Robocop (2014)

Quando vidi Robocop di Verhoeven era il 1989, avevo soli 9 anni. Ero seduto nel salone al buio all’insaputa dei miei genitori ed assistetti alla prima vera estrema violenza su schermo, che mi spaventò e allo stesso tempo mi piacque a tal punto da influenzarmi nel profondo. Ricordo ancora il brivido che mi spinse a spegnere il televisore quando Murphy si svitò la maschera che alimentò le mie paure dovute all’incapacità di accettare l’uomo imprigionato dentro la macchina. Una lunga attesa prima di vedere in faccia qualcosa di aberrante e spaventoso che mi ha fatto scoprire gli ultimi minuti finali solo anni dopo.

Crudo, realistico, grigio del fumo e del metallo di Detroit, distopico meno di quanto si possa pensare e riflessione cristologica sulla morte e resurrezione… il Robocop di Verhoeven era un gioiello di tecnica, contenuti e invettiva, nonché l’inizio delle grandi critiche del regista alla società capitalista, in particolar modo grazie ad un uso grottesco dei media. Un film al quale hanno contribuito la fantastica colonna sonora di Poledouris (che vi invito a riascoltare in originale e non riarrangiata nella nuova versione), gli effetti speciali di Rob Bottin (che arrivava da La Cosa e futuro vincitore dell’Oscar nel 1991 con Atto di Forza sempre con il regista olandese) e la grande mimica di Peter Weller, capace di rendere la natura umana e cibernetica in un’unica nuova natura in modo incredibilmente realistico e profondo.

Cosa dire invece del Robocop di Padilha senza fargli troppo male…? Di per sè  il film è decente, ma lo si deve fondamentalmente ad un regista bravo nel suo lavoro e a un budget così alto che anche un regista mediocre sarebbe stato capace di realizzare qualcosa di quantomeno decente.

Personalmente avrei cercato di investire molto di più nella trama perché, forse per un eccesso di volontà di discostarsi dal precedente, si è ottenuto un lavoro trito e dozzinale, un restyling per famiglie che snatura e banalizza ciò che ne era all’origine e che non necessitava di alcun remake.

Tanto per cominciare, i dialoghi non spiccano in originalità, seguendo un causa-effetto fin troppo esplicito e in alcuni casi troppo poco convincente, ai quali per fortuna il cast di tutto rispetto riesce (con una recitazione niente più che onesta) a dare quella parvenza d’autorevolezza in più senza la quale l’opera perderebbe molto di sostanza.

Con questo non voglio dire che il Robocop in questione contenga falle, ma semplicemente che la trama prevedibile non mantiene viva l’attenzione (quale dovrebbe essere il colpo di scena? Boh?! Ancora me lo chiedo), riducendo l’eroe a una specie di IronMan all’interno di un classico film di vendetta, uno spettacolo intuibile che non si discosta tanto dai film d’azione per la TV e che non lascia un buon motivo per una seconda visione.

Quello che cerco di far intendere è il fatto che, a parte il poliziotto che verrà ibridato in una genesi dell’uomo cibernetico e di un po’ di drammi conflittuali tra l’essere un uomo o una macchina (risolti anche con troppa facilità e senza una vera accettazione della propria natura mostruosa), cosa ne rimane?

L’invettiva, che avrebbero a questo punto fatto meglio a non inserire, l’ho trovata personalmente piatta e priva di vero mordente, affrontando temi ormai noti e stranoti a tutti, ma semplicemente trasposti in là nel futuro; mentre la documentazione scientifica per argomentare la trasformazione appare gratuita e superficiale rendendo il tutto un po’ implausibile e privo di quella concretezza che rende credibile il tutto, quella visceralità che ti fa “sentire” la costrizione dell’anima umana nella macchina.

Lo stesso design e le movenze (per le quali Weller studiò da mimo) pesanti e macchinose del primo, che ricordavano un uomo imbrigliato in un’armatura di titanio e che esasperavano ancor più il conflitto uomo-macchina, sono ridotte a una comoda tutina da “droide ninja alla Kyashan” che, se si fossero limitati a mantenere la prima versione dell’armatura, forse sarebbe potuta risultare più credibile, magari evitando anche di utilizzare un volto fin troppo “colorito” per quella che fondamentalmente è solo carne morta.

Gli effetti speciali nel complesso li ho trovati mediocri, salvabili solamente per quanto concerne i droidi e l’ED-209, ma non per il protagonista che, in alcune scene di lotta in digitale, soffre di quella che potremmo definire “assenza di peso” (problema riscontrabile comunque in diversi film, a cominciare dal primo Transformers), che non giova al tutto.

Detto ciò, se consideriamo il film come qualcosa a sé stante, mi sentirei di dare la sufficienza al film di Padilha quantomeno per l’impegno; tuttavia è impossibile in qualità di reboot/remake non confrontarlo con il predecessore che, anche a distanza di quasi trent’anni, lo mette K.o. a mani legate e con gli occhi chiusi.

A questo punto un paio di domande mi sorgono spontanee: è questo RoboCop?

Ma soprattutto: Si può parlare di Robocop per un film PG-13?

Per quanto mi riguarda ritengo la cosa un ossimoro.

Il degrado metropolitano di una Detroit devastata dalla disoccupazione e dalla criminalità; l’ultraviolenza veritiera, cruda e feroce sbattuta in faccia, sintomo di un iperrealismo della crudeltà umana vibrato come un pugno in faccia; le originali, ironiche e scomode invettive politico-sociali dei telegiornali; le accuse alle megacorporazioni e alle multinazionali; gli effetti speciali per l’epoca fuori dall’ordinario… che fine hanno fatto?

Ripensando al film di Verhoeven e ai suoi concetti primordiali di prolungamento della “vita” e di rinascita in un nuovo corpo sintetico, mi sorge una domanda: se un giorno la tecnologia rendesse possibile la sopravvivenza umana tramite le macchine (e questo, come sappiamo, è già in larga parte possibile) lasceremo che accada? ed infine… starà alle multinazionali oppure alla nostra etica definire il limite?

A questo punto ci sarebbe da chiedersi: il remake è stato necessario per allontanare quel futuro distopico di crisi sociale e degrado che Verhoeven aveva profetizzato nel 1987 e che oggi è sotto gli occhi di tutti?

Mah… a voi le debite conclusioni, e comunque NO, non spendete i soldi per il cinema, a meno che non vogliate vedere un remake che era inutile fare e un film privo di un vero motivo per essere visto.

Buona visione da Marc Welder

P:S: … se proprio volete vedervi un bel remake di Robocop, non perdetevi questo: http://vimeo.com/85903713

Our RoboCop Remake – (Full Movie)