Il quinto giorno, di Frank Schätzing

“14 gennaio. Huanchaco, costa del Perú. Il povero pescatore Juan Narciso Ucañan non crede ai suoi occhi: dopo lunghe settimane di magra, davanti a lui si stende un enorme banco di pesci. Ma ben presto il terrore cancella la sua felicità: i pesci, muovendosi come un unico essere, prima gli distruggono la rete, poi rovesciano la sua barca e infine si compattano, impedendogli di tornare in superficie. E, prima di morire, Ucañan scorge qualcosa che serpeggia verso di lui.

13 marzo. Costa norvegese. A bordo della nave oceanografica Thorvaldson, il biologo marino Sigur Johanson e Tina Lund, responsabile della Statoil per la scoperta di giacimenti petroliferi, guardano sconcertati il monitor che rimanda le immagini di un robot calato sul fondo del mare: milioni di “vermi” sembrano aver invaso lo zoccolo continentale. Cosa sono? Da dove vengono? E, soprattutto, perché sono così tanti?

5 aprile. Vancouver Island, Canada. Leon Anawak fa da guida ai turisti che vogliono osservare le balene nelle acque della British Columbia. Da qualche tempo, però, gli enormi mammiferi marini non si vedono più, come se si fossero “smarriti” da qualche parte. Poi, improvvisamente, riappaiono e si comportano in modo del tutto anomalo, arrivando addirittura ad attaccare la Barrier Queen, un cargo da sessantamila tonnellate. Ed è proprio sullo scafo di quella nave che Leon scopre una gigantesca colonia di mitili…

Tre avvenimenti lontani, un unico tratto comune: il mare. Un mondo brulicante di esseri misteriosi, un universo di cui si conosce a malapena la superficie, un enigma che avvolge i sette decimi del nostro pianeta. Dall’Europa all’America, dal Polo Nord al Giappone, il mondo intero dovrà confrontarsi con questo enigma: scienziati, militari, capi di governo e individui comuni saranno trascinati in un’avventura senza precedenti, verso uno scontro titanico in cui si deciderà se la specie umana può avere ancora un futuro. Perché nessuno può sapere cos’è veramente successo nel quinto giorno della creazione. Fino a ora…”

Siamo di fronte all’apocalisse? Quasi. Per la precisione ad aver ispirato lo scrittore tedesco è stata l’Ipotesi Gaia, immaginando il pianeta come un qualcosa di vivo e che si oppone al peggiore dei parassiti: l’uomo.

Questo secondo romanzo di Schätzing si articola in cinque parti (Anomalie, Château Disaster, Indipendence, Discesa e Contatto), che nell’arco di tempo che va dal 14 gennaio alla metà di agosto del 2005 narrano vicende molto distanti tra loro. Si passa dal Canada, al Perù, ai mari del nord della Norvegia con estrema facilità, seguendo quel sottile filo conduttore che farebbe rabbrividire ogni appassionato di Piero Angela e Quark. Vermi mutanti, cetacei dalla coscienza troppo sviluppata, attacchi all’uomo da parte di meduse letali e branchi di orche (che diversamente da quanto si pensi non sono pericolose per l’uomo se non in cattività), aggiungetevi crostacei infetti che esplodono, strani avvistamenti negli abissi più profondi, ed ecco che anche il più acerrimo ambientalista inizierà a sentirsi a disagio. Sì, disagio, perché quanto narrato ad ogni capitolo scardina passo dopo passo ogni nostra percezione antropocentrica, facendoci comprendere quanto l’uomo, così insignificante ed egoico da pensare di essere il padrone dei mari e della terra, sia in confronto a madre natura solo un ospite irrispettoso. L’opera gioca in questo modo sul senso di colpa delle società capitaliste e globalizzate descrivendo uno scenario escatologico degno, appunto, dell’apocalisse.

L’opera è ricca di pathos, merito anche dell’accuratezza nella descrizione delle psicologie dei personaggi e del lavoro corale che Schätzing riesce a realizzare. Nonostante le descrizioni a tratti molto tecniche, l’autore equilibra azione e divulgazione scientifica e non risulta mai troppo pesante o incomprensibile, anzi, invoglia a curiosare e informarsi sulle numerose specie descritte. Non è un caso se l’autore abbia pubblicato un paio di anni dopo “Il mondo d’acqua” (Tea, 2009) raccogliendo l’insieme degli studi e approfondimenti sulla biologia marina curati dall’autore per realizzare Il Quinto Giorno. La preparazione scientifica di Schätzing, che dimostra tutta la sua attenzione alle ricerche e alla coerenza del tutto, è difatti rigorosa ed attenta, ma può risultare un po’ indigesta per chi è a digiuno della materia, ma proprio per essere chiaro e intellegibile a chi non è addentro alla materia molte descrizioni risultano necessarie, oltre ad essere peculiari del romanzo stesso. Bisogna però riconoscere nel romanzo una lunghezza in alcuni tratti un po’ eccessiva, soprattutto per quanto riguarda alcune descrizioni o scene che non aggiungono molto al tutto e che fanno perdere il ritmo solitamente incalzante e ben calibrato. Volendola vedere alla King, forse Schätzing terminato il romanzo si è dimenticato di togliergli quel 10% che lo scrittore del Maine identifica come “eccesso di scrittura” dettato dalla prima stesura.

Dotata di molti momenti alti e qualche basso, l’opera scorre che è un piacere e di certo non può essere additata quale noiosa o ritrita. Indiscutibile è infatti il tema toccante, ricco di originalità e nuove prospettive che non possono che portare il lettore a riflessioni sull’umanità, la sua evoluzione e sull’impatto dell’uomo sulla natura, con i suoi infiniti inquinamenti e dissacrazioni ai quali è difficile restare indifferenti. Con la sua opera Schätzing affronta l’antispecismo, evidenziando come la sensibilità dell’umanità sia stata deformata, perché abituati a comprare il pesce in tranci senza conoscere le atrocità che si nascondono dietro ogni prodotto al dettaglio. Per dirla con le parole dell’autore: “A chi interessava come moriva un pesce, come sanguinava, come veniva tagliato e come gli venivano strappate le interiora se si poteva comprarli belli puliti e adagiati su un letto di ghiaccio?”. Argomentazioni più che valide non solo per le creature del mare, ma anche per ogni animale, di allevamento e non, che l’uomo sfrutta e tortura senza riconoscergli una minima dignità quale essere vivente, capace comunque di provare sensazioni quali dolore e sofferenza.

In conclusione, posso dirvi che io per primo ero reticente nell’intraprendere la lettura di queste 1032pp, ma non me ne sono pentito, anzi, è stata un’esperienza letteraria ed educativa che consiglio vivamente a tutti, anche perché finito il romanzo guarderete il mondo e i mari con occhi molto, molto diversi.

Buona lettura da Marc Welder.