It, di Stephen King

IT di Stephen King, Milano, Sperling & Kupfer, 1987, 1240 pp, ISBN 88-200-0705-3

“In una ridente e sonnolenta cittadina americana, un gruppo di ragazzini, esplorando per gioco le fogne, risveglia da un sonno primordiale una creatura informe e mostruosa: IT. E quando, molti anni dopo, IT ricomincia a chiedere il suo tributo di sangue, gli stessi ragazzini, ormai adulti, abbandonano famiglia e lavoro per tornare a combatterla. E l’incubo ricomincia… Un viaggio illuminante lungo l’oscuro corridoio che conduce dagli sconcertanti misteri dell’infanzia a quelli della maturità.”

Se questo romanzo è annoverato tra i capolavori di King un motivo ci sarà e, se devo essere sincero, io per primo (in origine diffidente a causa della mole demoralizzante) non ho potuto fare altro che riconoscerne la grandezza. Attraverso il punto di vista del narratore onnisciente e l’alternanza di due periodi temporali (1957–58 e 1984–85), King racconta il forte legame di un gruppo di sette piccoli amici disadattati che compongono il Club dei Perdenti e che si ritroveranno da adulti ancora uniti contro le forze del male già sconfitte in gioventù. Con una buona base di traumi infantili, fobie e memorie dimenticate rievocate da orrori indicibili, veniamo circondati pagina dopo pagina da Derry, immaginaria cittadina del New England dalle ingannevoli apparenze, che nasconde antichi segreti inenarrabili di lovecraftiana memoria. L’ambiente viene così arricchito da un nugolo di flashback e reso vivido come solo King sa rendere, fino a divenire palpabile e indissolubile dal fantastico proiettandoci nell’orrore.

Tutto comincia con l’efferato omicidio del piccolo George a causa del trauma subito dopo che gli è stato letteralmente strappato via un braccio da un mostro, che si nutre della tenerella carne di bambini e che torna ciclicamente a farsi vivo ogni ventisette-ventotto anni. Dopo il primo terribile incontro con l’entità, sei dei sette ragazzini del Club dei Perdenti evadono da Derry, creandosi una nuova vita, diventando persone di successo, finché non giunge la chiamata dell’unico di loro rimasto nella cittadina del New England, Mike il bibliotecario. Mike ha passato la sua vita a indagare e documentarsi sulla vera storia della “ridente” cittadina e a vegliare nel caso che il mostro, sospeso tra realtà e suggestione, avesse fatto ritorno. Quando le prove risultano ormai evidenti, Mike, invecchiato più degli altri come prosciugato dall’oscurità che adombra Derry, convoca i sei amici che vengono catapultati in turbini di ricordi dimenticati e legati ad un patto di sangue: ritornare a uccidere l’IT una volta per tutte.

Chiariamo subito un punto: IT non è un romanzo prolisso e pieno di inutili lungaggini, ma esaustivo, soprattutto considerando il fatto che presenta una mezza dozzina di protagonisti, più di una dozzina di secondari, con azioni in singolo e in gruppo e il tutto deve essere duplicato per il tempo presente e i flashback di gioventù. Di conseguenza, trattandosi inoltre di King, le oltre 1000 pp sembrano essere necessarie anche solo per essere esaurienti e i cinque anni impiegati per la costruzione di questo mondo a sé sono più che giustificati. E’ però innegabile che la lettura di quasi 1250 pagine sia comunque impegnativa e presenti in alcune circostanze cali di attenzione fisiologici, soprattutto per chi non riesce a terminare il libro in tempi ragionevoli. Da questo punto di vista, infatti, IT è un libro avvincente e che meriterebbe di essere letto in poco tempo e il dilungarsi eccessivamente potrebbe inficiare l’esperienza di chi non sa stare per più di due tre settimane sullo stesso volume.

Dire che IT sia lovecraftiano è dir poco, considerando le esplicite citazioni (Pickman) e la scelta dello stile narrativo usato per l’indagine curata da Mike il “bibliotecario”. La figura di IT difatti è come la summa di tutti gli orrori cosmici, che assume molteplici forme in quanto incarnazione della paura di per se stessa in ogni sua più angosciosa manifestazione. IT è un essere le cui vere sembianze sono inconcepibili e insostenibili per la debole mente umana, al punto da condurre alla perdita della sanità mentale o alla morte di terrore (vi ricorda qualcuno?). Un essere che ricorda tutti i mostri e nessuno in quanto inconcepibile archetipo ancestrale di tutti gli orrori. Dickens, Bradbury, Matheson, in realtà c’è tutto in questo libro incentrato sulla fede nella luce dell’anima che sconfigge le tenebre: la purezza dei ragazzi, l’amicizia profonda, l’innocenza perduta, il superamento delle paure grazie all’aiuto degli altri, sono solo alcuni dei temi trattati da questo splendido romanzo che consiglio caldamente a tutti e che presto vedremo nuovamente su schermo (2016) attraverso l’occhio di Cary Fukunaga, regista che fa ben sperare dopo l’eccellente lavoro realizzato per la prima stagione di True Detective.

Buona lettura da Marc Welder

http://marcwelder.it/