nonostante non sia perfetto, Coherence è un piccolo gioiello che vale la pena di essere visto, così come il già citato Primer, soprattutto da chi si è stancato dei soliti blockbuster, ma vuole tornare a vedere i film girare intorno alle idee!

The Zero Theorem (Gilliam, 2013)

“In un futuristico mondo orwelliano in cui l’umanità è controllata dal potere delle corporazioni e da “uomini videocamera” che rispondono alla losca figura nota solo con il nome di Management, il genio del computer Qohen Leth (Christopher Waltz) vive recluso all’interno di una ex cappella distrutta dalle fiamme. Eccentrico, solitario e afflitto da angoscia esistenziale, Qohen da tempo lavora su un misterioso progetto – il Teorema Zero – volto a scoprire lo scopo della vita, qualora ne esista uno…”

Il genio dell’informatica Qohen Leth (Waltz) è un sociopatico agorafobico alla ricerca di un senso per la propria vita che possa colmare il suo vuoto interiore. In un mondo fortemente debitore di Brazil, il Grande Fratello chiamato “Il Management” lo ingaggia per risolvere il “Teorema Zero” una trappola matematica che ha reso folli molteplici analisti prima di lui, ma che potrebbe svelare il senso della vita stesso o rivelarne la totale assenza. Qohen trascorre una vita sempre più alienata ed alienante, finché l’arrivo della bella Bainsley non cambia gli equilibri della sua realtà.

Il film porta la firma di uno dei registi più visionari in circolazione, il Terry Gilliam dei Monty Python che torna alla regia dopo quattro anni (Parnassus, 2009) e alla fantascienza dopo quasi venti (L’esercito delle 12 scimmie, 1995). Con questo film Gilliam unisce l’eredità lasciata da Brasil all’estetica cyberpunk di Blade Runner affrontando il tema delle relazioni sociali, sia virtuali che analogiche, riflettendo sulla necessità e desiderio del contatto umano in una comunità alienante nella quale Qohen dovrà imparare nuovamente a connettersi al prossimo.

Dotato di un cast di tutto rispetto che annovera Matt Damon, David Thewlis e Tilda Swinton, il film è stato presentato in concorso alla 70ª edizione del Festival di Venezia del 2013, senza mai arrivare nelle sale, ma per nostra fortuna girano voci circa una futura distribuzione nel corso di questo 2015.

Detto questo, una buona visione da Marc Welder

http://marcwelder.it/